«lo, eroe per caso: così ho soccorso 40 feriti»

«lo, eroe per caso: così ho soccorso 40 feriti» «lo, eroe per caso: così ho soccorso 40 feriti» UN MODERNO SAMARITANO CITTA' DELLA PIEVE IVENTARE eroi per caso, racconta il film con Dustin Hoffman. A Mario Giometti è capitato veramente. A mezzanotte di lunedì, mentre il buio della campagna umbra si popolava di urla e di lamenti, intorno al treno deragliato si muoveva lui, 60 anni ben portati, parlata toscana, occhio gioviale. Giometti abita in una villetta bifamiliare lungo la ferrovia. L'altra notte era a letto quando ha sentito il boato. Da quel momento, insieme al figlio, tecnico radiologo all'ospedale, s'è armato di lampade e non s'è più fermato un attimo. «Ma che dovevo fare? Tirarmi indietro? - racconta lui, schermendosi - ero a letto c ho pensato: oddio, il terremoto. C'è stato prima uno stridio terribile. Poi un tonfo fortissimo. Ho guardato verso mia moglie e le ho detto: sarà un terremoto del nono grado, qui viene giù pure lo nostra bella casetta. Mi sono sentito perso. Poi però la casa non crollava. Allora abbiamo aperto la finestra. E qui sotto c'erano i treni uno sopra l'altro. Le luci si sono presto spente. E nel buio si sentivano solo i feriti». Qui sotto: ci saranno meno di trenta metri tra la casa e il deragliamento. I Giometti si sono attaccati al telefono per dare l'allarme. Poi, rivestiti alla meglio, sono corsi a dare soccorso. Ma sentiamo la voce del signor Mario: «Ho acceso tutte le luci di casa nostra, e mentre mia moglie li accoglieva sulla porta, ho iniziato a fare la spola con i bi¬ nari. Ne avrò portati su una quarantina. Davo una mano a chi non ce la faceva. Li incoraggiavo. Erano tutti pieni di sangue. Si lamentavano. E io gli dicevo: che vuoi che sia, tu cammini con i tuoi piedi, pensa a quelli che stanno là dentro. Sì, perché si capiva subito che c'era chi stava peggio. Cera un vagone spaccato a metà. Un altro accartocciato in testa. Si sentivano gli urli. «Intanto - continua Giometti - sono arrivati i soccorsi. Sono stati veloci. In meno di venti minuti è arrivata la prima ambulanza, i carabinieri e i vigili del fuoco. Sono arrivati anche i ferrovieri chiamati dal mio vicino di casa, il Cesaretti, che ora lavora a Roma, ma era il capostazione di Città della Pieve prima che chiudessero la stazione. Poi è arrivata la troupe di Canale 5 che mi voleva fare un'intervista, ma io li ho mandati a quel paese perché c'era ancora gente da aiutare». Lo spontaneo soccorritore, però, quando sono arrivati gli aiuti ufficiali, non s'è fermato e ha dato una mano come poteva. «Ho preso una bacinella - spiega Giometti -, ci ho versato l'alcol che avevo in casa, tre boccette, e con degli asciugamani ho messo tutto a disposizione dei feriti. Poi ho detto: là c'è il telefono. E questo un po' mi preoccupa, perché mi sa tanto che la prossima bolletta costerà milioni. Hanno chiamato tutti le loro famiglie. E che potevo fare? Impedirlo? Non sia mai detto che Giometti si rifiuta. Hanno chiamato mezza Italia. E c'è anche chi ha chiamato la Polonia, chi la Germania. Un poverino ha chiamato Sarajevo. Mi ha fatto una gran pena. Ma come? Scappa dalla guerra di Jugoslavia e viene qui a rischiare la pelle? Comunque... Speriamo che qualcuno mi rimborsi le telefonate. I carabinieri qualcosa hanno promesso. Vedremo». A quel punto, casa Giometti si trasforma nella base dei soccorsi. «Hanno depositato qui da¬ vanti centinaia di valigie. Poi le hanno portate via i carabinieri. E lo scriva: chi non trova il bagaglio deve chiedere alla stazione di Chiusi. Sulla strada, intanto, sono arrivati i pullman delle ferrovie. Si sono formati dei gruppi. Chi andava ad Arezzo, chi a Siena. La maggior parte erano toscani. Molti li hanno portato a Chiusi dove potevano prendere un treno per andare a Milano». Che cosa si ricorda di quei momenti? «Non saprei, c'era una grande confusione - conclude Giometti -, si faceva tutto di corsa, per portarli fuori dal treno. Però non dimenticherò mai le figlie della signora morta. Le avevo portate a mia moglie. Si disperavano. Dicevano: no, di noi non ci interessa, c'è nostra madre là dentro. E io: ma adesso andate in bagno, lavatevi, sedetevi, ci pensano i vigili del fuoco. Quelle però se lo sentivano che la madre e la sorella erano morte. Continuavano a piangere e a urlare. E noi proprio non sapevamo che cosa I fare». [fra. gri.] «Li ho portati in casa Ho coordinato gli aiuti. Ma ora chi mi pagherà la mega-bolletta?» I vigili del fuoco estraggono un ferito da una carrozza sventrata

Persone citate: Cesaretti, Dustin Hoffman, Giometti, Mario Giometti