Cuccia, 3 ore dui giudice

Caso Ferruzzi, il presidente agli inquirenti: io non ho più cariche operative Caso Ferruzzi, il presidente agli inquirenti: io non ho più cariche operative focati, 3 ore dui giudice «Ma Mediobanca non c'entra» MILANO. Inawicinabile, imperscrutabile. Enrico Cuccia, presidente onorario di Mediobanca, non ha smentito la sua immagine neppure ieri, interrogato per tre ore dal sostituto procuratore di Ravenna Francesco Mauro Iacoviello. Cuccia è indagato per «concorso in false comunicazioni sociali», reato per cui aveva ricevuto un avviso di garanzia oltre nove mesi fa. Secondo l'ipotesi d'accusa, lui e altri manager di Mediobanca (Vicenzo Marenghi, Gerardo Braggiotti e Maurizio Romiti), pur sapendo che i bilanci del gruppo Ferruzzi erano falsi, non avrebbero impedito che venissero depositati. Cuccia arriva alla caserma della Finanza di via Fabio Filzi alle 11,50, accompagnato dall'avvocato Oreste Dominioni. Per la sua età, 87 anni, e le sue condizioni di salute si è preferito tenere l'interrogatorio a Milano. Entra ed esce in un'auto che sfreccia veloce davanti a giornalisti e fotografi. Nessuna dichiarazione, nessun gesto. Solo una figura intravista nei corridoi della caserma: un lungo cappotto blu, la chioma bianca, quella sua tipica andatura, lenta ma ferma. Ha l'identica espressione sia all'ingresso che all'uscita. E, presumibilmente, l'ha tenuta pure di fronte al giovane magistrato ravennate. Anche se - da tanto segreto qualche voce trapela - sembra che il «grande vecchio» si sia dimostrato cordiale. Cordiale; ma molto, molto puntiglioso. Il suo verbale (una decina di pagine in tutto) è stato sia registrato su nastro che verbalizzato al computer. Ha risposto a tutte le domande; ha spiegato il suo ruolo attuale a Mediobanca, ribadendo di non avere «compiti operativi»; ha illustrato in che modo l'istituto opera quando deve salvare qualche gruppo industriale o finanziario in crisi. Tre ore di interrogatorio senza interruzioni: nonostante fosse l'ora di pranzo, Cuccia non ha voluto niente; solo qualche bicchier d'acqua. Più tenace ed impassibile dei ben più giovani «antagonisti»: oltre al sostituto procuratore Iacoviello, all'interrogatorio era presente il tenente colonnello della Finanza Giuseppe Mancini, che ha coadiuvato il magistrato durante tutta l'indagine sul crack Ferruzzi. Entrambi, pur non rilasciando dichiarazioni ufficiali, avrebbero lasciato intendere di essere rimasti «molto soddisfatti» dell'interrogatorio. Nessun commento - né ufficiale, né ufficioso - invece da Mediobanca. Si sa solo che dalla caserma di via Filzi, Cuccia e il suo avvocato sono andati direttamente alla sede via Filodrammatici, per una lunga riunione. Mediobanca era entrata nell'indagine sui Ferruzzi a fine maggio dell'anno scorso, dopo che Carlo Sama aveva accusato i vertici dell'istituto di aver «espropriato» la famiglia e di aver di fatto gestito la società a partire dal 4 giugno '93. Cioè prima del deposito dei bilanci di Montedison e Ferfin, avvenuto rispettivamente 1' 11 e il 12 giugno. Ma quei bilanci nascondevano un «buco» da 450 miliardi, reso pubblico solo il 28 giugno. Secondo l'accusa, Mediobanca sarebbe già stata al corrente di quel buco e avrebbe permesso non fosse comunicato agli azionisti: da qui gli avvisi di garanzia a Cuccia, all'amministratore delegato Maranghi e ai direttori centrali Romiti e Braggiotti. Già all'inizio dell'inchiesta l'avvocato Dominioni aveva sostenuto che Cuccia non poteva figurare nell'elenco degli inquisiti non ricoprendo più alcuna carica operativa all'interno del consiglio di amministrazione di Mediobanca e che l'entrata in campo dell'istituto era successiva al falso in bilancio operato in Montedison sotto la gestione dei Ferruzzi, allora azionisti di controllo della società. Solo al termine di quell'assemblea il gruppo era passato, per così dire, sotto la tutela di Mediobanca, [r. m.] Enrico Cuccia presidente onorario di Mediobanca al termine dell'interrogatorio

Luoghi citati: Milano, Ravenna