In passerella sfila la donna del boss di Antonella Amapane
Milano, Isabella Rossellini e Naomi Campbell in pelliccia, sottoveste e scudiscio Milano, Isabella Rossellini e Naomi Campbell in pelliccia, sottoveste e scudiscio In passerella sfila la donna del boss Atmosfere siciliane da anni 60per Dolce e Gabbana MILANO DAL NOSTRO INVIATO Di fronte alle «vedove bianche» di Dolce e Gabbana, capitanate da Isabella Rossellini, cederebbe anche il giudice Caselli. Carmelina-Naomi, Concetta-Nadya, Santuzza-Jasmeen corromperebbero chiunque. La sicilan-story continua. Questa volta i due hanno fatto una puntigliosa ricerca a Palermo, fra le immagini della Publifoto, custodite nell'archivio di via Maria Nostabile, di fronte all'«Ora». Gli scatti dei processi storici dove comparivano le donne dei mafiosi hanno acceso la fantasia degli stilisti. Eccolo in pedana l'identikit di quelle signore Anni Sessanta, ovviamente rivedute e corrette, ma ben riconoscibili. Accessori di base: sigaretta fissa fra le dita, chioma cotonata coperta da un fazzoletto scuro, occhialoni neri, catenina col crocefisso, tacchi a stiletto, gambe nude. E poi: pelliccia di astrakan stretta in vita da cui occhieggiano trasparenti sottovesti che velano appena la biancheria in pizzo nero. «Con questo collaudato armamentario le vedove bianche si buttavano ai piedi dei giudici implorando clemenza per i mariti in galera. In cambio offrivano i loro favori», raccontano Dolce e Gabbana che in questa collezione sensualissima hanno rispolverato antiche e complicate tecniche, un tempo usate dai sarti, maschili sulle silhouette femminili. Tessuti doppiati, orli sopra al ginocchio per «rendez-vous» amorosi a doppio senso: «Vado dal sarto, dicevano le donne verso le quattro del pomeriggio e poi sparivano...... Veri visoni e reti a zanzariera punteggiano un sex appel al cubo, dedicato a «gatte morte» col vizietto di brandire uno scudiscio. Un dettaglio sadomaso? «No. Una frustata simbolica a quelle tipe che vanno in giro vestite come pagliacci pensando di essere alla moda. Essere trendy oggi è out. Abbiamo scelto di gareggiare fuori concorso», spiegano ben sapendo di essere così controtendenza da diventare il massimo dell'attualità. Ma con quel frustino la Rossellini - confessa - punirebbe tutti gli ex mariti. Isabella, che sta girando un film sulla vita di Beethoven, «Immortai Below», dice: «Finalmente sono dimagrita, pensate che hanno dovuto restringermi un paio di calzoncini che doveva indossare Carla Bruni. Sono così felice che ho perfino telefonato a Carla per dirglelo». Niente fuffa da Dolce e Gabbana, dove al di là delle trovate finalmente parlano i vestiti, costruiti con estrema abilità e mettibilissimi. Lo stesso non si può dire di Callagan, adesso disegnata da un confuso Scott Krolla, famosissimo a Londra otto anni fa, che assembla tessuti di varia natura con risultati discutibili e tristi. Per sorridere bisogna rivolgersi ad Angela Missoni, spiritosa nel creare una serie di maglioni-fumetto dedicati alle pupe dei super eroi. Donne coloratissime, corredate di video al fianco per illustrare in maniera diversa i temi della collezione. Ieri lo staff di Moschino si è riconvertito alla vecchia formula del defilé. Gli eredi dello stilista volevano mostrare da vicino che la qualità del prodotto non è venuta meno. Insieme con i capi storici scorrono nuove gag, spesso indossate da Carmen, una ex top, ora settantenne. «Tubino or not tubino» recita una scritta sul vestito nero, modello «Colazione da Tiffany»; «Kimoto» è lo slogan del kimono-chiodo di seta. E via con le provocazioni. Il finale è commemorativo, nostalgico negli eloquenti abiti stampati a nuvola da cui spuntano le ali. Dopo soltanto due giorni si incominciano a individuare le indicazioni pilota. Si parte dai vertiginosi tacchi a stiletto e si arriva alle ritrovate pellicce vere. Queste scaldano i cappotti di alpaca albina di Antonio Fusco, il perfezionista del classico che adopera soltanto materiali pregiati; ma finiscono anche a mò di sciarpetta o colbacco sulle «mise» da bersagliera di un avanguardista come Laurence Steele. L'effetto lucido domina gli abiti in seta, spesso trattati con astuzie tecno-industriali: Etra ricopre certi capi con una lamina spatolata che li rende cangianti e leggerissimi. Dubbi a profusione sulle lunghezze degli orli. Le mini latitano, ma non da Anna Sui. La stilista sinoamericana - ora firma dell'azienda italiana Gilmar - le rilancia più ridotte che mai. Forse per corroborare un guardaroba striminzito, dalle dimensioni bonsai, fitto di rosso e fantasie maculale. Amatissima da Madonna e Mick Jagger, la Sui per presentare la nuova linea ha ricostruito a Milano la sua casa di New York. Con tanto di mobili laccati neri e rossi, realizzati da un'industria di Pesaro che li disegna per Gheddafi. Antonella Amapane Un' abito presentato ieri alle sfilate di Milano da Dolce e Gabbana. A sinistra Naomi Campbell bacia Domenico Dolce
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