IL SEGRETO DI SALGARI

IL SEGRETO DI SALGARI IL SEGRETO DI SALGARI Nuova biografia del Capitano W* mente il carcere, poi la malattia, infine la grazia. Ora ha scoperto la scrittura, che non guarisce le ferite, ma le racconta. Le sue e quelle dei Ramon e dei Tomàs di tutta la terra. Ferite insanabili. Quando arriva in fondo al racconto Carlotto scrive «potrei dedicarmi alle sedute spiritiche; è un pezzo che voglio convincere la buonanima di Edward Hopper a infilarmi nel suo Nighthawks. Mi piacerebbe essere appoggiato al bancone di quel bar del '42 tra la macchina del caffè e la tizia con i capelli rossi. In silenzio, sobrio come un giudice, ad aspettare che la notte finisca». Ma se gli chiedi quando finirà risponde: mai. Poi ti parla di Silvia Baraldini e del nuovo libro che sta scrivendo, un giallo che parla dell'omicidio di una studentessa commesso a Padova nel 1976. A quel punto capisci che, anche dopo la grazia, è un uomo prigioniero. Prigioniero della sua storia. E che se riuscisse a entrare nel quadro di Hopper ci troverebbe la tizia rossa sgozzata e un poliziotto che lo dichiara in arresto e dovrebbe fuggire: a Parigi, in Messico, in un quadro di Magritte, in un incubo più accettabile. l'intiera opera e il Pascoli riceveva dalla "Tribuna" 500 lire (sempre annue) per i suoi articoli. Ottomila lire di allora equivalgono agli 80-90 milioni odierni, lo stipendio netto di un prefetto. I conti in rosso si spiegano con la scarsa o nulla attitudine ad amministrare di Salgari e con la malattia mentale della moglie, che prosciugò risorse a iosa». Fra Verona e Torino beccheggia il praho di Salgari: «Ho subito ricucito la stagione in riva all'Adige - spiega Gonzato -. Mi sembrava doveroso svelare finalmente il signore della fantasia alla sua città. A condurmi sul praho, venticinque anni fa, fu proprio l'apatia locale. Nessuno sapeva che il Cavaliere fosse sepolto qui. La sua tomba, alla periferia del cimitero, era abbandonata, la sommergevano le erbacce. A fatica ottenni la traslazione delle spoglie nel Famedio. Finché è "L'Eco di Bergamo" a scivolare sulla carta d'identità...». Che c'entra «L'Eco»? «C'entra, c'entra. Nel 1950 pubblicò un articolo categorico: "Salgari era una gloria milanese perché in questa città egli nacque il 25 settembre 1863". Tre errori in due righe: nacque a Verona il 21 agosto 1862. Ma lo svarione dell"'Eco" è uno fra i tanti, tantissimi equivoci consumati nel nome di chi allevò i terribili pirati». UVERONA LTIME notizie da Mompracem. Non proprio sull'isola, che c'era e che è scomparsa, forse affondata, forse nobilmente a riposo in fondo al mare, come un galeone a cinque stelle. No, le novità riguardano il padre di Sandokan, sfrondano la foresta che lo imprigiona, cosparsa di piante agiografiche e carnivore. Un ulteriore passo verso il cuore tremendista delle nostre Lettere, dopo la biografia arrembante, ad alta temperatura, di Giovanni Arpino e Roberto Antonetto. A compierlo {Emilio Salgari, Neri Pozza, pp. 212, L. 28.000) è Silvino Gonzato, giornalista (all'«Arena», responsabile delle pagine culturali) e scrittore (due titoli: La natura che ride e II califfo). L'imprimatur a questo omaggio è di Mario Spagnol, patron Longanesi (Neri Pozza ne è un satellite), già curatore impeccabile delle salgariane edizioni critiche uscite per i tipi di Mondadori. Una rivelazione, subito: «Gli editori - rifa le somme Gonzato non versavano cifre miserrime al romanziere. Bemporad gli passava 8 mila lire annue, quando Zanichelli offriva a Giosuè Carducci 5 mila lire per assicurarsi in perpetuo i diritti sul¬ La mansarda di Gonzato guarda sul campo dove si suicidò, impiccandosi a un gelso, Giacomo Bove, l'esploratore del Polo Artico. Una figura e un evento (il gesto ovviamente insano) che appassionarono Salgari cronista, di cui il neo biografo è collega postero (lui stesso, di recente, ha raccolto in volume le prove per 1'«Arena» dell'alter ego di Yanez, La tigre in redazione, Marsilio). Lapidi & crisantemi, dunque. E poi? Dove scovare, in loco, altre orme del capitano di gran cabotaggio «ad honorem» («ad honorem» perché capitano non lo divenne mai, così come il mare, e a bordo di un trabiccolo, lo affrontò una sola volta)? Bisogna ruotare intorno alla melomane piazza Bra. «Corso Portoni Borsari, 839: qui Emilio nacque, avverte una lapide voluta da Riccardo Chiarelli, padre di Renzo, vivente, autore di un falso salgariano, La figlia del Corsaro Verde. In realtà, secondo mie ricerche, vide la luce al numero 838. E' scomparso invece il Caffè Dante, che donò a Salgari una torta quando, in appendice alla "Nuova Arena", apparve La Tigre della Malesia. Al suo posto sorge ora un bar ristorante di non poche ambizioni». Le bottiglie affollate di messaggi inediti sul Cavaliere (ma di /'.'//! Da di AvVVi <J

Luoghi citati: Bergamo, Malesia, Messico, Padova, Parigi, Torino, Verona