LA TV DEGLI ANIMALI

LA TV DEGLI ANIMALI LA TV DEGLI ANIMALI L'Africa nei reportages di Folco Quilici PUÒ' un documentario trasferirsi sulla carta stampata, sia pure con l'aiuto di immagini? Può la parola che scorre fermarsi, la ripresa cinematica frazionarsi e immobilizzarsi nelle figure eli un libro? Sembrerebbe difficile: eppure proprio questo è l'ultimo successo del nostro piti grande documentarista culturale, Folco Quilici, che «traduce» nel volume L'Afiica i suoi reportages su quel continente. Il libro va letto così, immaginando di trovarsi dinnanzi a un grande schermo, su cui scorrono ambienti e figure. Ecco le distese del deserto e della savana, su cui passano a tratti branchi di animali selvaggi. Ecco le foreste, i fiumi e i laghi, dove sembra che la vita s'arresti e invece è intensa, non appena si indugi a osservarla. Ecco le città morte, che l'uomo ha abbandonato quando le forze della natura hanno sovvertito, spesso improvvisamente, un ordine millenario. Ma vediamo più da vicino alcuni protagonisti di quel mondo. Piccoli, gracili, i boscimani sanno SI dice Inghilterra e si pensa ai Kew Gardens, alle dimore patrizie immerse nei parchi, ai paesaggi eleganti, al «bird-watching» e all'amore per gli animali. Ma il rapporto degli inglesi con la natura era stato ben diverso fino agli albori della civiltà industriale. Alla fine del Seicento meno di un decimo del territorio dell'Inghilterra e del Galles era coperto da boschi coltivati. Gli alberi belli e grandi ma senza frutto dovevano essere abbattuti. Proprio nel Seicento fu onorato come un eroe il taglialegna che aveva raggiunto il primato di 30 mila querce. Gli inglesi erano tristemente famosi per la loro crudeltà verso gli animali, numerosissimi e onnipresenti (Carlo 11 giocava con i suoi cani nelle sedute del Consiglio) ma trattati in funzione della loro utilità. I cani tiravano l'aratro e quando non servivano più venivano impiccati. Migliaia di cavalli erano lasciati morire lungo le strade quando non reggevano più la fatica. In occasione delle grandi feste, tori e orsi venivano incatenati sulle piazze e latti dilaniare da cani feroci, aizzati da folle deliranti sotto gli occhi della famiglia reale. I combattimenti di galli erano attrazione comune nelle fiere; nel Seicento si svolgevano in apposite arene. Passatempo preferito di Elisabetta I era l'inseguimento del cervo con i mastini fino ad ucciderlo in prigionia con la balestra. La cattura degli uccellini canori con le reti era un divertimento popolare. I bambini venivano addestrati a uccidere galli e galline, immobilizzati nel terreno, colpendoli alla testa con i sassi. Keith Thomas, docente di storia a Oxford, ricorre a numerosi episodi minuti, tratti da cronache antiche, per ricostruire le diverse fasi di quella che fu una vera e propria ri- I pigmei vivono nella foresta, conoscono tutti gli animali, sanno le abitudini, i luoghi di passaggio, le migrazioni di ogni possibile preda. Su tali conoscenze basano la costruzione delle loro trappole; e dunque non è consigliabile addentrarsi là dove abitano, perché si potrebbe finire in una buca irta di canne affilate e velenose, o sentirsi crollare addosso un tronco d'albero pesantissimo. Meglio attendere, dunque, che siano i pigmei a uscire dalla foresta, armati dei loro piccoli archi, diffidenti ma anche disposti a convincersi delle buone intenzioni dei visitatori... Tra i personaggi piti caratteristici si annovera lo stregone, che incurante dei progressi della medicina (sempreché li conosca) continua a usare le erbe e gli infusi della sua resistere a disagi e fatiche. Silenziosi e apparentemente incapaci di esprimersi, hanno rivelato una sorprendente creatività, sia poetica sia figurativa. Onorano come genitrice la luna; ma non la pregano, perché non riconoscono negli esseri soprannaturali alcuna possibilità di intervento sugli uomini, né positiva né negativa. Singolare religione, non priva di una sua profonda dignità! Gli zulù, avversari tra i più fieri