Chi tradisce Campana

polemica. Il libro del suo psichiatra divide i critici: il curatore contrnVassalli polemica. Il libro del suo psichiatra divide i critici: il curatore contrnVassalli Chi tradisce Campana? E'guerra sul grande poeta L A recensione di Vita non romanzata di Dino Campana scritta da Sebastiano Vassalli e apparsa su Repubblica di sabato 11 marzo è un raro esempio di disinformazione e di scorrettezza. Vassalli, ogni qualvolta qualcuno, senza citare la sua biografia romanzata di Campana La notte delia cometa, dedica un lavoro alle vicende del poeta di Marradi, entra in tilt per poi, irrimediabilmente, come un vecchio scarabillo dar voce alla solita canzone e al solito sketch su Campana poeta-vittima. Innanzi tutto, è una vera falsità e un'indegna scorrettezza sostenere che il libro «viene proposto ai lettori ingenui come il vero, grande testo per conoscere l'opera e la pazzia del poeta di Marradi». Nella mia introduzione al contrario sostengo: «Il valore dello scritto del Pariani è nel suo essere documento della strenua difesa della poesia da parte di Campana: il discorso della follia, le reticenze e le puntualizzazioni filologiche sul testo dei Canti Orfici - la sola giustificazione della mia esistenza - sono tre modi diversi di difendere e conservare il patrimonio del ricordo». Continuo: «La poesia, il ricordo di essa, è il bene da difendere anche agli sguardi professionali del Pariani. Lo sforzo del poeta è tutto nel cercare di rispondere alle domande dello psichiatra, che teme possa farlo allontanare dal manicomio, senza dire nulla di sé e della sua arte... Usa a questo fine la tattica migliore per dissuadere uno scocciatore: minimizzare ogni cosa al fine di distoglierlo... Le risposte, specie riguardo i punti più scandalosi che pensa possano nuocergli, formano un campionario di reticenze...». Ma Vassalli ha letto l'introduzione? Chi l'ha fatto, come Mario Baudino, sembra aver pienamente inteso motivo della riproposta. Basti il ti¬ tolo della recensione: «E il poeta pazzo" giocò lo psichiatra (La Stampa, mercoledì 1 febbraio 1995). Tutte le precisazioni di Vassalli circa l'atteggiamento di Campana sono quindi presenti nella mia introduzione. E allora? Ma forse Vassalli l'introduzione l'ha letta... Un'altra scorrettezza è sostenere che il libro (nella versione originale pubblicata da Vallecchi nel 1938 col titolo Vite non romanzate di Dino Campana, scrittore e di Evaristo Boncinelli scultore) fu pubblicato «per dare aspetto di forza e verità a quella leggenda del "poeta matto" che i letterati fiorentini, Papini e Soffici in testa, avevano costruito sul loro più grande contemporaneo». Ma quali documenti comprovano questo? E se l'obiettivo fu quello, perché aggiungere la biografia del Boncinelli, scultore di poca arte che interessava invece lo psichiatra Pariani per motivi professionali. In realtà, Vassalli nell'interpretare i fatti usa la solita e ormai collaudata disinvoltura degli autori di biografie romanzate, rivelando l'antipatia dei biografi che non sono romanzieri e dei romanzieri che non sono biografi per i documenti storici. Il testo del Pariani, con i limiti imposti dall'atteggiamento di Campana, resta una testimonianza importante: non solo documento della difesa della sua vita e della sua arte, ma anche documento della lucidità di Campana come filologo della propria opera. Senza la testimonianza del Pariani non avremmo alcun documento sul suo soggiorno nel manicomio di Castel Pulci. E, forse, avremo più invenzioni nelle biografie romanzate di Vassalli... La chiosa finale del Vassalli < sconcertante: «Quanti editori, an cora vorranno sporcarsi con il "sangue del fanciullo" di cui si parla nella chiusa dei Canti Orfici, per lucrare pochi spiccioli vendendo infamie e falsità?. Sappiamo che Dino ha lasciato scritto anche di loro: "They were ali toni and cover'd with the boy's blood"». Bene. Se c'è qualcuno che ha lucrato su Dino Campana questi è proprio Vassalli con la sua biografia romanzata dove, approfittando dell'ambiguità della formula, non ha esitato a sostenere ipotesi prive di qualsiasi riscontro documentario: Campana è diventato sifilitico, per questo pazzo, infine vittima di elettrochoc nel manicomio di Castel Pulci. Ancora oggi chi stima e rispetta Campana, non può fare a meno di esprimere il proprio disgusto per i mediocri romanzieri che ne fanno l'oggetto del proprio vampirismo e delle proprie ridicole identificazioni (e mi auguro per lucro e non per convinzione...). Aggiungo solo che configurare Campana come vittima della società, lungi dall'aver aiutato a riconsiderare Campana per il «puro artista» ch'è stato, è servito solo ad alimentare una nuova versione del «poeta pazzo», sbattuto in prima pagina come mostro per assecondare gli «astratti furori» del romanziere, non a caso ex-avanguardista. Ci eviti quindi Vassalli il solito sketch del «Campana vittima»: lui, non ne ha il diritto. Tiziano Gianotti E' polemica su Dino Campana, il grande poeta che ha lasciato, con i «Canti Orfici», uno dei monumenti nella poesia del secolo. Dopo la sua morte in manicomio, lo psichiatra che lo aveva «studiato» pubblicò, nel '38, la «Vita non romanzata di Dino Campana», riproposta dall'editore Ponte alle Grazie. Ma era davvero un libro da ripubblicare? Per Vassalli, biografo di Campana nella «Notte della cometa» (Einaudi), la risposta è no. Tiziano Gianotti, curatore dell'opera, contrattacca.

Luoghi citati: Campana, Marradi