La Cina ispira la donna di Armani

Scenografìe imponenti e suggestive per abiti lunghi e giacche sotto cui la camicia diventa superflua Scenografìe imponenti e suggestive per abiti lunghi e giacche sotto cui la camicia diventa superflua La Cina ispira la donna di Armoni Lo stilista conquista la platea dell'Ansaldo MILANO DAL NOSTRO INVIATO Armani-day, per la prima volta fuori casa. Lo stilista ha abbandonato il teatrino di via Borgonuovo per presentare la sua collezione nello spazio Ansaldo. In un padiglione di 3500 metri quadri dove la pedana pare immensa quanto una piscina olimpionica e gli applausi di 1200 invitati diventano un boato. Si scatenano le mani di fronte alla donna ieratica di Armani, tutta un ricamo cinese, di memoria Ming, la silhouette ridisegnata e sottile, rose al collo alla Boldini. Ovazioni standing per re Giorgio che si asciuga la fronte con la mano mentre saluta il pubblico in delirio. «Sì, è stata una sfilata impegnativa», sussurra lui con un fil di voce. Gli ospiti scattano dalla platea per andare ad abbracciarlo, per complimentarsi. C'è Chistopher Lambert, Franco Tato, Gillo Pontecorvo. E poi la Cardinale in rosso smagliante, Margherita Buy in total black, Eros Ramazzotti... ma anche un'imbronciata Milva in seconda fila. La novità? Le lavorazioni sbieche che fanno vivere i capi eleganti e sportivi. Palpitano le sottane lunghe al ginocchio ricordando lo stile delle dive Anni Quaranta. Vengono in mente la Dietrich, la Davis. Insomma le più eleganti dame del cinema americano. Hanno acconciature ondulate, appiccicate alla testa, stile Veronica Lake. Tante collane, tacchi alti per falcate sensuali, piccole borse con il manico: un niente di dettagli che, come al solito, stravolge tutte le vecchie immagini per creare nuove suggestioni. Questo è Armani. I pantaloni sono una marea , hanno il bacino stretto, accompagnano giacche sotto cui latita la camicia. Una trovata per dar risalto a scolli a losanga oppure piccole annodaturé laterali. «Per tre stagioni sfilo qui», racconta il creatore che ha affittato il mega padiglione e l'ha rimesso a nuovo (230 milioni di spesa, un mese di lavoro). Lo stile perfettamente decò ricrea un effetto notte di rara bellezza, fatto di neri inchiostro, rischiarati da 90 spot bianchissimi. Sessantacinque modelle corrono al buio in pedana per D gran finale. Dietro le quinte duecento persone fra vestiariste, tecnici, indossatrici e fustoni che accompagnano le femme fatale. E dopo tutti a festeggiare con champagne, gnocchi alla parigina e zabaione al tè di mandarino. Alle 21 parte il peUegrinaggio dall'Ansaldo verso la Scala. Poi si torna qui a ballare. Oggi, con Ferrè, cala il sipario sulla frenetica maratona della moda. Vince il bon ton, lo( chic dei bei tempi andati. Quante signorine per bene in passerella! Miuccia Prada comunica la sua voglia di revival partendo dai ricordi di quando era ragazzina e andava dalla sartina con mammà. Bei tagli, strutturati, pochi colori, macchie scure o color carne, appena ravvivate da una nota di corallo. Tante le giacchette a scatola, i cappotti con la schiena a tartaruga, le maniche sagomate, le gonnelle gonfie costruite con sapienti pinces: piccoli dettagli Anni Cinquanta rivisti con gli occhi di oggi. Una collezione interessante la sua, priva di collant e accessori. Le ragazze, Schiffer compresa, hanno il colorito volutamente giallognolo, quasi malaticcio, gli occhi al na- turale. Giovinette di buona famiglia pure per Alberta Ferretti, applaudite da una spumeggiante Heather Parisi che ha apprezzato gli impeccabilii tubini scivolati da accostare a cappotti striminziti e svasati. Il beige e il nero dettano legge, anche sulle toilettes sottoveste incrostate di piumette e paillettes, su cui appoggiare cardigan bonsai. Il tessuto doublé riconquista quota in ogni griffe, ma la regina di questa lavorazione è Mila Schon che ce lo restituisce con il garbo che soltanto un'infallibile memoria storica può regalare. Ora con abiti e tailleur coloratissimi, percorsi da nervine, ora con completi corti e calibrati. Finalmente le vere signore vengono accontentate. Vivono un momento di gloria le pellicce, nonostante le rappresaglie degli animalisti. Cambiano le lavorazioni da Giuliana Teso impegnata a rielaborare e tingere fodere di astrakan e castori lavorati tweed, al telaio, tinta cipria e vaniglia. «Piantiamola di suddividere gli animali in serie A e B», commenta peperina Milly Carnicci in platea confessando che lei li ama tutti, ma quando il termometro finisce sotto trenta, si infila un bel visone. «Sono contro le pellicce sintetiche, inquinano, meglio un cappotto», conclude. I paltò caldissimi non mancano, ricciuti come il vello degli agnellini quelli di Sanlorenzo in tessuto Agnona; pelosi e stondati i mantelli in mohair creati da Krizia. Antonella Ama pane gon la bblico filata i con a plaiarlo, histoo, Gilrdinargheos Ran'ima fila. azioni i capi ano le hio ri Anni trich, ù eleericandula stile llane, nsuali, co: un me al ecchie e sugarea , ccom latita er dar ppure i. qui», a affit'ha rioni di Lo stirea un llezza, schiassimi. corroD gran to perci, inccom E dochamgina e no. Alio dal Poi si p,completi corti e calibrati. Finalmente le vere signore vengono accontentate. Vivono un momento di gloria le pellicce, nonostante le rappresaglie degli animalisti. Cambiano le lavorazioni da Giuliana Teso impegnata a rielaborare e tingere fodere di astrakan e castori lavorati tvv Due modelli delle collezioni presentate ieri alle sfilate di Milano: sopra una creazione di Mila Shon, a sinistra una di Giuliana Teso

Luoghi citati: Cina, Milano