Il giorno più amaro di CI

Il giorno più amaro di CI Il giorno più amaro di CI Primo stop per la «squadra» di Rocco ROMA. E' livida la domenica dei ciellini, sconfitti dai sindacalisti e dai boy-scouts nella guerra per il controllo del ppi. Rocco Buttiglione, il pensatore del gruppo, è chiuso in casa a meditare; Formigoni, l'uomo d' azione, non abbandona ancora la ridotta del potere: si installa negli uffici di piazza del Gesù e chiama il popolo di Comunione e Liberazione alla lotta. Si raccolgono firme, si spera in un altro ribaltone. E, intanto, si bofonchia davanti all'ultimo articolo di Eugenio Scalfari: «Un anno fa CI occupò di fatto il partito popolare - scrive il direttore di Repubblica -. Comunione e Liberazione è un corpo estraneo rispetto al ppi... L'arrivo di Buttiglione alla testa del ppi equivale all'ipotesi che quarant'anni fa Gedda e i comitati civici di allora si fossero impadroniti della democrazia cristiana». CI, insomma, come il covo della reazione cattolica. CI «corpo estraneo», e quindi proprio per questo destinato alla sconfitta. Non esistono stime precise, ma fra i duecento consiglieri nazionali che hanno deciso la sorte di Buttiglione, i ciellini doc non erano più di quindici. Fra essi non c'è la figura culturalmente più intrigante, quell'Aldo Brandirali traghettato dalla sponda sinistra di «Servire il popolo» alle spiagge cielline dopo un folgorante incontro con il suo mentore, Formigoni. Oggi Brandirali è il capogruppo del ppi al Comune di Milano, dove su quattro popolari eletti ben tre palpitano per Comunione e Liberazione. Forse non hanno «occupato il partito», come dice Scalfari, ma nella squadra di Rocco i ciellini hanno (avevano?) i ruoli più importanti. Basta pensare a Gianguido Folloni, già caporedattore del Sabato, al quale Buttiglione ha affidato il delicato e potente settore dei «rapporti con la Rai». Nelle ultime tornate di nomine morattiane, Folloni è stato il popolare più influente ed ascoltato. Un altro personaggio-chiave è Fiorenzo Tagliabue, anche lui legato alla storia del Sabato, di cui fu editore. L'«anziano» del gruppo è Marco De Petro, il primo deputato di CI nella storia del Parlamento italiano: fu eletto a Genova nel '79. La squadra ciellina è omogenea, per interessi, cultura ed età: appartengono tutti alla stessa generazione di circa-cinquantenni e a quel troncone di CI che fondò il movimento politico, oggi solo una delle anime della comunità fondata da Don Giussani. C'è infatti il gruppo «andreottiano» di don Tantardini, che pubblica la rivista Trentagiorni diretta dal senatore a vita e caratterizzata per l'impegno ecclesiastico e il minimalismo politico, riassumibile nel pensiero: non è vero che tutto il male d'Italia erano Andreotti e la de. Poi c'è il «pivettismo» di Renato Farina, consacrato dalla partecipazione del presidente della Camera all'ultimo meeting estivo di CI. La tesi dei ciellini pivettiani è che si può fare politica cattolica anche fuori dal ppi, investendo su una cattolica di sicuro integralismo come donna Irene. Infine, il filone classico, guidato dal tandem Buttiglione-Formigoni. I cavalieri ciellini del ppi battuti dai lavoratori cislini di Marini e dall'associazionismo delle Acli. O, come si dice nel linguaggio di CI: i cattolici dell'identità sconfitti dai cattolici della mediazione. Ma don Giussani non si espone, tantomeno per i vinti. E qualcuno dentro CI fa già notare che il movimento ha sostenuto per anni la necessità di un «governissimo». E oggi quell'idea si incarna nell'alleanza di centrosinistra che appoggia Romano Prodi... [m. g.l Monsignor Luigi Giussani

Luoghi citati: Comune Di Milano, Gedda, Genova, Italia, Roma