«Uccise i pazienti col curaro»

Accusato di appartenere a una setta satanica, è stato condannato per la morte di quattro malati Accusato di appartenere a una setta satanica, è stato condannato per la morte di quattro malati «Uccise i pazienti col curaro» Frosinone, ergastolo all'infermiere FROSINONE. Ergastolo: l'ex infermiere Alfonso De Martino, 54 anni, di Albano, è stato riconosciuto colpevole di aver causato la morte di quattro pazienti nel suo reparto iniettando loro flebo avvelenate. Erano malati terminali che morirono tra il 1990 e il febbraio 1993. I giudici della corte d'assise di Frosinone hanno emesso ieri la sentenza dopo quattro ore di camera di consiglio. Alla lettura della condanna De Martino, definito durante le fasi del processo «infermiere killer» o «infermiere di satana», è rimasto glaciale così come lo è stato per tutte le udienze. Accanto al suo legale senza pronunciare una parola, ha poi seguito i carabinieri che lo hanno riportato nel carcere di Velletri. «E' vero che lei ha avvelenato i malati?», gli hanno chiesto i giornalisti, ma lui ha proseguito senza aprire bocca. Nessun familiare dell'imputato era presente in aula al momento del verdetto, arrivato in anticipo rispetto alle previsioni. Ha parlato, invece, il suo difensore, l'avvocato Salvatore Petrillo: «E' una sentenza che non mi aspettavo e perciò mi lascia perplesso, ma prima di dare un giudizio definitivo voglio leggere le motivazioni». Soddisfazione tra i familiari delle vittime, costituitisi parte civile tramite gli avvocati Maurizio Frasacco e Marciano Petrillo. «E' una sentenza giusta - ha detto Frasacco - ma non siamo felici perché quell'uomo è stato condannato solto per quattro decessi. Chissà quante altre persone ha avvelenato. Questo mistero ci lascia l'amaro in bocca». L'infermiere venne arrestato dopo le denunce dei familiari di quattro malati terminali morti nell'ospedale di Albano, un paese dei Castelli romani, che avanzarono sospetti sui decessi dei loro congiunti. Il primo caso fu quello di Enrico Tabacchiera, un operaio di Ardea, un paese vicino a Roma, morto dopo una flebo. Partì la prima denuncia, a cui seguirono quelle per i decessi sospetti di Candido Caporicci, Lodovico Moretti e Albertina Zambetti. Le salme vennero riesumate e si scoprì che tutti e quattro i pazienti erano morti per asfissia dovuta alla somministrazione del Pavulon, un farmaco a base di curaro che in dosaggi eccessivi causa la morte in pochi istanti. Tracce di veleno vennero trovate anche nelle flebo e in un siringone usato per aspirare il liquido dai contenitori. In base alle testimonianze dei parenti delle vittime gli inquirenti arrivarono all'infermiere Alfonso De Martino, che era stato visto sovente trafficare in corsia con le flebo. L'uomo venne arrestato nel giugno del 1993. Le perizie confermarono che le flebo erano state manomesse. De Martino sia nelle prime fasi delle indagini sia durante il processo si è sempre dichiarato innocente e ha sostenuto invece la tesi del complotto nei suoi confronti. Ma in paese e in ospedale veniva considerato un uomo strano e' qualcuno lo aveva definito jettatore. Prediceva il giorno e l'ora esatta della morte dei pazienti del suo reparto ed era solito andare in giro con vistose collane con medaglie raffiguranti teschi e teste di caproni o con anelli grossolani. Secondo l'accusa, avrebbe fatto parte di una setta satanica, la cui esistenza però non è stata provata. Sul processo sembra aver pesato più volte l'ombra della maledizione: strani incidenti hanno coinvolto giudici, avvocati, carabinieri e personale del tribunale, facendo ritardare le udienze. [r. cri.] L'infermiere killer Alfonso De Martino viene portato via dopo la condanna

Luoghi citati: Ardea, Frosinone, Roma, Velletri