Par condicio, soluzione al fotofinish di Maria Grazia Bruzzone

F INFORMAZIONE E POLITICA Si cerca in commissione una «più ampia maggioranza». E domani al via la campagna per le amministrative Par condicio/ soluzione al fotofinish // ministro Gambino: studierò altre modifiche F ROMA ALLISCE il blitz della nuova maggioranza sulla par condicio. 11 ministro Gambino presenta in Commissione un testo con molte novità, sul fronte degli spot elettorali ma non solo, per venire incontro alle varie obiezioni mosse in questi giorni. E progressisti, popolari, Lega, incalzati da Rifondazione, e forti dei numeri, orano anche pronti a dare il loro assenso affinché Gambino potesse portarsi via il testo in Consiglio dei ministri c trasformarlo in decreto legge in tempo por l'inizio della campagna elettorale delle regionali, che comincia oggi. Ma il ministro, che ha sempre chiesto una larga convergenza del Parlamento, non ha voluto forzare ia mano. «Non si è registrata sul merito una convergenza sufficiente a tradurre immediatamente il disegno di legge in decreto», ha detto uscendo dalla commissione Affari Costituzionali dove dalle 9 di mattina andava avanti il dibattito. Il presidente Gustavo Selva, di An, ha apprezzato. E tutto è rinviato a oggi, con le duo maggioranze» la vecchia e la nuo- va, che si guardano in cagnesco. E il ministro che a questo punto ipotizza la possibilità di far passare solo la parte «sanzionatoria», lasciando per il resto in vigore la vecchia legge 515. Gambino era intervenuto per primo a illustrare la nuova versione della par condicio. Sulla controversa questione della pubbli¬ cità politica, in tv e sulla stampa, ci sono due ipotesi. ( 1 i Spot «obbligatori e gratuiti» sulla Rai e «facoltativi» per tv private e giornali, a costo di trasmissione (o di pubblicazione), ma fino a 21 giorni prima del voto. Oppure (2) spot vietati per la Rai e a costi normali, con eventuali sconti a tutti, sulle tv private e sui giornali, fino al 31° giorno. Inoltre: in ogni caso non sono più vietati gli spot comparativi. Il testo parla invece di divieto di «prospettazioni informative (sic) false, set; • o slogan denigratori o che usino tecniche atte a suggestionare gli elettori promuovendo un'immagine negative dei competitori». Più in generale, è abolito ogni ruolo dell'Autorità Antitrust (quella di Amato, che aveva manifestato il suo dissenso). Il giurì «deontologico» da parte dell'Ordine dei Giornalisti non è più «istituito» ma è una «facoltà». I provvedimenti d'urgenza del Garante scattano dopo 48, e non dopo 36 ore e non comportano più la «sospensione della concessione» ma «l'inibizione della programmazione». In più, contro quei provvedimenti si può ricorrere al Tar e il ricorso sospende il provvedimento, ma il Tar deve pronunciarsi «entro le 24 ore successive». Insomma, un bel pacchetto di modifiche, oltre alle quali progressisti e compagni riescono a ottenere che gli spot vadano in onda «in spazi separati da quelli commerciali», il politico distinto dall'assorbente e dal dentifricio. Ma il Polo insiste nel suo niet. Alle 6 della sera Francesco Storace lascia la commissione, convinto che il decreto non si farà. Elenca i punti di dissenso. «I sondaggi vietati dal 21° giorno, i talk show lasciati "all'arbitrio dei conduttori", per non parlare degli spot». Per il portavoce di An la gratuità degli spot Rai «sarebbe una sorta di finanziamento ai partiti». E ancora: «E' vietata la pubblicità comparativa che parla dell'avversario, ma chi stabilisce se è informazione o denigrazione, se dico che Bossi è un traditore?». Controbatte Paissan: «Vogliono che nei talk show siano i politici a imporre gli ospiti, una cosa inaccettabile». Rifondazione intanto tenta di far la voce grossa. «D'Alema potrebbe alzare il telefono e far lavorare Dini a un sistema di regolo per l'informazione», manda a dire Cossutta. E Bertinotti aggiunge: «Si potrebbe far tutto rapidamente con un decreto». E i progressisti ci provano, forti della nuova maggioranza. «Se non si arriverà a un'intesa sul nuovo testo, giovedì prossimo andremo in aula, prima delle pensioni. E non faremo nessuno sconto. Peggio per loro. E più si andrà avanti, più tempo ci sarà per le pensioni». Ma la forzatura non produce l'esito voluto. Il round se lo aggiudica il Polo. Il decreto per ora non si fa. Maria Grazia Bruzzone Il ministro Gambino

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