«Scommetto su Giocosa » di Osvaldo Guerrieri

Mauro Avogadro prova a Torino «L'onorevole Ercole Malladri» Mauro Avogadro prova a Torino «L'onorevole Ercole Malladri» «Scommetto su Giocosa » Che tormento salvare una rarità TORINO. Il Teatro Stabile di Guido Davico Bonino sta per approdare alla seconda tappa produttiva della stagione. Con l'anteprima del 14 marzo, al Carignano, torna a vivere «L'onorevole Ercole Malladri», commedia di Giuseppe Giacosa che è fra le cose meno frequentate dal teatro italiano. Infatti, dopo la prima rappresentazione del 20 ottobre 1884 al Carignano, protagonista Eleonora Duse, e dopo una ripresa con Irma Gramatica, ci fu una sola messinscena recente, nel 1956, con Carla Bizzarri. Strano destino. Giacosa fu rappresentatissimo ai suoi tempi, scrisse per la Duse e per la Bernhardt, sulla cui misura compose, in America, «La signora di Challant». Ma poi il suo teatro cominciò a scivolare verso la zona opaca del silenzio. Alla fine Giacosa diventò l'autore di «Come le foglie» e di quasi nient'altro. Si nasconde in questa lontananza la scintilla che ha acceso l'interesse di Mauro Avogadro. In una pausa delle prove il regista parla del «Malladri» con un misto di coinvolgimento e distacco. Dice: «Ho accettato l'impresa per vedere se quel tipo di scrittura ha ancora forza e se è possibile trasformare la distanza della commedia in un elemento vincente». In che modo? «Lavorando sui buoni propositi». Cioè? «La commedia pone molte difficoltà, perché è piena di alti e bassi. Sfrondando le battute più otto- centesche, ci siamo concentrati sui personaggi e sul linguaggio. Che sarebbe credibile se fossimo all'opera, ma su un palcoscenico di prosa diventa problematico. Ci siamo sforzati di sostituire al gusto melodrammatico una scrittura più vicina a noi. Ciò vuol dire lavorare molto sulla recitazione». Come? Ironizzando? «No, assolutamente. Abbiamo cercato di fondere sentimentalismo e melodramma e di restituirli come se ci appartenessero». E come si concilia questo proposito con il tono farsesco del filone politico? «Trasformando le macchiette in personaggi e cercando di dare plausibilità ai personaggi. Sono stati utilissimi, a questo scopo, i riferimenti cinematografici: i film muti, quelli degli Anni 30 e naturalmente Visconti». La commedia vive del proprio intreccio e della satira che lo pervade. Racconta l'ascesa politica di un nobiluccio senza scrupoli che, pur di ottenere un seggio a Roma, inganna tutti, compresa la moglie. Ercole dice di non stimare più Vittoria, perché una volta dovette riparare con un duello a una sua leggerezza. Se, alla fine si rappacifica con lei, è perché Vittoria può fargli ottenere un appoggio importante. Giacosa descrive una nobiltà meschina, «molto vicina alla borghesia bottegaia», dice Avogadro. E aggiunge: «Qui nessuno legge, nessuno parla d'arte. Pensano soltanto all'interesse». E' questa la satira politica che rende attuale il «Malladri»? «Su questa attualità vorrei dissentire. Giacosa racconta un malcostume che è sempre esistito. Ecco perché non ho voluto dare allo spettacolo un segno forte. La mia sarà una regia nascosta. Preferisco che tutto sia funzionale a un equilibrio scenico e valorizzare gli attori. Magari verrà fuori una piccola verità: che non tutta la nostra drammaturgia è da buttare e che è giusto spendere soldi e energie per riportarla alla luce». Protagonisti del «Malladri» sono Valentina Sperlì (Vittoria) e Toni Bertorelli (Ercole). Ad essi si aggiungono Piero Di Iorio, Giuseppe Bisogno, Domenico Castaldo, Martino D'Amico, Lorenzo Fontana, Giorgio Lupano, Alessandro Marrapodi e Erika Urban. Le scene (l'interno di un villone piemontese) sono di Carmelo Giammello. Firma i costumi Giovanna Buzzi. Da un mese provano tutti con accanimento e, garantisce Avogadro, con divertimento. Fra tanti obiettivi ne prevale uno: dare al pubblico due ore di spettacolo. Il che vuol dire attrarlo e divertirlo. Forse ce n'è bisogno. Osvaldo Guerrieri Mauro Avogadro. Il suo Giacosa è interpretato da Bertorelli e dalla Speri!

Luoghi citati: America, Roma, Torino, Vittoria