COME USCIRE DA TANGENTOPOLI

LA QUESTIONE DELLAMNISTIA LA QUESTIONE DELLAMNISTIA COME USCIRE DA TANGENTOPOLI s ULLO sfondo dei molti problemi che in questo periodo affliggono l'Italia, indubbiamente ve ne sono diversi direttamente collegabili alla questione Tangentopoli. Mi riferisco - solo per citarne1 alcuni - alle tante incertezze della politica interna, alla scarsa considerazione internazionale di cui gode il nostro Paese, al ristagno persistente dell'economia, all'insicurezza della nostra moneta sui mercati esteri, alla disoccupazione, alla non equa distribuzione delle risorse nel territorio, alla «questione giustizia» (con tutti i suoi risvolti problematici sia sul fronte del rispetto delle libertà individuali che su quello del ripristino della sicurezza sociale), al blocco degli appalti, all'economia imprenditoriale in difficoltà e così via. E' inutile far finta di niente: l'attuale scarsa credibilità internazionale del nostro Paese ed il conseguente ristagno economico del nostro «sistema imprese» sono figli, anzi figliastri, della passata gestione lottizzata delle istituzioni. Un malcostume.di cui sono stati responsabili (fra gli altri) sia il potere politico, impregnato di corruzione, sia la classe imprendito-, riale e quella sindacale che, per ragioni di «bottega», hanno rinunciato a rivestire il ruolo da protagonisti che spettava loro. Una sana democrazia, invece, ha bisogno anche e soprattutto di un efficace e competitivo sistema imprenditoriale. Ciò \ che era vero anche quando il Muro di Berlino veniva usato come alibi per ignorare questi principi. E' evidente, quindi, che il superamento di Tangentopoli costituisce un passo irrinunciabile per arrivare ad una democrazia più compiuta o, come dicono i politologi, per passare dal capitalismo del mero benessere a quello delle «respon-i sabilità». La questione non è, perciò, «se» affrontare il problema, ma «come» e «quando» affrontar¬ lo: limitarsi a stare a guardare è un atteggiamento pilatesco ed irresponsabile. Bene ha fatto il Capo dello Stato a rilanciare il problema nel suo messaggio augurale di fine anno e meglio farebbero coloro che ne hanno i poteri a rimboccarsi le maniche e trovare una soluzione. La soluzione per «uscire da Tangentopoli», appunto, ovvero la strada per riddare efficienza - ma questa volta nella trasparenza - alle istituzioni e alle imprese. Non ho il potere né voglio invadere campi altrui ma credo di poter dire che è possibile ' «guadare il fiume» e che è ora di farlo, passando dalle parole ai fatti. Se questa è la necessità, vorrei però subito segnalare il pericolo che in nome dell'emergenza economica é istituzionale si adottino prowedimenti-beffa per i cittadini. In Parlamento giacciono sette-otto progetti di legge che, in vario modo e a vario titolo, cercano di dare una risposta a questi problemi, ma, appunto, «giacciono». Un po' perché è materia che «elettoralmente scotta» (e con lo spauracchio delle elezioni sempre alle porte è meglio non impegnarsi in attività parlamentari che «tiòri pagano»); un po' perché la materia è tecnicamente difficile da risolvere, dovendosi coniugare due esigenze all'apparenza opposte: la certezza del diritto (che vuol dire certezza della pena per i colpevoli) e la restituzione del necessario credito alle istituzioni e alle imprese. Nei corridoi del Palazzo si sente invece risuonare sempre più spesso, in sottofondo, la solita musica: quella dell'amnistia, come unica arma possibile per (dicono) «^.sancire la riappropriazione di responsabilità da parte del Parlamento contro la strapotente supplenza dell'attività della Magistratura...». Ecco per l'ennesima volta rispolverato il solito ritornello: «...i magistrati hanno talmente sconfinato che ora non sappia- Antonio Di Pietro CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA Con questo articolo Antonio Di Pietro dà inizio alla sua collaborazione a «La Stampa»

Persone citate: Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Berlino, Italia, Tangentopoli