GORILLA E' HOMO

GORILLA E' HOMO GORILLA E' HOMO CÉsk E' chi propone di Wf collocare in una ✓ «comunità di eguali» non solo tutti i membri della specie Homo sapiens, ma anche gli scimpanzé, i gorilla, gli oranghi e i bonobi (gli scimpanzé nani), estendendo anche a queste specie i diritti umani. Sembra una provocazione. Ma la proposta viene da una voce autorevole, da Peter Singer, il filosofo australiano che dirige il Centro di Bioetica umana alla Monash University di Melbourne. E' lui l'autore del celebre pamphlet Animai Liberation diventato il manifesto del Movimento per la Liberazione Animale. Esce ora II progetto Grande Scimmia curato da Singer e da Paola Cavalieri, direttore della rivista Etica & Animali. Un libro, destinato a suscitare non poche polemiche, in cui viene promulgata una sorta di carta per i diritti delle scimmie antropomorfe. In buona sostanza, la carta enuncia i diritti dei nostri pelosi cugini ma anche i nostri doveri nei loro confronti. Innanzitutto il diritto alla vita, ma anche il diritto alla libertà e la proibizione tassativa per gli uomini di esercitare su di loro qualsiasi forma di tortura o di sfruttamento. E sin qui penso che non ci siano obiezioni di sorta. Sono sempre più numerose le voci che si levano da ogni parte per stigmatizzare l'uso dei grandi primati soprattutto come cavie nella ricerca scientifica. Alla proposta di estendere alle grandi scimmie il nostro status morale e giuridico aderiscono una trentina di eminenti etologi, antropologi, psicologi, zoologi, filosofi, giuristi, ciascuno dei quali porta la propria testimonianza a favore delle grandi scimmie antropoidi. E sono nomi ben noti anche fuori dall'ambito strettamente scientifico, come quelli di Jane Goodall, che ha studiato per trentanni gli scimpanzé selvatici in Africa, di Franchie Patterson che riesce a conversare con il gorilla Koko, dei coniugi Fouts che fanno altrettanto con gli scimpanzé, di Lyn White Miles che «parla» con 1' orango Chantek, di ricercatori del calibro di Richard Dawkins, di Jared Diamond, di Robert Mitchell di Marc Bekoff ed altri. L'applicazione della carta significherebbe estendere alle scimmie antropomorfe gli stessi diritti che noi accordiamo ai bambini o agli adulti mentalmente handicappa ti. E siccome le scimmie non sono hi grado di difendersi dai soprusi, dovremmo accollarci noi questo compito, dovremmo fare noi gli avvocati difenspri d'ufficio,. L'uomo, si sa, è un animale presuntuoso e l'idea di essere messo in un fascio insieme con le scimmie, sia pure antropoidi, proprio non gli va a genio. Non possiamo recepire senza battere ciglio una proposta così rivoluzionaria, anche se la classificazione zoologica mette già insieme uomo, gorilla, scimpanzé e bonobo (lo scimpanzé pigmeo) nella supeifamiglia Hominoidea. Ma questo lo sanno soltanto gli addetti ai lavori. E' fuori dubbio che nell'ultimo mezzo secolo l'etologia ci ha rivelato che le grandi scimmie, geneticamente così vicine all'uomo, sono incredibilmente sensibili, sentono gioia e dolore, soffrono angosce, paura, depressione, hanno amicizie ed affetti. E' incredibile quanto questi nostri cugini ci assomiglino nelle passioni, nelle emozioni, nei sentimenti. E negli ultimi decenni, un'altra straordinaria finestra è stata aperta sulla loro mente con il boom delle scimmie «parlanti», una serie di esperimenti tuttora in corso che consentono la comunicazione, il dialogo scimmia-uomo. Tuttavia il Progetto Grandi Scimmie presta il fianco alle critiche. Intanto si può obiettare che la superfamiglia Hominoidea comprende non solo l'Homo sapiens, lo scimpanzé, il bonobo, il gorilla e l'orango, ma anche il gibbone e il siamango. Perché queste due specie di scimmie dovrebbero essere escluse dalla «comunità di eguali»? E poi, visto che ci siamo, perché non estendere i diritti umani anche ad altre specie intelligenti come i delfini, le balene, gli elefanti o i cani? Il progetto inoltre contempla la liberazioni: delle scimmie tenute in cattività negli zoo o nei laboratori e il loro reinserimento nell'habitat d'origine. Ma purtroppo l'esperienza ha dimostrato che un'operazione del genere raramente ha successo. E allora, stando così le cose, non sarebbe più saggio dire stop alla sperimentazione sulle grandi scimmie, trattarle con umanità e con rispetto, senza giungere però fino all'eccesso di considerarle addirittura «persone»? Altrimenti dovremmo attenerci all'arguto paradosso di Jared Diamond che suggerisce di chiamare 10 scimpanzé «Homo troglodytes» e l'uomo «il terzo scimpanzé»! Isabella Latte s Coifmann Peter Singer, Paola Cavaliere 11 progetto Grande Scimmia Theoria pp. 373. L. 48.000

Luoghi citati: Africa, Melbourne