L'ex «enfant terrible» compie 70 anni e annuncia i suoi progetti per il futuro: nuove incisioni, concerti e un libro BOULEZ il dittatore della musica

L'ex «enfant terrible» compie 70 anni e annuncia i suoi progetti per il futuro: nuove incisioni, concerti e un libro L'ex «enfant terrible» compie 70 anni e annuncia i suoi progetti per il futuro: nuove incisioni, concerti e un libro BOULKZ • il dittatore della musica SLONDRA POTEOSI per un maestro. Pierre Boulez compie 70 anni e l'inquieto mondo della musica nuova, orfano di padri certi come di profeti, si stringe attorno all'ex enfant terrible, gli chiede di fare, di immaginare ancora. Nel 1948, a 23 anni, si rivelò con la Seconda Sonata per pianoforte: a chi osava domandargli come pensava di conciliare la ricerca di una forma compiuta e di una melodia con la brutalità che attraversa quella partitura, rispondeva sprezzante e tranquillo: «Vous ètes un couillon». Erano gli anni del suo «artigianato furioso», ma il gusto del pensare rigoroso e della battuta fulminante non l'ha perduto: «C'è molta energia nel rock, ma quando sento i suoi ritmi sempre uguali - uno/dueAre/quattro, uno/dueÀre/quattro - penso che questa è la pura essenza del nazismo, qualcosa di molto fastidioso, anche sociologicamente». Arrivano da Tokyo, San Francisco, New York, Berlino, Vienna, Parigi i giornalisti per questo incontro organizzato dalla Deutsche Grammophon che, nell'anno del giubileo, gli offre nove nuove incisioni discografiche, dedicate al repertorio nel quale è protagonista: Mahler, la Scuola di Vienna, Bartók, il suo maestro Messiaen, se stesso. E naturalmente Stravinskij: «La violenza si impossessa della sua musica per trasformarne l'aspetto. Con avidità, con la giovinezza dell'esproprio», dice dopo aver diretto al Barbican Centre la London Symphony Orchestra nella Sagra della primavera) le sue mani squadrano lo spazio mettendo ordine nel perfetto, folle, liberatorio disordine delle geometrie di Stravinskij, ma quando chiama a cantare la tromba con sordina è come se cercasse con infinito rimpianto l'origine del suono/accarezzando l'attimo stesso del suo concepimento: «Invecchiando, dirigo meglio. Ho imparato la tecnica, il braccio va da solo dove lo indirizza la mente». «Ho molti progetti», dichiara, e li realizzerà perché è artista che ha sempre preteso e ottenuto obbedienza e rispetto dal potere, rovesciando il rapporto tra il principe e l'intellettuale. Ci fossero De Gaulle, Mitterrand o Balladur, lui fondava i concerti del «Domaine Musical», dedicati al repertorio contemporaneo, poi l'Ircam, il più avanzato centro di ricerca, ora la Cité de la Musi que, che mette in discussione la forma e il senso delle tradizionali sale da concerto. Iniziative na te tutte come espressione della sua dittatoriale autorità, per poi concedersi a più democratiche convivenze. Con alcuni limiti, ancora ribaditi con forza: «I neoromantici sono veramente imiti li. Mettono le pantofole a musi cisti che sono stati dei capitani di ventura. Sto male quando li sen to scimmiottare Mahler, l'uomo della transizione tra Otto e Novecento». Nel 1995 dirigerà 40 concerti in tre continenti (né Africa, né Australia) ma non verrà in Italia: non ci sono più le sue «très bon nes amies Alba e Adriana» (Buitoni e Panni, ndr), le tiranniche dame gentili alle quali non sapeva dire di no e esclude qualsiasi collaborazione con i nostri enti lirici: «Nessun teatro italiano mi assicura un numero di prove sufficienti e la presenza continuativa degli interpreti». Coerente, la star rifiuta lo starsystem. Saggista di prim'ordine [Punti di riferimento, Note di apprendistato, Per volontà e per caso, i suoi libri pubblicati in Italia da Einaudi), annuncia L'opera come frammento, raccolta delle sue ùltime conferenze tenute al Collège de France, e si entusiasma descrivendo il nuovo Museo della Musica, a Parigi. Un luogo dove vivere dentro la musica tra strumenti antichi e futuribili, ascolti, partiture, prove, concerti, work-shop. «E non ci sarà solo la musica colta occidentale, ma la tradizione giapponese, la musica andalusa che deriva dall'araba. Voglio trovare le suture, i contatti, l'antico che annuncia il futuro». Lei è popolare, maestro? «Mi piace essere impopolare, non si può solo abbaiare, bisogna anche mordere talvolta. Ma tra il pubblico e me c'è fiducia: ho guadagnato questa fiducia». Nel 1978, quando vinse il Premio Siemens per la musica dichiarò: «La ricerca è come la fame, vi tormenta finché non l'avete soddisfatta, poi ricomincia. La ricerca mi spinge a sognare la mia rivoluzione almeno quanto a costruirla». Ora aggiunge: «Se un direttore non esercita la sua autorità con il coraggio, è uno sconfitto, non adempie alla sua missione». Buon compleanno papà Pierre, profeta e architetto. Sandro Cappelletto Profeta e architetto: «Mipiace essere impopolare, non si può solo abbaiare, bisogna anche mordere. Ma fra me e il pubblico c'è fiducia» Ha sempre preteso e ottenuto obbedienza e rispetto dal potere: un grande organizzatore culturale sotto De Gaulle, Mitterrand e Balladur BOULKZ Nell'immagine grande Pierre Boulez: i suoi 70 anni sono stati celebrati a Londra in un incontro organizzato dalla Deutsche Grammophon Nella foto sopra il pianista Maurizio Pollini