Di Pietro nei misteri della Uno bianca

Blitz a Bologna e Rimini per la «Commissione stragi»: voglio documentarmi sui tempi e sull'azione della banda Blitz a Bologna e Rimini per la «Commissione stragi»: voglio documentarmi sui tempi e sull'azione della banda Pi Pietro nei misteri della Uno bianca «Indaga sul ruolo degli apparati dello Stato» RIMINI DAL NOSTRO INVIATO Arriva Antonio Di Pietro per la Uno bianca. Passa a Bologna, corre a Rimini e toma indietro. Neanche un salto alla questura di Bologna, e chissà quanto c'è di intenzionale in questa scelta. Alle 9,55 entra accompagnato dalla scorta nel palazzo del tribunale. Alle 16,40 è a Rimini e sale le scale del palazzo di giustizh. Esce dopo tre ore. Franco Battaglino, procuratore capo: «La sua attenzione si è puntata soprattutto sulla natura della criminalità dei Savi». Parole un po' sibilline, forse per spiegare che a Di Pietro interessa soprattutto il terzo livello, quello dei misteri che possono coinvolgere anche apparati dello Stato. Roberto Paci, il sostituto che coordina le indagini di Rimini, commenta così: «Lui non parla, ascolta». Raccoglie verbali, interrogatori, anche articoli di giornale. E fotocopia tutto. Si studierà con calma questo faldone. Gli hanno presentato Pietro Costanza e Luciano Baglioni, i due poliziotti che da soli scoprirono i Savi, e che la Commissione stragi vuole ascoltare nei prossimi giorni. E poi il loro superiore, Oreste Capocasa, dirigente della Mobile, vecchia conoscenza per Tonino, magistrato più famoso d'Italia. Erano compagni di corso, nella polizia, anno 1979, a Roma. Si sono abbracciati, si sono fatti i complimenti: «Non sei ingrassato per niente», ha sorriso Di Pietro. «Pu¬ re tu, sei sempre uguale», ha risposto Capocasa. A Bologna, invece, aveva dedicato tutta la mattina. L'applauso degli impiegati che lo aspettavano nel cortile, e poi su di corsa al secondo piano, dove l'ha accolto il procuratore capo Gino Paolo Latini. Da Latini sono entrati i 5 sostituti che seguono i vari filoni delle inchieste sulla Uno bianca: Giovagnoli, Giovannini, Musti, Serpi e Spinosa. Di Pietro avrebbe fatto molte domande, spiegando di aver fretta perché entro aprile deve preparare una relazione per la Commissione stragi. Dopo la visita in procura, il supermagistrato avrebbe dovuto incontrare nella questura di Bologna gli inquirenti riminesi. All'improvviso, però, ha cambiato programma, e la decisione ha provocato un po' di trambusto. Di Pietro avrebbe spiegato che il suo compito è quello di documentarsi sui tempi e le modalità di azione della banda. La Commissione intende ricostruire globalmente il fenomeno criminale, «ma vuole evitare sovrapposizioni di indagini». Il magistrato e stato informato dei contrasti di opinio¬ ne tra gli inquirenti bolognesi e quelli riminesi: secondo i primi, il caso è ancora lontano dall'osseirisolto, per gli altri, invece, dietro ai fratelli Savi e ai loro complici già scoperti non c'è più nessuno. Alle 19,40 Di Pietro esce dal palazzo di giustizia di Rimini e sfugge l'assedio dei cronisti. Se qualcosa cambierà davvero nelle inchieste, lo sapremo nei prossimi giorni, che sono pieni di appuntamenti per la Uno bianca. Tra oggi e domani, Paci presenterà i rinvìi a giudizio per le 31 indagini che coordina. Per venerdì ha annunciato una conferenza stampa. Il 30 marzo i tre fratelli dovranno deporre a Rimini nel processo per le rapine ai caselli autostradali, che vede dietro il banco altri imputati. E il 6 aprile a Pesaro udienza del gip per altre rapine e omicidi. In aula di nuovo i 3 fratelli. Ma qualcuno fra i testimoni aveva parlato per quei fatti anche di una donna bionda. Chissà che non arrivino colpi di scena. [p. sap.l Alberto: i miei fratelli? Sono due pazzi Io, invece, non merito grandi sofferenze «La cosa più importante per lei è soddisfare la sua vanità» «E' sempre stata disonesta con me Spero che si faccia molti anni di galera» Sopra, Antonio Di Pietro Accanto, la lettera di Savi ai genitori A sinistra, Eva Mikula in aula e il suo ex compagno Fabio Savi