«Cede» il bimbo avuto dall'amante
Palmi, il neonato è stato strappato alla madre con la complicità del primario di Ostetricia Palmi, il neonato è stato strappato alla madre con la complicità del primario di Ostetricia «Cede» il bimbo avuto dall'amante Manette a un dentista ea2 complici PALMI. Allontanata da casa, tenuta quasi in segregazione in un albergo per un mese, poi privata del suo bambino poche ore dopo il parto. Un'agonia per la mente e il cuore che una ragazza calabrese di 28 anni ha subito pur di non veder soffrire quel bambino nato da una relazione con un medico sposato. Un bambino che, quasi fosse un oggetto, è passato di mano finendo nella casa di una coppia senza figli. E' accaduto tra Palmi e Gioia Tauro e - semmai è veramente finita - questa storia ha portato all'arresto di tre persone: il primario del reparto di Ostetricia dell'ospedale di Palmi, il professor Sebastiano Caracciolo, 61 anni; uno dei più noti dentisti di Gioia Tauro, il dottor Giuseppe Sciarrone, 41 anni, ed un piccolo imprenditore, Vincenzo Cedro, di 36. Gli ultimi due, per i carabinieri, rispettivamente il padre naturale del bambino e quello che avrebbe dovuto anagraficamente diventarlo. Una storia che è stato difficile per gli investigatori ricostruire e che è ancora più difficile raccontare perché, se tutto ciò che l'inchiesta ha accertato risponde al vero, non si tratta di una non rara vicenda di compravendita di un bambino. No, qui c'è dell'altro. C'è innanzitutto la lenta, implacabile opera di annientamento della volontà di una donna proprio nel suo essere madre. Una ragazza come tante: studentessa universitaria, di buona famiglia, originaria di un centro della provincia di Vibo Valentia vicino a Palmi e Gioia Tau- ro. E di Gioia Tauro Sciarrone. Tra i due nasce una relazione. Nel maggio scorso la ragazza s'accorge di essere incinta e da quel momento cominciano le peripezie. In gennaio la gravidanza diventa evidente e la ragazza si sposta a Palmi, dove resta per quasi un mese in albergo, chiusa in camera. Il procedere della gravidanza viene seguito dai due medici passo dopo passo, con analisi cliniche alle quali viene sottoposta nella sua stanza d'hotel. E in quella stanza - dicono gli investigatori - la giovane viene «preparata»: le si parla di Vincenzo Cedro, le si fa la sua descrizione nel caso in cui «qualcuno» le faccia domande sul padre del bimbo, le si fanno pressioni perché non dica nulla. Poi, il 12 febbraio, il passaggio nel reparto di Ostetricia dove il giorno seguente la ragazza viene sottoposta a taglio cesareo. Il bambino sta bene, ma lei non lo vede nemmeno. Solo poche ore dopo il parto è già nella casa di Cedro che, il giorno seguente, lo denuncia all'ufficio d'anagrafe del Comune di Palmi come figlio suo e di «donna che preferisce restare ignota». La ragazza, nell'ospedale Pentimalli, è come se non fosse mai stata. Non ha nemmeno un nome: pochi tratti di penna modificano sulla cartella clinica i suoi dati. Ma qualcosa si muove a Palmi, qualcuno parla di un bambino scomparso in ospedale. Arrivano le prime telefonate anonime: prima ai carabinieri, poi al procuratore, Elio Costa, infine a un giornalista, Arcangelo Badolati. Ieri mattina sono scattati i tre provvedimenti di arresti domiciliari. Cedro tenta una disperata difesa: il figlio è mio. Ma, cartella clinica alla mano, viene smentito: quando la ragazza è rimasta incinta lui era in galera. L'accusa principale è alterazione di stato civile. Ma ce n'è un'altra, circonvenzione d'incapace, che riassume ciò che la ragazza ha dovuto sopportare. Il neonato, cui Vincenzo Cedro aveva imposto il nome di Antonio, è tornato con la madre. Diego Minuti Il presunto padre smentito perché in cella nel periodo del concepimento Un paese del Materano è mobilitato in difesa di due bimbi polacchi
Luoghi citati: Comune Di Palmi, Gioia Tauro, Palmi, Vibo Valentia
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