Il pullman di Prodi inseguito da An

Tatarella chiama a raccolta gli ex militanti missini: non si fa così in democrazia? Tatarella chiama a raccolta gli ex militanti missini: non si fa così in democrazia? Il pullman di Prodi inseguito da An L'Ulivo: cercano lo scontro LECCE DAL NOSTRO INVIATO «Prontooo? Ancora ac-ccasa stai? Menarne che andiamo a parlar male di Prodi». Seduto sul divano dell'Hotel President, il colonnello delle truppe di Alleanza Nazionale, Mario De Cristofaro, 45 anni, baffi neri, ciuffo nero, ottanta processi subiti («Pufff, tutti per mazzate e cazzotti, macchevvuoi, ragazzi eravamo») voce arrochita dalle sigarette e dal telefonino perennemente accesi, prepara uomini e trincee in attesa del nemico: Romano Prodi. «Vedrai che bella accoglienza gli facciamo. Il boiardo viene in Puglia? Si accomodi, noi lo aspettiamo». Solo a pensarci, il baffo gli si inclina d'allegria: «Lui va a Tricase? E noi là staremo. Va a Galatina? Ci troverà. Va a Nardo, Copertino, Miggiano?...». E voi là starete. «Bravo». A fare che? «Una bella controinformazione democratica, civile, educata. Chetti credevi... Nooo, non siamo più ragazzi». De Cristofaro (tessera missina a 13 anni, consigliere comunale a Lecce per 15, dal '90 consigliere regionale, primo dei non eletti lo scorso 27 marzo con 24 mila preferenze) prepara il contorno e il condimento di questa abbuffata antiprodiana. Al piatto di portata ci pensano i due generalissimi della Puglia, Pinuccio Tatarella e Adriana Poli Bortone, entrambi sbarcati a Lecce in serata, con appresso l'ospite d'onore, quel Pietro Armani che fu vicepresidente di Romano Prodi all'Iri, e che da un mesetto (dopo essersi scoperto «uomo di destra») gli rosicchia le caviglie con interviste a raffica. Prodi arriva a Lecce alle nove e mezzo per salire sul pullman? Alle 11 nel salone del President, Tatarella, Poli Bortone e Armani apriranno le danze della «Alternativa informativa». Visto il titolo, non proprio una serenata: «Oltre il pullman, l'In. Il Sud ringrazia Prodi per quello che non ha fatto». Con il manifesto ci hanno riempito piazza Sant'Oronzo e le circonvallazioni. L'idea, manco a dirlo, è di Pinuccio. «Ma scusi, facciamo come in America, giusto? Quando arriva il treno del candidato, dopo un po' spunta pure l'altro. Noi siamo per il confronto democratico e quando toccherà a noi fare campagna elettorale inviteremo Prodi a seguirci: par condicio». Rapido parla Tatarella: «I voti si prendono al consuntivo, non al preventivo. E siccome Prodi è stato sette anni presidente dell'Iri, noi spiegheremo quello che ha fatto. Quanti erano i dipendenti dell'Iri al Sud prima e dopo Prodi. Come erano i bilanci. Cosa ha ricevuto il Sud dall'Iri e cosa ha ricevuto Nomisma dalla Puglia. Si fa così in una democrazia, giusto?». Pietro Armani porterà i dossier. Ma scusi, Tatarella, proprio lui che ha firmato tutte le delibere dell'Iri facendo mettere a verbale «il vicepresidente Armani approva con entusiasmo» e che rimase in cima al bottegone anche quando Prodi si dimise? Tatarella si scoccia: «Ecche c'entra?! Noi per l'appunto vogliamo stimolare il dibattito. Armani porterà i propri dati e Prodi risponderà con i suoi. Sportivamente». E dunque lo sbarco di Romano Prodi in Puglia non sarà un assolo, semmai un inseguimento a tappe. Gli uomini di Fini e Tatarella hanno il territorio in tasca e non da oggi, né dallo scorso 27 marzo. Nella sede di Alleanza nazionale la carta regionale è più chiara di tante parole: «In Puglia ci sono 99 comuni e noi abbiamo sedi in 91. Solo nella provincia di Lecce, 5 mila iscritti. Voti? Fino al 30 per cento alle ultime europee». Sì, perché dissolto il grande corpaccione della de che qui ha regnato dai tempi di Aldo Moro e Vito Lattanzio, giù, giù fino a quelli (recenti) del pluri inquisito Pino Leccisi, la fiamma missina si è propagata crepitando. Forza Italia ha incassato voti, ma non ha struttura, non ha uomini. «Noi invece abbiamo radici, e militanti venuti su con l'orgoglio di partito - spiega De Cristofaro -. E adesso questo viene nella nostra terra con il suo Ulivo... Menarne: voti qui non ne prende. Guarda, stamattina ero a Galatina a parlare agli ambulanti che il sindaco comunista ha sfrattato. Dall'altra parte della piazze c'erano i ragazzini dei comitati Prodi. Secondo te, dove c'era più gente?». E ride. Bè, non è che ci siano solo i ragazzini, qui ad aspettare Prodi. Giovanni Invitto, 52 anni, docente di Storia della Filosofia all'Università di Lecce, ex retino, e adesso coordinatore del Comitato è anzi ottimista. E per di più pacatissimo: «Vedrà quanta gente. Qui la società civile aspetta, è pronta». Dice che sono nati decine di comitati, in queste settimane. Che si sono messe in moto le associazioni cattoliche. Che i docenti dell'Università hanno firmato documenti e che pure il rettore Angelo Rizzo è sceso in campo: «Sarà lui a presentare Prodi nel cinema dei Salesiani». Va bene, ma il contro-viaggio di Alleanza nazionale, vi preoccupa oppure no? «Ci preoccupa questa voglia di scontro, ecco... Prodi viene a discutere, a confrontarsi. E loro invece stanno ancora nella logica del dispetto, della politica rissosa». Rissa, dispetto? Quando mai. Tatarella è tutto un serio bisbiglio: «Io lo chiamo gioco democratico, confronto: né più né meno». Ma poi si diverte anche lui a raccontarti quanto segue: «Ho letto che monsignor Ruppi voleva in¬ contrare Prodi. Pri-va-ta-men-te. Ah, bene, mi sono detto. Così gli ho spedito un telegramma: caro monsignore, riceva anche il sottoscritto, così parliamo in tre che viene meglio: c'è il contraddittorio. Perché altrimenti nascono polemiche... Non è che solo Prodi ha l'esclusiva dei valori cattolici del Salento, giusto?». Risultato: monsignor Ruppi ha cancellato l'incontro con Prodi, ufficialmente per impegni non rinviabili. La strategia è: a ogni mossa una contromossa. Prodi è avvertito ed è avvertita pure la sorella Annamaria, arrivata ieri da Reggio Emilia per condividere con Romano la prima tappa dell'avventura. E sprizza attivismo De Cristofaro che adesso oltre alle sigarette e al telefonino ha pure un caffè fumante: «Lecce non è una città du farci le passeggiate politiche. Abbiamo la testa dura, siamo bastian contrari. Ai tempi del fascismo, un giorno venne Starace che era di San Nicola. I leccesi gli scrissero: Lecce città d'arte, se ne fotte di chi arriva e di chi parte». Direbbe Tatarella: perfetto anche per Prodi, giusto? Pino Corrias ASdGP A sinistra: Romano Prodi Sopra: l'ex ministro di Alleanza nazionale Giuseppe Tatarella