Si uccide perché sieropositivo
Si uccide perché sieropositivo Si uccide perché sieropositivo La fidanzata: è stato il plasma infetto NAPOLI. Ammalato di Aids per una trasfusione. Al terribile verdetto delle analisi aveva reagito con coraggio, tanto da dedicarsi con passione allo studio, all'amore per una ragazza, alla solidarietà per gli emofiliaci come lui. Ma la partita con la vita lo ha visto soccombere ieri pomeriggio, quando si è ucciso lanciandosi nel vuoto dalla finestra della sua abitazione, nel rione Loggetta a Napoli. Ferdinando Ambrosio, ventottenne studente universitario, e stato sopraffatto dall'improvvisa convinzione di non farcela: il virus dell'Aids, ormai conclamato, non gli avrebbe consentito di portare a termine gli studi e, soprattutto, gli avrebbe impedito di sposare la fidanzata, Maria Isabella Gonzales, una ragazza spagnola conosciuta due anni fa. E' lei a raccontare la morte di Ferdinando, un nuovo doloroso atto di accusa alla malasanilà: «E' stato ucciso da uno Stato che con grave ritardo ha cominciato il controllo sugli emoderivati». Emofiliaco dalla nascita, Ferdinando Ambrosio si sottoponeva periodicamente alle somministrazioni di prodotti emoderivati. Dodici anni di terapie all'ospedale Vecchio Pellegrini, poi sei anni fa lo ricove- rano al centro specializzato in malattie infettive «Cotugno» per una epatite virale. Il responso delle analisi è come un pugno da ko: il giovane è sieropositivo, ha contratto il virus dell'Hiv quasi certamente durante una delle mille trasfusioni fatte fino al 1987, quando regnava l'assenza assoluta di controlli sugli emoderivati. Ferdinando comunque non si abbatte, reagisce anzi con una forza d'animo impensabile per chi ha la consapevolezza che ormai da un momento all'altro la malattia può presentargli il conto. S'iscrive alla facoltà di Sociologia, si dedica agli amici, conosce Maria Isabella che diventa la sua fidanza¬ ta. Ma non dimentica chi soffre delle sue identiche sventure, impegnandosi a tempo pieno nelle attività dell'Associazione napoletana degli emofiliaci, organismo del quale diventa tesoriere. In questo lavoro si mette in luce per capacità e intraprendenza, riuscendo a raccogliere ingenti somme di denaro dalle banche e dal volontariato. «La sua grande forza di volontà spiega Maria Isabella - unita ad un fisico di atleta gli avevano sempre consentilo di andare avanti». Ma improvvisa e crudele sopraggiunge la catastrofe. Questa si annuncia quando i medici stabiliscono che ormai e affetto da Aids conclamalo, anche se i sintomi della malattia non sono ancora evidenti. Ferdinando, che è curato con somministrazioni del farmaco Azt, cade in uno stato di profonda depressione, tanto che i medici del Vecchio Pellegrini pensano di affidarlo ad uno psichiatra. Ma forse la decisione di farla finita Ferdinando l'ha già maturata. Così ieri pomeriggio mentre è in casa con la madre e la fidanzata, si allontana, va in cucina e si lancia dalla finestra, morendo sul colpo. La notizia della morte di Ferdinando ha gettato nello sconforto quanti gli erano accanto nell'Associazione di emofiliaci. «Era il nostro motore organizzativo, pieno di vita. In questi giorni era particolarmente impegnato per un convegno che avevamo organizzato per domenica prossima a Napoli», ricorda il segretario dell'Associazione. 11 professore Raffaello De Biasi, primario del Centro per emofiliaci, che ha avuto in cura il giovane, sottolinea come quello di Ferdinando Ambrosio non sia un caso isolato. «In passato - ricorda - cinquanta emofiliaci sono deceduti dopo aver contratto l'Aids per le somministrazioni di emoderivati non testati». Enzo La Penna Una scena tratta dal film «Philadelphia» che ha per protagonista un malato di Aids
Persone citate: Cotugno, Enzo La Penna, Ferdinando Ambrosio, Maria Isabella, Maria Isabella Gonzales, Raffaello De Biasi
Luoghi citati: Napoli
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