della conquista europea, hanno creato canti di guerra che ancora si possono ascoltare in Sud Africa: «La nostra pelle nera brilla al sole./La pallida tinta dei nemici, /colore della luna, non ha forza./Andremo loro incontro al brillare del sole,/non saremo schiavi della luna». Qui si vede che il colore bianco della pelle può essere elevato a simbolo di languore, di debolezza. bo dottrina tradizionale. La gente gli crede, e già questo conta; solo che lo stregone può anche condannare e uccidere, se la gente del villaggio 10 chiede in punizione di colpe vere o presunte. Non sentiamoci troppo diversi da quel mondo: anche da noi riti stregoneschi con esiti mortali sono accaduti recentemente. Ma l'Africa è anche il regno degli animali. L'astuzia della pantera, la paura che incute, la capacità di muoversi come l'ombra silenziosa, 11 coraggio nel penetrare nei villaggi, la forza e l'agilità ne fanno un «animale simbolico». Perciò gli uomini migliori di una comunità tribale vantano come propri i poteri del temuto e onorato felino; e l'uccisione di una pantera è di grande importanza, in quanto chi la uccide si convince di aver fatto suoi gli attributi dell'animale. L'ippopotamo, nella generale opinione, è un animale silenzio- Folco Quilici verdi, andamenti sinuosi. Gli inglesi amavano da secoli la rosa ma non molti altri fiori ornamentali. La nuova cultura dei giardini favrri la conoscenza e la diffusione di ortensie e di rododendri; seguirono fiori ed arbusti esotici, importati prevalentemente dall'Italia e dalla Spagna, in minor misura dalle Americhe, dall'Oriente e poi dall'Australia. Fecero fortuna vivaisti e maestri del giardinaggio: il capo giardiniere del duca di Leeds si presentava incipriato e abbigliato come il duca stesso. I marinai portavano da oltre oceano casse di piante e di semi. La prima grande spedizione per la raccolta di piante esotiche venne organizzata dal Giardino Botanico dei Kew Gardens, fondato nel 1759. Lo sviluppo spettacolare del culto del paesaggio e dell'arte dei giardini promosse una nuova produzione artistica ed editoriale. Sul finire del Settecento circolavano ben 600 trattati di botanica; tiravano migliaia di copie riviste come «Botanical Magazine», tuttora pubblicate. Nel corso del regno di Giorgio III fiorì il mercato delle «vedute di paesaggi», prevalentemente acquarelli e stampe di impronta romantica (Turner, Constatale). La «rivoluzione culturale» inglese stava maturando. Avrebbe raggiunto il culmine alla fine dell'Ottocento. Quando, sotto la spinta di artisti e intellettuali come William Morris, alberi, parchi, giardini, il paesaggio, salirono anche per legge ai primi posti nella gerarchia dei valori. Mario Fazio Keith Thomas L'uomo e la natura Einaudi pp.4/9, L. 75.000 so. Ma l'opinione è sbagliata, perché questo animale emette suoni sott'acqua, e quei suoni servono a richiamare i compagni. Per dimostrarlo basta immergere dei microfoni nei fiumi o nei laghi dove l'ippopotamo abita; e sembra di ascoltare vere e proprie «conversazioni», con toni ora pacati ora agitati, ora radi ora intensi. L'elefante si distingue per la sua natura pacifica. Due esemplari di questa specie vengono incontrati dal viaggiatore; ma non mostrano alcun interesse per lui, né per la macchina da presa che li può filmare senza difficoltà. Immobili l'uno di fronte all'altro, con le proboscidi attorcigliate e le grandi fronti accostate, si stanno corteggiando; dalle zanne ricurve, quando si toccano, viene un rumore stridente. Sembrerebbe questo, nell'insieme, un mondo senza storia, immerso in un etemo presente. Ma è tutt'altro che così, perché proprio in Africa sono state scoperte le più antiche impronte di esseri umani: sono piedi passati sulle ceneri di un vulcano oggi estinto, a Laetoli, poi mutate dalla pioggia in fango e poi ancora pietrificate dal sole in solido tufo. L'analisi al radiocarbonio di quelle orme dà una da¬

Luoghi citati: Africa, Australia, Galles, Inghilterra, Italia, Oxford, Spagna, Sud Africa