La sinistra «sbanda» quando guarda Israele

discussione. Canfora conclude il confronto sulla storiografia dell'Olocausto discussione. Canfora conclude il confronto sulla storiografia dell'Olocausto La sinistra «sbanda» quando guarda Israele c ARO direttore, la sinistra ha avuto dopo la Seconda guerra mondiale una serie di sbandate di i'ronte al «problema ebraico». Il tornante più penoso fu la teoria kruscioviana delle «borghesie nazionali» del mondo arabo, da appoggiare in quanto veicolo - così reputava Krusciov nella sua confusione mentale dell'ampliamento e del rafforzamento del campo socialista. L'episodio, che fu di lunga durata e si protrasse oltre il periodo in cui Krusciov fu al potere, si apre con la spettacolare fornitura di aiuti all'Egitto di Nasser per la costruzione della diga di Assuan e si chiude con la cacciata dei sovietici (tecnici, militari, etc.) dall'Egitto da parte di Sadat, dopo che, si badi, a sua volta Sadat aveva ben sfruttato il sostegno sovietico per parare gli effetti catastrofici dell'avventura dell'attacco contro Israele nel 1973, nella cosiddetta Guerra del Kippur che rischiò di concludersi con il trionfale arrivo delle truppe israeliane al Cairo. Un altro splendido investimento fu Saddam, il cui memorabile voltafaccia prese corpo al momento in cui il rais iracheno si lasciò convincere e armare dagli occidentali per attaccare l'Iran in preda al caos khomeinista (episodio istruttivo per valutare sia la cecità sovietica verso le «borghesie nazionali arabe» sia la spudoratezza della propaganda Usa che vezzeggiò Saddam aggressore dell'Iran ma lo demonizzò aggressore del Kuwait). Un altro momento di obnubilazione della politica estera sovietica verso il mondo arabo fu l'interesse per Khomeini: l'entusiasmo continuò anche quando Khomeini fece sterminare il partito comunista iraniano Tudeh. Alla fine parve prudente correre ai ripari con la mossa disperata dell'invasione afghana, in evidente funzione anti-khomeinista. Ma il rimedio si rivelò peggiore del male: non solo diede un colpo mortale all'immagine sovietica (anche l'Urss avevi 3 suo Vietnam), ma mise in crisi la convivenza all'interno dell'Urss degli islamici con gli slavi. Insomma, la politica condotta da Krusciov in avanti su quel vasto e importante scacchiere si è rivelata catastrofica per l'Urss e imbarazzante per la sinistra. I momenti peggiori furono quelli in cui si giunse ad affermare - contro ogni elementare conoscenza - l'identità tra sionismo e razzismo. Quanti a sinistra non ripeterono questa sciocchezza come un dogma! Ci si sentiva «più anti-imperialisti» ad inveire contro il «sionismo israeliano»: nella più totale ignoranza di ciò che davvero era stato il sionismo, dei suoi rapporti col socialismo europeo etc, per non dire del suo contrapporsi allo spregiudicato imperialismo britannico nell'area palestinese. Schematizzando si potrebbe dire che l'abbandono dell'iniziale scelta compiuta al momento in cui sorse lo Stato di Israele (quando i sovietici armavano gli israeliani e gli inglesi armavano re Faruk d'Egitto) ha segnato un percorso aberrante, sempre più aberrante nei decenni seguenti. Veniva «re¬ galato» all'Occidente, che di colpe verso gli ebrei ne aveva infinite, un ruolo di protettore dell'unica realtà avanzata profilatasi nell'area medio-orientale: lo Stato di Israele appunto; e per altro verso si finiva col trovarsi accanto ad alleati infidi e impresentabili, nei cui eserciti - come ad esempio in quello di Nasser - non mancavano transfughi della Wehrmacht hitleriana. Tutto questo ha determinato talvolta in alcuni settori della sini- stra estrema dei Paesi europei una sorta di ritorno a quello che August Bebel definiva (di socialismo degli idioti»: l'identificazione ebreo d'Occidente=capitalismo. Una identità dalle truci ascendenze e che riaffiora sovente nelle menti più sprovvedute; non è di molti mesi addietro-la gaffe dell'ex rninistro Mastella sulla lobby ebraica! Ed è altresì ovvio che decenni di una situazione del genere abbiano reso sempre meno accettabile la «sinistra» al mondo ebraico, e per converso rafforzato nello Stato di Israele le correnti conservatrici e tradizionaliste. Un caso speciale in questa vicenda è rappresentato daU'«antiimperialismo antisemita» dell'ultrasinistra di epoca sessantottesca e post-sessantottesca. Mi riferisco alle bestialità profferite in materia da Cohn-Bendit (nome ormai sconosciuto ai più) e alle gesta editoriali dell'editrice ultrasinistra francese «Vecchia Talpa», che ha avuto il privilegio di pubblicare le menzogne di Faurisson sull'Olocausto. Sembrava che questo filone si fosse esaurito. Invece vediamo oggi con allarme riemergere vedute tipo «Vecchia Talpa» anche in frange dell'odierna sinistra che dice - non sappiamo con quanta consapevolezza - di richiamarsi agli ideali del comunismo. Io credo che il comunismo non sia un ricamo sulla giacca o un fregio sul berretto. E' una concezione profondamente umanista ed egualitaria che non può in nessun caso confondersi con il razzismo rovesciato dell'avvocato Vergès, difensore del criminale Klaus Barbie. Luciano Canfora Appoggiare gli arabi a tutti i costi è stato socialismo degli idioti Luciano Canfora; accanto, un'immagine della guerra dei sei giorni