Parliamone«Il lettore è un panda non dargli Kit e Kat» di Giorgio Calcagno
Parliamone Parliamone IL LETTORE E' UN PANDA NON DARGLI KIT E KÀT Il E' un animale di cui si / occupa sempre meno l'ecologia letteraria, quasi indifferente alla sua sopravvivenza, anche se il Wwf ne ha denunciato più volte la minaccia di estinzione. E' il lettore. Critici, autori, consulenti editoriali si comportano a volte come se non esistesse. Ci sono intere biblioteche sulle operazioni dello scrivere, nulla su quelle del leggere. E dunque rivendichiamo i diritti di questo dileguante panda, al quale tutti credono di poter dare impunemente la caccia. Per fortuna c'è chi ha pensato di lanciare un manifesto in suo soccorso. «Dalla parte dei lettori comuni» si intitola il saggio di Vittorio Spinazzola apparso su Problemi, la rivista diretta da Giuseppe Petronio (editore Palumbo) che festeggia il centesimo numero. L'autore, attento da sempre ai temi della sociologia culturale, pensa a quel povero lettore medio, strapazzato da chi dovrebbe scrivere per lui, «considerato inesistente sul piano letterario e quindi indegno di venire assunto come oggetto di riflessione teorica». Per «la casta dei dotti» il solo lettore che conta è quello appartenente alla corporazione, elitario al punto da sfumare nell'inesistente. Eppure «viene dato per certo che solo di costui vale la pena di occuparsi, analizzandone le reazioni di fronte alla pagina scritta». Il critico di formazione marxista si batte in difesa degli altri: quei dimenticati, vilipesi, irrisi lettori che, da sempre, tengono in piedi l'impalcatura del teatro editoriale. E, già che c'è, difende anche le loro scelte, non importa se guardate con disgusto dai dandy di salotto. «E' un bieco pregiudizio aristocratico, ritenere che la letteratura sia fatta solo delle opere che hanno il beneplacito dei letterati». La critica cominci a pensare anche alle opere basse, al romanzo popolare, di cui i letterati si vergognano quasi quanto i lettori si appassionano. Contro «la boria dei dotti» si prenda in esame, se si vuole essere obiettivi, «tutto ciò che abbia avuto un successo di lettura». Caro Guglielmi, è inutile che lei si occupi dei suoi neòteroi, se ignora Stephen King e Luca Goldoni. Caro Magris, lasci i suoi mitteleuropei a quegli emunctae naris delle edizioni Adelphi e passi a Barbara Cartland che è molto più seria. Tutto giusto, tutto bene. Riscriviamola, finalmente, questa storia letteraria, partendo dalle classifiche dei più venduti, che fanno tanta rabbia agli snob. Pensiamo a questo lettore, ingiustamente relegato in serie B, che ha contribuito a proiettare nel firmamento dei best seller tanti valori negletti dall'accademia. Chissà che i critici, gli scrittori, gli editor, a un certo punto, non si accorgano di dover lavorare anche per lui. Ma se fosse proprio lui, derelitto lettore comune, a protestare? Se oltre la boria dei dotti, si seccasse di dover subire anche l'accondiscendenza dei nazional-popolari? Non esiste un lettore tipo, avverte Spinazzola. Giusto. «L'io leggente è un individuo dotato di una sua fisionomia irripetibile e quindi portato a reagire in maniera propria, autonoma, agli stimoli che gli vengono dal mondo della scrittura». Detto benissimo. E se questo lettore non comune si rifiutasse di essere trattato a Blue Moon? Se il panda, prima di scomparire, volesse assaggiare ancora, per l'ultima volta, il cibo della foresta anziché il kit e kat del supermercato? Giorgio Calcagno
Persone citate: Barbara Cartland, Giuseppe Petronio, Guglielmi, Luca Goldoni, Magris, Stephen King, Vittorio Spinazzola
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