Parla il primo navigatore italiano capace di imporsi in un round del Giro del mondo a vela di Irene Cabiati
Parla il primo navigatore italiano capace di imporsi in un round del Giro del mondo a vela Parla il primo navigatore italiano capace di imporsi in un round del Giro del mondo a vela «Vincerò la sfida solitaria agli Oceani» Soldini: sono il migliore, lo dimostrerò nell'ultima tappa ESPLORATORE DEI MARI MILANO DAL NOSTRO INVIATO I capelli arruffati come se fosse appena sceso dalla barca, gli occhi rossi di stanchezza, il giubbotto velato di sale. Giovanni Soldini, in una pausa del Giro del mondo a vela in solitario, è in Italia a celebrare il suo trionfo. Primo nella storia della vela italiana, ha vinto una tappa del Giro: da Sydney a Punta del Este passando per Capo Horn. Ma Giovanni aveva già trionfato al Giro: nella prima tappa, quando è stato in testa per oltre metà gara ed è stalo frenato da una balena; la seconda quando, pur essendo arrivato primo in Australia, si è trovato al secondo posto. La giuria ha condonato alcune ore al suo avversario diretto, l'australiano David Adams, che era andato incontro alla navigatrice francese Autissier in difficoltà. Una decisione su cui l'italiano non polemizza. «Ho dimostrato di essere il migliore. Ho battuto anche record di velocità sulla precedente gara. Ora non mi rimane che lottare nell'ultima tappa, in partenza fra 20 giorni da Punta del Este a Charleston anche se non sarà facile recuperare 20 ore di distacco: è un baratro». Per spezzare l'isolamento sull'oceano avrà a disposizione un telefono satellitare della Telecom Italia. E' veramente forte Adams? «Le nostre barche sono simili, la differenza sta nel fatto che io l'ho costruita in economia con i ragazzi della comunità Saman a Latina. Adams ha un budget tre volte superiore al mio». Cosa ammira di più in lui? «La testardaggine. E' sopravvissuto a una tempesta terrificante: si è rovesciato quattro volte. E' finito in acqua ma è riuscito a tornare a bordo e a riprendere la gara». E il suo difetto? «Rischia troppo. Tira al massimo poi scoppia. Io sono più prudente». Lei e Adams vi parlate via radio in regata? «Sì, lui mi chiamava quando faceva un freddo da impazzire e mi diceva: "Giovanni sapessi come si sta bene qui al calduccio con la stufetta". E io lo richiamavo quando la barca planava a velocità incredibili e gli dicevo: "Sapessi come sono contento di essere più leggero di te, senza stufetta!"». Ma ha avuto freddo. «Certo. Quando ero in mezzo al ghiaccio e dovevo cambiare vela, ci voleva del tempo per convincermi a uscire». E la vita di un solitario in barca è sopportabile per tanti giorni? «Ho tanto da fare che spesso non me ne accorgo, ma ci sono momenti in cui vorrei parlare con qualcuno. E poi quando sono sotto coperta, al buio: sento il mare che graffia e la barca fa un rumore tremendo. Non posso neanche mettermi le cuffie con la musica perchè ogni variazione di rumore mi dà un allarme». Cosa pensa di Isabelle Autissier, la velista francese, salvata in extremis? «Ha dimostrato a tutti noi di quanto coraggio sia capace una donna. Ha lottato come una tigre per salvare la sua barca». E Mitchel, il navigatore disperso al largo di capo Horn? «Ha 70 anni e ha già fatto altre volte il Giro. Sua moglie mi diceva: "E' un tale rompiscatole che ogni volta che parte mi sento sollevata". Spe¬ ro proprio che la mancanza di sue notizie sia dovuto a un guasto di comunicazione. Ma lui rischia troppo». Quali sono stati i momenti più difficili? «Sempre in prossimità della costa. In Patagonia e in Tasmania passando per canali con corrente forte, navi di passaggio e piattaforme petrolifere. Non potevo usare il timone automatico e quindi ero costretto alla barra senza mai dormire. Uno di noi, Van Den Hede, si è addormentato ed è finito su una spiaggia». Si è mai sentito annullato? «In mezzo al mare antartico. Il radar non indica tutti i pezzi di ghiaccio». Lei ha dimostrato che si può fare una grande gara con un piccolo budget. «Sì, ma che fatica! E poi non è finita. Per vincere l'ultima tappa conto su due cose: controllerò Adams ogni minuto per non farlo scappare. E poi spero nella fortuna: non potrebbe capitare che finisca in una zona senza vento?». Irene Cabiati «Ma nell'Antartico soltanto la fortuna mi ha salvato» Il navigatore Giovanni Soldini A destra durante una regata
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