«Qualcuno ha speculato»

6 «Qualcuno ha speculato» Fininvest: mai avuto conti in marchi UN GIALLO SUI CAMBI IROMA L sospetto è di quelli infamanti: venerdì scorso, poche ore prima dell'annuncio di Berlusconi («votiamo no alla manovra»), una società (del gruppo Fininvest?) avrebbe speculato sulla nostra moneta, vendendo lire contro marchi e poi rivendendo di nuovo la valuta tedesca. Il valore dell'operazione? Niente male: centinaia di miliardi. Il sospetto è contenuto in quattro interrogazioni al governo presentate ieri mattina dal progressista Antonello Falomi, da nove leghisti (primo firmatario Mario Borghezio), dal comunista Sergio Garavini e dal verde Alfonso Pecoraro Scanio. E ieri, in serata è arrivata la risposta della Fininvest, all'unico interpellante - il verde Pecoraro - che aveva citato esplicitamente Berlusconi: «La domanda di Pecoraro su quanti conti in marchi abbia il gruppo Berlusconi ha una sola risposta: zero conti in marchi, come zero è il voto che merita l'onorevole». E ancora: «la Fininvest è in posizione di neutralità verso gli sbalzi valutari della nostra divisa in quanto, da più di un anno, e prassi della Fininvest coprire sul mercato dei cambi a termine le proprie esposizioni in valuta estera». In realtà, nelle interrogazioni, nessuno osa alludere esplicitamente al gruppo Fininvest, anche se nei corridoi di Montecitorio s'inseguono delle voci destinate a non trovare conferme neanche negli interpellanti. Antonello Falomi, nella buvette di Montecitorio, spiega così il caso da lui sollevato: «Io nell'interrogazione non ho fatto alcun riferimento, anche se sento dire che circola il nome di una società. Ma vorrei fosse chiara una cosa: sono à disposizione di qualsiasi magistrato per chiarire quali siano le fon¬ ti dalle quali ho attinto per presentare l'interrogazione». Il presunto caso di speculazione, per la prima volta, fa capolino tre giorni fa sulle colonne dell'a-venire. Infatti il giornale dei vescovi italiani, nel numero in edicola sabato scorso, scriveva tra l'altro: «Cinque minuti prima che venisse diffuso il comunicato anti-manovra del Polo sareb¬ be arrivata una telefonata alla sala operativa di una delle principali banche di Milano e la voce da Roma informava: il Polo voterà no. In teoria ci sarebbe stato tutto il tempo di compiere massicce operazioni su marchi e Btp». Fin qui il giornale dei vescovi. Ieri mattina, senza alcun coordinamento tra loro, quattro parlamentari anti-Berlu- sconi hanno fatto partire le loro interrogazioni. La più articolata è quella di Falomi, già ghost-writer di Achille Cicchetto. Oltre a chiedere se siano vere le notizie apparse sull'Avvenire, il senatore progressista chiama in causa «notizie che circolano negli ambienti finanziari londinesi», secondo le quali «la mattina del 3 marzo un grande gruppo imprenditoriale italiano avrebbe in più riprese - ed utilizzando più intermediari - venduto lire contro marchi per alcune centinaia di miliardi». Le operazioni si sarebbero svolte, secondo le notizie di Falomi, nella giornata di venerdì, tra l'intervento di Dini al Senato (le 11 del mattino) e il no del Polo, arrivato alle 17,25 con un lancio dell'agenzia Asca. E così, le tre interrogazioni sono concordi nel chiedere al governo e alla Consob se, in parallelo con la caduta della lira, ci siano stati «casi di insider trading», cioè utilizzo di notizie riservate con fini speculativi. [f. mar.] H UHI Sergio Garavini

Luoghi citati: Milano, Roma