SE LEGGO L'ALFABETO ODO ONESTO DEGLI ONESTI di Stefano Bartezzaghi

SE LEGGO L'ALFABETO ODO ONESTO DEGLI ONESTI SE LEGGO L'ALFABETO ODO ONESTO DEGLI ONESTI CA E' un libro che, di V questi tempi, ha ✓ preso la gola a qualcuno: «Ag! Angelo Guglielmi!»). Io continuo a compilare i miei giochi, e qui siamo alle sigle esclamative: unire le lettere iniziali di un nome-ecognome e pronunciare con una certa veemenza il risultato. So che «ag!» sarebbe meglio scriverlo «agh!» o «aaaghl», come nei fumetti. Ma non posso, perché Angelo Guglielmi si chiama Angelo Guglielmi, le sue iniziali sono una sola A e una sola G. Sta a voi indovinare la corretta realizzazione vocale, e urlare «ag» come se qualcuno stesse cercando di farvi ingoiare quel libro (che oltretutto è considerato indigesto da alcuni). Racconta Vittorio Sermonti che, quando annunciò a Gianfranco Contini il progetto di un'e- del Purgatorio (arrivati al Paradiso, Contini morì). Noi voliamo non solo più bassi di Contini, ma anche più bassi delle polemiche critiche sul libro di Guglielmi, e talvolta più bassi delle stupende sciampiste. Ma voi fatemi il piacere di fonare per bene l'esclamazione «ag»: io me la fono nella mia stanza, perché non posso fonarvela per radio. Ribadisco che dei dibattiti critici ce ne disinteressiamo allegramente. Ma nel caso che qualcuno mi chiedesse se c'è qualcuno che mi piace, nel panorama della letteratura italiana contemporanea, potrei cavarmela onorevolmente dicendo: «Amo Anna Maria Ortese». Non esco dal gioco, perché le iniziali dell'Ortese sono, appunto, A.M.O. (questo esempio me l'ero fatto da solo, ma poi mi è anche arrivato da Poldino Antioli, NA). Per il sentimento avverso, il discorso cambia, poiché non trovo nessun oggetto di odio, se non un semi-oscuro stilnovista: «C'è dizione dell7n/erno dantesco per la radio, e gli chiese un parere, quel Grande disse tre parole: «Me lo foni». Lo Zingarelli conosce il verbo fonare solo nel senso delle sciampiste, «asciugare i capelli, o fame la messa in piega, con il [sublime snobismo] fòhn». Ma, lo aggiungo subito per non spaventarvi, Contini usava fonare in altro senso. Voleva appurare l'esito della lettura, e intendeva fonare come «eseguire vocalmente un testo scritto»: Sermonti lesse qualche brano, e Contini deve esserne rimasto soddisfatto, se poi collaborò come consulente al ciclo de]]'Inferno, e anche a quello qualcuno che proprio non ti piace, nella letteratura italiana di tutti i tempi?». «Odio Onesto degli Onesti». Di questo odio posso dire, innanzitutto, che è fittizio: non ho nulla contro Onesto degli Onesti. In secondo luogo, faccio notare che le lettere miziali sono O.d.O.: per cavarci dell'odio, occorre leggere la D come lettera dell'alfabeto, e non come suono: «o, di, o». Se non facciamo così, resta una constatazione: «Cosa ti stanno fonando, alla radio?» «Odo [o,d,o] Onesto degli Onesti». La pronuncia «d» e la pronuncia «di», come si diceva già a gennaio, sono ammesse entrambe dai canoni enigmistici, ma a una condizione: che tutte le consonanti nello stesso gioco siano pronunciate o secondo fonetica o secondo alfabeto. Dalla C e dalla H posso comporre CH, oppure «ciacca», ma non posso comporre «c-acca» (C fonetica e H alfabetica). (Con questa scusa, è già la seconda set¬ timana che scrivo qui l'audace paroletta). Allo scherzetto della lettura alfabetica sto pensando in questi giorni, mentre schedo gli esempi che avete cominciato a mandarmi. Carlo Barbero (Torino), per esempio, mi ha fatto notare che le iniziali di Walter Chiarì erano W.C.: credo che Chiari lo sapesse, e ne ridesse. Ma visto che oggi siamo sullo scatologico, vi chiedo: come pronunciate «W.C.»? I più pronunciano «vù ci» o «vi ci» (e, fra questi ultimi, io stesso), ma allora si dovrebbe scrivere VC, e a Vercelli troverebbero da ridire. Non ho mai sentito dire «doppia vù - ci», nome troppo lungo per un luogo che in genere si menziona con una certa urgenza. La lettura fonetica di «w», a parte il WC di Walter Chiari, mi ispira un affettuoso aneddoto ambientato nella Scuola di Francoforte. Entrate in vigore le leggi razziali naziste, i filosofi fanno le valigie, e chiedono asilo politico sbury Group. Qualcuno accusa la principale animatrice del circolo di essere tenacemente, fondamentalmente, esistenzialmente votata all'ambiguità: «Vivi doppia (vi-vi doppia), Virginia Woolf». Secondo una teoria mistica della letteratura, dopo un secolo dalla morte, i poeti sono destinati a risorgere. E' quel che capita a un grande poeta americano, che torna su questa valle di lacrime e scopre con dispetto che ormai pochi si ricordano di lui, e invece tutti parlano di Edgar Allan Poe. Ne chiede conferma a un amico: «Ma voi dite davvero che Poe, in quanto a fama, è destinato a superarmi?» «Vi doppia, vi doppia, Walt Whitman». Scrivete a Stefano Bartezzaghi, «La posta in gioco», La StampaTuttolibrì, via Marenco 32, 10126 Torino. agli Stati Uniti. Uno dei capi chiede a un amico: «Come pensi di trasmigrare in America?» «TWA, Theodor Wiesengrund Adorno». Ma poi c'è la lettura alfabetica: «doppia vi (o vu) ovvero vi (vu) doppia». Un noto cantante e attore americano sta girando un film con Altman; esce da uno studio, incontra un amico e gli fa un quiz: «Cosa credi che ci facessi, là dentro?» «Ti doppiavi (ti, doppia vi), Tom Waits». Maretta nel giro del Bloom- Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: America, Francoforte, Stati Uniti, Torino, Vercelli