Spettacolo in crisi, anzi in agonia

Spettacolo in crisi/ anzi in agonia Debiti crescenti, sale al freddo e il cinema conta i disoccupati: 45 per cento in più Spettacolo in crisi/ anzi in agonia A volte mancano persino i soldi del riscaldamento ROMA. Mai come adesso l'«impresa spettacolo» si è trovata sull'orlo di una crisi che rischia di compromettere l'occupazione nell'intero comparto. I bilanci delle compagnie di prosa, dell'industria cinematografica, degli enti lirici, dei complessi musicali e degli spettacoli viaggianti sono in rosso, indipendentemente dall'andamento del «botteghino», perché le sovvenzioni governative sono congelate, comprese quelle già fissate sulla carta. «Non vogliamo sottrarci ai sacrifici che l'attuale governo ha richiesto a tutti i cittadini - sostiene David Quilleri, presidente dell'Associazione generale dello spettacolo -. Ciò che ci preoccupa, perché rischia di provocare la chiusura delle imprese e nuova disoccupazione, è la tardiva nomina di un referente governativo per lo spettacolo. Un vuoto di potere che aggiunge difficoltà a difficoltà». La nomina, secondo alcune indiscrezioni provenienti da Palazzo Chigi, dovrebbe però avvenire entro la settimana. La mancata designazione governativa ha bloccato il lavoro delle commissioni che devono fissare le sovvenzioni per il teatro, la musica, il cinema e gli altri settori. «Nel frattempo - osserva un vecchio amministratore teatrale gli attori, in certi casi, sono costretti a recitare in teatri non riscaldati e minacciano di abbandonare gli spettacoli, anche perché le banche non sono più disponibili a concedere ulteriori prestiti. D'altra parte il governo, salvo deroghe, ha bloccato fino al prossimo dicembre gli impegni di spesa. Il blocco delle sovvenzioni è traumatico a causa della lievitazione degli interessi passivi». Per le stesse ragioni il Centro Sperimentale di Cinematografia si trova costretto a chiedere agli insegnanti di andare avanti senza la certezza della retribuzione. Negli ultimi mesi il Comitato di selezione dei film che possono accedere al Fondo di garanzia pei- le opere di qualità, si è riunito 17 volte ed ha espresso pareri positivi su 54 dei 72 progetti esaminati, ma finora i mutui non sono stati erogati dalla Bnl. Nel settore cinematografico italiano la disoccupazione è aumentata nell'ultimo anno del 45 per cento. Le banche sono molto restie a concedere prestiti e se lo fanno richiedono forti interessi, poiché non hanno la certezza della data prevista per il rientro. «A questa triste realtà - dice Quilleri - c'è da aggiungere per il 1995 un taglio, a stagione avviata, di 50 miliardi che si ripercuoterà sui bilanci delle imprese. E poi si parla di un altro taglio di cento miliardi per il 1996. Come si fa ad andare avanti? Il Fondo unico dello spettacolo verrebbe praticamente dimezzato rispetto all'originario proposito del legislatore. Calcolando l'inflazione il Fus destinato all'incremento delle attività culturali oggi dovrebbe essere di oltre 1200 miliardi, mentre per il 1996 si parla di una disponibilità poco superiore ai 700 miliardi». L'emergenza spettacolo è stata discussa da registi, attori, autori. Fra questi c'erano Alessandro Haber e Gillo Pontecorvo. Ernesto Baldo Gillo Pontecorvo

Persone citate: Alessandro Haber, David Quilleri, Ernesto Baldo, Gillo Pontecorvo, Quilleri

Luoghi citati: Fondo, Roma