Ivrea, stop alla festa dello spreco; non disprezzategli obiettori

Ivrea, stop alla festa dello spreco; non disprezzategli obiettori lettere AL GIORNALE Ivrea, stop alla festa dello spreco; non disprezzategli obiettori Negli ospedali croati quella frutta non c'è Ho letto sulla Stampa del 27 febbraio il resoconto della sfida delle arance del Carnevale di Ivrea e della polemica che una festa diventi il teatro di una battaglia, che è costata la bellezza di 300 feriti. Non volevo però soffermarmi su questo aspetto della vicenda, ma su quello relativo allo spreco di centinaia di tonnellate di arance (gli organi di stampa le hanno quantificate in 380 tonnellate) sacrificate a una festa assurda e inconcludente. Sono recentemente rientrato da una missione umanitaria nella ex Jugoslavia, in collaborazione con alcuni esponenti della Cgil, dove abbiamo consegnato farmaci e strumenti chirurgici a un ospedale croato dove, tra gli altri, sono ricoverati bambini che delle arance hanno solo un vago ricordo lontano, visto che da quando è cominciata quella sporca guerra non ne hanno più vista una. E senza andare in quel Paese mi è inoltre capitato di vedere più volte quante persone nei nostri supermercati prendono in mano un sacchettino di 6/8 arance e lo riposano sul banco, perché il costo oramai sfiora le 4000/5000 lire. Chissà, se l'anno prossimo le vittime di questa «battaglia del le arance» invece di 300 saranno 3000, forse alcune migliaia di cittadini rifletteranno su questa assurdità, e su quale spreco questa comporta. Vittorio Origgi, Verbania Sotto la divisa c'è un essere umano Vorrei rispondere al dott. Musto Fausto (Generale di Corpo d'Ar mata della Guardia di Finanza di Bolzano), il quale non si trova d'accordo con la commissione Difesa del Senato che ha «giusta mente» approvato il disegno di legge riguardante l'Obiezione di coscienza. Ebbene io credo che sia giusto che lo Stato italiano dia un'alternativa valida al servizio militare, e che quest'ultima sia per volontà dell'interessato e non per volontà dello Stato. Io credo che di un ragazzo che decida di prestare servizio civile (magari presso gli anziani o drogati o comunque persone bisognose delle quali normalmente si dimentica l'esistenza) bisogna avere più rispetto e non disprezzarlo facendolo passare per uno che non vuole proteggere la sua patria. Io penso che in caso di guerre l'esercito italiano formato da ragazzi che prestano servizio «normale» (cioè quello di un anno) non sia in grado di proteggere l'amata patria in quanto in un anno non si diventa «marines» (e mi riferisco a quelli americani), ma si resta «esseri umani». Se il dott. Musto vuole un esercito decente dovrebbe approvare questa legge in quanto tutti quelli che non desiderano fare il soldato, e che quindi lo farebbero senza entusiasmo, e soprattutto senza voglia di imparare le tecniche di difesa, ridicolizzando così il corpo militare, avrebbero una valida alternativa, lasciando così questo compito ai più «volenterosi» e ai più «meritevoli» ragazzi italiani. Voglio dire ancora una cosa: io credo che sia saggio ridurre il periodo della ferma da dodici a sei mesi, in quanto l'Italia deve assolutamente ridurre le spese se vuole far diminuire il debito pubblico, e questo settore credo che sia uno di quelli dove poter effettuare i maggiori tagli. Stefano Bai obiettore presso il Comune di Casale Monferrato Università, i baroni sono tramontati Frequento il III anno del corso di laurea in Storia presso l'Università di Torino e mi sento in dovere di rispondere alla lettera di Anacleto Verrecchia, pubbli cata su La Stampa il 22 febbraio. Leggendo lo scritto ho provato un'indicibile tristezza nel constatare come ancora oggi, all'alba nel nuovo millennio, vi siano persone che non comprendono l'utilità e soprattutto l'indispensabilità dell'insegnamento della storia, della filosofia, della letteratura. Ricordo al