I bambini re del Medioevo di Aldo Cazzullo

Per ricchi e poveri, vita felice nei «secoli bui» Uno storico francese sfata il luogo comune: l'infanzia non è un'invenzione dell'età moderna I bambini re del Medioevo Per ricchi e poveri, vita felice nei «secoli bui» ■mj\ELLA vita potevano essere \\ adulti, vecchi, nobili, conW tadini, santi, peccatori: ma 1 bambini, mai. CominciavaUUno a lavorare a 8 anni, si sposavano a 14, diventavano padri a 16 (madri anche prima), per poi magari morire subito. Medioevo, l'età senza infanzia. Un luogo comune duro a morire. «Ma falso», sostiene Pierre Riché, medievista, professore emerito all'Università Parigi X, autore di L'enfance au Moyen Age, Seuil. «Il bambino non era un piccolo adulto, come ancora si crede. La sua vita non era così diversa da quella dei nostri figli. Giocavano. Andavano a scuola. Ricevevano regali se stavano buoni. Soprattutto, erano creature con la loro specificità, che gli adulti consideravano altri da sé: da proteggere, sottrarre alla strada, educare. Di più: erano gli intermediari tra l'uomo e Dio, la bocca con cui il soprannaturale parlava al quotidiano». L'opera che Riché ha scritto con Daniele Alexandre-Bidon, ricercatrice del Cnr francese, segna una piccola rivoluzione nella storiografia dell'infanzia. Capovolge infatti la tesi di Ariès, condivisa da Schmitt e Lacarrière, per cui «il concetto di infanzia è una scoperta, forse un'invenzione dell'età moderna; quando, da adulto in miniatura, il bambino diventa adulto infierì». Riché e la Alexandre-Bidon hanno raccolto un imponente apparato documentale - miniature, testimonianze, ma anche bambole di terracotta, cavallucci, giocattoli - con cui la Bibliothèque Nationale ha costruito una mostra da 50 mila visitatori. E dimostrano che il bambino era al centro della famiglia. Aveva una vita e una psicologia propria. E i propri oggetti. Spade di legno, piccole armature per giocare alla guerra. Biberon di terracotta per mangiare. Abbece dari per imparare a leggere e comporre le parole. Nella bottega di un vasaio di Strasburgo del '200 è stato trovato un intero corredo di giocattoli. E le miniature del '400 mo strano bebé seduti su un primordiale seggiolone o che imparano a camminare grazie all'antenato dei moderni girelli. «Durante tutto il Medioevo si confrontano due linee di pensiero sull'infanzia - ci dice il professor Riché -. La prima, che fa capo a Sant'Agostino, mette l'accento sul peccato originale e vede già nei bambini i vizi dell'uomo. La seconda li considera esseri innocenti, mediatori tra il mondo e la divinità. I vescovi li usano per il giudizio di Dio. La regola di San Benedetto prescrive che i giovanissimi novizi abbiano "voce in Capitolo", cioè possano prendere la parola nei consigli dei monaci. Dal XII secolo in avanti si impone il culto di Gesù Bambino: per la prima volta si venerano immagini sacre di un infante». Lunari e cronache dell'epoca mostrano che ai bambini era dedicato un mese, dicembre. Spiega Riché: «Da San Nicola all'Epifania, attraverso il Natale e la festa dei Santi Innocenti, i piccoli diventano i protagonisti della vita sociale. Nel giorno dei Santi Innocenti sfilano travestiti da vescovi, re, cavalieri: il mondo alla rovescia». Non che se la passino sempre così bene. L'infanzia finisce all'età di 12 anni. Con l'inizio dell'adolescenza, le vie si separano. I figli degli aristocratici vanno alla corte di un signore per diventare uomini d'arme, o in monastero per prendere i voti. I figli dei poveri fini- scono a faticare nei campi o nelle botteghe artigiane. «C'è una documentazione molto ampia sugli incidenti sul lavoro dei minori spiega Riché -, e un'altra quasi altrettanto ampia sulle guarigioni miracolose. Braccia riattaccate, ferite risanate. Quando il piccolo si fa male, il padre lo porta subito in chiesa. Prodigiosa è considerata la tomba di San Luigi in Saint-Denis, subito fuori Parigi». Non sempre finisce bene. Un bimbo su tre muore prima di compiere 5 anni. ((Attenzione, questo non significa che venissero trascurati. La legge proteggeva i ragazzini abbandonati, quelli che ora si chiamano meninos da rua e vengono sterminati. Venne introdotto il delitto di in¬ fanticidio. Molte istituzioni pubbliche si prendevano cura di loro. La Chiesa aveva un ruolo essenziale. I suoi orfanotrofi e i suoi ospedali permettevano ai più poveri di sopravvivere e, a volte, di ritrovare il cammino della vita. Esisteva una specifica pastorale dell'infanzia. Nel XIV secolo il cancelliere dell'Università di Parigi scriveva: i bambini sono l'avvenire della Chiesa. C'erano prediche, testi, preghiere solo per loro». Riché sgombra il campo dai retaggi della concezione romantica di un Medioevo oscuro e barbaro, anche per i più piccoli. «Non tutti i bambini erano analfabeti, anzi. Molti andavano a scuola. Oltre ai figli dei nobili, anche quelli dei mercanti e degli artigiani imparavano a leggere e scrivere, per poter un giorno succedere al padre. Soprattutto nei Comuni del Nord Italia, nel XIII secolo fioriscono le scuole. Firenze spezza il monopolio ecclesiastico dell'istruzione e crea classi (separate) per le ragazze. La condizione del bambino progredisce lungo tutto il Medioevo». Anche allora gli adulti rimpiangevano l'infanzia come la loro personale età dell'oro? Si direbbe di sì, rileggendo le Memorie che il banchiere tedesco Mattaeus Schwartz cominciò a redigere a 13 anni, per finire sul letto di morte, mezzo secolo dopo. Il ricordo torna ai primi giorni come a quelli più cari. E' sbagliato, ci insegna Riché, che nel Medioevo nessuno fosse bambino. Ma, tra le righe, si fa luce un'ipotesi che potrebbe mettere pace tra le due teorie. In un mondo in cui la grande maggioranza degli uomini non sapeva leggere né scrivere, temeva i fantasmi e gli gnomi, ignorava le cause del fulmine, della pioggia e delle stagioni, viveva una fede superstiziosa, sostituiva la scienza con la fantasia e impazziva per il Carnevale; in quel mondo, non erano forse tutti bambini? Aldo Cazzullo «Ricevevano regali, erano difesi dalla legge, andavano a scuola: specie nel Nord Italia» Hi Un bambino intento a mangiare una pagnotta nel dipinto di Pieter Brueghel «Nozze di contadini». In alto scene di vita medievale WKKKKKKMIf

Persone citate: Braccia, Daniele Alexandre-bidon, Mattaeus Schwartz, Pieter Brueghel, Schmitt

Luoghi citati: Firenze, Nord Italia, Parigi, Saint-denis, Strasburgo