Pace istriana tra Roma e Zagabria

Il governo croato assicura che restano inalterati i diritti della nostra comunità Il governo croato assicura che restano inalterati i diritti della nostra comunità Pace istriana tra Roma e Zagabria E la Agnelli: la Slovenia non potrà barare ZAGABRIA. Il governo croato ha rassicurato l'Italia che la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato 18 degli articoli dello Statuto della Regione Istria non intaccherà i diritti acquisiti dalla minoranza italiana. L'assicurazione è contenuta in un comunicato congiunto diffuso sabato in tarda serata al termine di una riunione della Commissione italo-croata tenuta a Zagabria nella sede del ministero degli Esteri. La delegazione italiana era guidata dall'ambasciatore Vincenzo Manno, quella croata dal viceministro degli Esteri Smiljan Simac. Per illustrare alla parte italiana i contenuti della sentenza ha partecipato ai lavori anche il giudice della Corte Costituzionale Vclimir Belajec. All'inizio della riunione il ministro degli Esteri Mate Granic è andato a salutare la delegazione italiana. Si è trattato di una riunione straordinaria della Commissione, motivata dalla preoccupazione dell'Italia per la sentenza del 2 febbraio della Corte Costituzionale croata che ha abrogato 18 degli articoli dello Statuto della Regione Istria. Tra le altre sono state abrogate norme sul bilinguismo - non riconoscendo alla lingua italiana «pariteticità» con la lingua croata - e sul diritto di consenso degli italiani su leggi che riguardano questioni etniche. Più che contro la minoranza italiana, la sentenza colpisce certe prerogative che la Regione Istria si era data, competenze che, secondo la Corte, sono dello Stato e non possono essere decise dalle Regioni. In questa contesa, però, è stata in parte la comunità italiana a farne le spese. Nella riunione di sabato il governo croato «ha assicurato - si legge nel comunicato congiunto che la sentenza non interferirà in nessuno dei diritti acquisiti dalla minoranza italiana». E soprattutto ha assicurato «l'applicazione dei principi contenuti nel memorandum firmato dall'Italia e dalla Croazia il 15 gennaio 1992 che sinora ha prodotto effetti legali come un trattato internazionale». Il memorandum fu siglato al momento del riconoscimento della Croazia e della Slovenia da parte dell'Italia e conteneva l'impegno a trattati bilaterali per la tutela della minoranza italiana nei due Paesi. Il memorandum era aperto alla firma della Slovenia che finora, però, non lo ha sottoscritto. Al termine dei lavori della Commissione l'ambasciatore Manno ha dichiarato che l'Italia «ha ottenuto tutte le assicurazioni in merito al fatto che la sentenza della Corte non intaccherà i diritti acquisiti dalla minoranza italiana». Frattanto a proposito della Slovenia, un giudizio positivo sulla lettera del ministro degli Esteri Susanna Agnelli, in risposta a un documento inviatole sabato sera da alcuni parlamentari triestini, dal sindaco di Trieste e dal vicepresidente della Regione FriuliVenezia Giulia, è stato espresso ieri mattina dal sindaco Riccardo Illy. Illustrando i contenuti della lettera della Farnesina in una intervista televisiva, Illy ha detto che «il ministro Agnelli ci risponde andando addirittura oltre le nostre richieste». «La lettera - ha detto - mi era stata preannunciata sabato sera per telefono dal ministro, ed è arrivato subito un fax, che io ho visto però solo ieri mattina. Nel nostro documento avevamo chiesto al ministro Agnelli una garanzia, se possibile in termini scritti, da parte della Slovenia di accettare l'impegno a concludere gli accordi bilaterali prima di quelli multilaterali. Il ministro Agnelli ha risposto dicendo che l'impegno verrà addirittura iscritto nel verbale del Consiglio dei ministri dell'Unione e che quindi l'Ue farà da garante a che questo impegno venga assolto». La decisione del ministro degli Esteri Susanna Agnelli di dare il via libera al negoziato di associazione della Slovenia all'Unione Europea ha trasformato una manifestazione di Alleanza Nazionale a Trieste, già programmata per ieri in cento città italiane per illustrare la «svolta» del recente congresso, in una iniziativa di protesta sfociata in un corteo. [Ansa]