sig. Verrecchia che in epoca romana i pilastri delle scuole «per eccellenza» erano rappresentati dalla filosofia e dalla retorica. Successivamente il Medio Evo ha conferito notevole prestigio alle celeberrime «arti del Trivio» e alle correlative accademie, per non dimenticare poi, le «botteghe» pittori- che, dove ogni artista poteva coltivare e approfondire la prò pria genialità. Certo, la società abbisogna di medici, ingegneri, chimici, ma., mi può spiegare quale sensazio ne può trasmettere all'animo una molecola di gas insaturo o un vetrino istologico? Queste professioni, così indispensabili al vivere umano, cureranno il benessere del corpo ma non certamente la salute dello spirito. Vorrei sottolineare che Pascal e Newton, due fra i più insigni rappresentanti della rivoluzione scientifica, hanno composto anche strabilianti opere di «inutile» filosofia. In quanto al fatto che le opere poetiche, artistiche, musicali scaturiscano solo dall'innata inclinazione personale, ciò è indubbiamente vero, ma è sempre indispensabile una guida affinché queste doti possano meglio rifulgere. Il sommo poeta Dante Alighieri si abbeverò alla cultura retorico-enciclopedica di Brunetto Latini e alla scuola dolcestilnovistica dalle quali apprese i fondamenti su cui edificare la sua immortale opera. Le cattedre umanistiche servono anche a fornire di una struttura logico-razionale la speculazione storica, letteraria, filologica e filosofica. Nonostante questo è ampiamente rispettata la libertà espressiva di ogni studente, svincolato da qualsiasi condizionamento preconcetto da parte del docente. A proposito di camorra all'università, l'era «baronale» volge ormai al tramonto, anche se, purtroppo, un certo stile mafioso/politico ha impregnato di sé negativamente vari settori della vita pubblica e privata italiana. Vorrei infine suggerire al sig. Verrecchia la lettura di una breve ma a mio avviso significativa opera del grande storico francese Marc Bloch: Apologia della storia. Anna Maria Moia, Novara Le virtù degli avi non viaggiano in tram L'altra settimana sono tornato con mia moglie da una breve vacanza in Toscana. Eravamo andati a trovare una vecchia zia che non vedevamo da anni Rientrati a Torino con il treno siamo scesi alla stazione di Por ta Nuova. Indecisi se prendere un taxi o il tram per raggiungere la nostra abitazione, decidemmo per la seconda soluzione. Eravamo stanchi del viaggio, una valigia pesante e un borsone. Ormai settantenni, speravamo se non altro di trovare posto a sedere sul tram. Purtroppo per nostra sfortuna non fu così. Tutti esauriti i posti a sedere, da notare però che sei posti vicino a noi erano occupati da ragazze e ragazzi che non avevano più di quindici anni di età, più avanti un giovane militare in divisa da sottotenente, tranquillamente seduto. Nessuno di questi si è scomposto minimamente. Mi preoccupavo per mia moglie che era molto stanca. La ragazzina seduta vicino a me mi guardava quasi con sfida (come se volesse dire il posto non te lo cedo) benché avessero notato tutti la nostra difficoltà. Ma viene spontaneo chiederci: dove sono andati a finire i valori che i nostri avi avevano tenuto saldi per tante generazioni. E qui mi permetto di osservare che la responsabilità maggiore ricade soprattutto sui genitori e sulla scuola italiana, incapace di educare i propri alunni. Gino Gorlato, Torino Aids, sospetto contagio al Policlinico Umberto I Ci spiace dover rilevare che a margine dell'articolo intitolato «Ho preso l'Aids in ospedale», sulla Stampa dell'8 marzo, nel cui testo per altro si diceva chiaramente che l'episodio in oggetto sarebbe accaduto al Policlinico Umberto I, è stata apposta una fotografia che mostra l'ingresso del Policlinico Gemelli dell'Università Cattolica. Un errore, certo involontario, che tuttavia ci preme segnalare a beneficio dei suoi lettori. Università cattolica del Sacro Cuore, Milano