UNA SIRENA SENZA CODA NELL'OMBRA DELLA VITA

UNA SIRENA SENZA CODA NELL'OMBRA DELLA VITA UNA SIRENA SENZA CODA NELL'OMBRA DELLA VITA Mariateresa Di Lascia, un romanzo morantiano MARIATERESA Di Lascia è morta precocemente, nel settembre scorso, a quarant'anni. Nel rimpianto degli amici che l'hanno conosciuta come militante del Partito radicale, impegnata generosamente sul fronte dei diritti umani e della difesa ambientale. Ma ora un altro rimpianto, più intenso e duraturo, si aggiunge per la scrittrice che ha avuto il tempo di rivelarsi soltanto con un romanzo postumo, Passaggio in ombra. Sì, come è già stato osservato, è un romanzo che fa pensare immediatamente a Elsa Morante, che respira consanguineità e gratitudine per la scrittrice di Menzogna e sortilegio; ma la cosa più sorprendente, a cinquant'anni di distanza, è che si sia sviluppato da quel seme come un fiore dotato tuttavia di una sua peculiare verità. E' un caso raro, che presuppone, nelle pagine di un libro letto con amorosi sensi, il disvelamento della propria vita e l'impulso a raccontarla: con diversi accidenti, nuovo coloriture del linguaggio e dell'anima, che non compromettono tuttavia la sostanza di una trama e di una legge: di un destino. Che cosa è mai questo «passaggio in ombra» se non un percorso bruciante tra menzogne e sortilegi? Chiara li rammemora nella sua casa deserta, ricolma di pezze e abiti usali che ha raccolto rovistando nei mercatini, ciarpame di tante esistenze malandate. L'asma le contende il respiro, la nevrosi la spinge sull'orlo di quotidiani abissi, la protegge appena il suo «canto di sirena senza coda»: incapace di nuotare tra i gorghi della vita, ma soltanto tra quelli del raccontare. I capitoli si succedono così come tante illuminazioni - ra. Quando ritorna, bello di fama e di sventura, è Chiara a esserne incantata, come se fosse un «magnifico paladino», non la madre, che si protegge con l'orgoglio e la diffidenza. Francesco appartiene a una razza scapestrata e velleitaria, ma nel fondo neghittosa e pusillanime, in cui il conformismo delle donne è il risvolto delle trasgressioni maschili. Nulla di così nuovo, per il nostro Sud, per un ambiente piccoloborghese, se non fosse la figura di Peppina, la vecchia zia. Per lei, per la sua condiscendenza visionaria, il sangue guasto dei D'Auria si imporpora di salute e nobiltà. E' sempre lì a vaticinare un futuro luminoso per la famiglia, e soprattutto per l'amatissima Chiara, la «principessa» chiamata a redimere lutti e sfortune con la sua grazia e intelligenza. Ed è sul versante di questa immaginazione fabulatrice, che si fa ricordare a ogni passo il libro della Morante, sia pure smorzato nel registro psicologico ed eluso in quello lin¬

Persone citate: Auria, Elsa Morante, Mariateresa Di Lascia, Morante