Raissa: fu il nostro primo viaggio all'estero, Mikhail scoprì il gusto della libertà di Aldo Cazzullo

Raissa: fu il nostro primo viaggio all'estero, Mikhail scoprì il gusto della libertà Raissa: fu il nostro primo viaggio all'estero, Mikhail scoprì il gusto della libertà «La perestrojka? V nata a Roma» «Chepena vedere il mio grande Paese devastato dalla crisi economica e dalla criminalità: da noi ora nessuno è felice» L'ULTIMA ZARINA GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Raissa chiede l'ora. «Sono le tre». «Allora ne mancano dodici all'anniversario». Quale anniversario? «Dieci anni fa, questa stessa notte, facevo come ogni buona moglie russa: aspettavo mio marito sveglia, nella dacia fuori Mosca. Tornò dal Politburo alle 3, mi portò fuori in giardino. Mi disse che poteva diventare capo del pcus e dell'Unione Sovietica. Spettava a lui dire sì o no». Lei che consiglio gli diede? «In cuor suo, aveva già deciso. Voleva fare qualcosa per il suo Paese. Lo capii quando mi disse quella frase, che poi ha ripetuto tante volte in pubblico: "Così non si può andare avanti". Come sono passati in fretta, questi dieci anni». La ricordavamo spaurita e malata sulla scaletta dell'aereo che la riportava a Mosca dalla prigionia, nell'agosto '91. Anche oggi Raissa Maximovna zoppica: «Ma è solo una distorsione alla caviglia. Non come 4 anni fa», sorride da sotto il caschetto biondo. Come fu la notte del golpe? «Le notti, vorrà dire. La nostra prigionia durò 72 ore. Io non ne dormii neppure una. Ero troppo tesa, e non potevo prendere sonniferi. Temevo per la vita di Mikhail e delle nostre nipotine. Avevo un presentimento tremendo: mi ricordavo che proprio il 19 agosto, 51 anni prima, era stato fucilato mio nonno, senza processo. Poi, il malore. Ho tenuto un diario di quei giorni. Mikhail lo userà per le Memorie che sta scrivendo». E' vero quello che dicevano alcuni giornali russi, che dietro molte decisioni di suo marito c'era lei? «No. Tutte le decisioni politiche erano sue. Io sostenevo Mikhail dal punto di vista umano». Gli dava consigli? «Abbiamo avuto tante discussioni negli anni del potere. E io dicevo le mie opinioni. Gli sono sempre stata molto vicina». E ora che ne è uscita, il Palazzo le manca? «E' cambiato tutto, tanto che mi pare di vivere una seconda vita. Lavoro molto. Abbiamo ancora grandi responsabilità: morali, non più politiche. Con Mikhail abbiamo creato un fondo per i bambini leucemici. Giriamo il mondo per aprire nuove sezioni della Croce Verde: siamo appena tornati dal Giappone e dalla Corea. Soprattutto, ho più tempo per Irina e le ragazze, Xenia e Anastasia». Come vede oggi la Russia? «Credo che nessun russo viva felice, neanche chi ha fatto i soldi. Perché la felicità non ò solo un fatto personale. E oggi la nostra società è malata. Attorno a me vedo criminalità. Inflazione. Inquietudine». Lei è stata la first lady più popolare al mondo. Ora al suo posto c'è Hillary. Le piace? «Ha un'aria simpatica. Ma non la conosco. Mi rattrista che il destino m'abbia impedito di incontrare una donna come lei». Che impressione le fa tornare in un'Italia così cambiata? «So che anche voi vivete un anniversario importante, la fine del fascismo. Una storia terribile. Ma credo che sia giunta l'ora del perdono e della riconciliazione. Sono molto legata all'Italia. Questa è la quinta volta che torno, e provo sempre una vibrazione particolare. Sa perché? Il primo viaggio fuori dall'Urss, io e Mikhail lo abbia¬ mo fatto qui da voi. Era il '71, e noi due turisti qualunque. Roma, Napoli, la Sicilia. Quel viaggio ci aprì gli occhi. Facevamo centinaia di domande a tutti quelli che incontravamo. Assaporavamo per la prima volta il gusto della libertà. Allora Mikhail e io capimmo che qualcosa da noi non funzionava, che si doveva pensare una grande riforma. I germi della perestrojka sono nati in Italia». Ieri suo marito ha definito gli anni passati con lei all'università i migliori della vostra vita. Come li ricorda? «Davvero ha detto così? Mikahail mi commuove. Erano anni pieni di gioia, di vita. Avevamo grandi sogni, quando ci siamo incontrati. Ci siamo conosciuti in una sala da ballo. Diciotto anni: due ragazzi. Ci siamo sposati quasi subito, che non avevamo neppure la casa. Siamo cresciuti nelle stesse idee. Siamo diventati grandi insieme. E non ci siamo lasciati più». Aldo Cazzullo «Lontana dal Palazzo adesso mi occupo dei bimbi leucemici Un rammarico Non ho conosciuto Hillary Clinton» alla crisi o è felice» Raissa Gorbaciova è in Italia con il marito A destra Gorbaciov Raissa Gorbaciova è in Italia con il marito A destra Gorbaciov

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