Travolti dalla slavina killer

Cortina, li hanno trovati abbracciati sotto la massa di neve Cortina, li hanno trovati abbracciati sotto la massa di neve Travolti dalla slavina killer Muoiono un bambino e il maestro di sci CORTINA D'AMPEZZO. Li hanno trovati abbracciati, sotto la valanga che li aveva travolti c soffocati. Un bambino modenese di'10 anni, Massimo Giacobazzi, e il suo maestro di sci, Arturo Zoldan, di 27 anni, di San Vito di Cadore, sono morti ieri schiacciati da una slavina, nella parte alta della pista Vitelli sul monte Faloria, tra le più frequentate dagli sciatori, realizzata perle Olimpiadi del 1956. Il piccolo Massimo era il figlio dell'imprenditore modenese della ceramica Dante Giacobazzi, noto in tutto il mondo per le piastrelle «Ragno». La tragedia è accaduta alle 15,20. Il maestro di sci e il piccolo allievo, che da anni prendeva lezioni da Zoldan, si erano allontanati di pochi metri dal percorso per fare un po' di fuori pista. In quel momento nella zona c'erano pochi sciatori. La massa di neve, profon¬ da 30 metri e di almeno 50 metri quadrati, li ha travolti. Per primo è accorso un maestro di sci cortinese, Luca Magro, che con il telefono cellulare ha dato l'allarme chiamando i soccorsi, poi è arrivata una pattuglia di carabinieri in servizio nella zona e infine altri sciatori. Tutti hanno cominciato a scavare con le mani per cercare di liberare i corpi dalla neve, in una lotta disperata contro il tempo. Poi sono arrivati i militari della guardia di finanza, con i cani da valanga, e l'elicottero del Suem. Con l'aiuto delle sonde, venti minuti dopo, il maestro di sci e il piccolo Massimo sono stati localizzati ed estratti dalla neve. Erano a faccia in giù, ormai cianotici, le braccia di Arturo Zoldan sopra il corpo del piccolo allievo, in un tentativo di estrema e purtroppo vana protezione. I tentativi di rianimazione compiuti dai medici del soccorso sono stati inutili, così come il volo in elicottero all'ospedale. Massimo, che tornava a Cortina ogni inverno, da qualche giorno si stava perfezionando con Zoldan, uno dei maestri di San Vito di Cadore. Era una giornata bella, calda. Ma durante la notte la neve era caduta per ore, facilitando la formazione di quella che viene chiamata neve polverosa. Le piste cortinesi, complice la domenica, erano gremite di gente, soprattutto alla Vitelli, un percorso da non perdere per chi ama sciare, due chilometri di «nera», il grado di difficoltà più elevato. Si scende da 2360 metri fino al Rio Gere, strada che va al passo delle Tre Croci. La lezione di Massimo comincia alle 14,30. La pista, nonostante la neve caduta nella notte, è ben battuta. Si scende bene, in velocità. Gli sciatori arrivano l'uno dopo l'altro come proiettili. Il maestro ha deciso di spostarsi di qualche metro fuori dalla pista, forse per far riposare il bambino, forse per fargli fare un po' di fuori pista in un tratto ritenuto comunque non pericoloso. Una decina di metri a destra rispetto al percorso principale. Arturo Zoldan e Massimo erano fermi in una zona dove il sole non arriva. Il silenzio è improvvisamente spezzato da un rumore sordo, che viene dalla cima della montagna. Zoldan capisce che cosa sta per accadere, fa in tempo a vedere la massa scendere verso di lui. E si lancia sul piccolo Massimo nel tentativo di fare da scudo con il suo corpo alla valanga. Arturo Zoldan era considerato un maestro esperto. Fra tre mesi si sarebbe sposato. Maria Grazia Raffele Stavano facendo una discesa fuoripista Massimo, 10 anni, è figlio dell'industriale della ceramica Dante Giacobazzi Una veduta di Cortina, sulle sue piste si è consumato il dramma

Luoghi citati: Ampezzo, Cortina, Rio Gere, San Vito Di Cadore