«Sì ai referendum anche se si vota»

La sinistra: il Cavaliere non vuole. D'Onofrio: bugie Romano e Montanelli propongono: alle urne per la Mammì a prescindere dalle elezioni «Sì ai referendum anche se si vota» La sinistra: il Cavaliere non vuole. D'Onofrio: bugie LE REGOLE PER LE TV UE proposte «esterne» per mettere fine al braccio di ferro sulla data delle elezioni che sta mettendo a ferro e fuoco i mercati finanziari e l'economia italiana. Le hanno avanzate ieri Sergio Romano e Indro Montanelli su «La Stampa» e «La Voce». Sono due proposte, per certi versi, affini. Ammesso e non concesso, dicono in pratica Romano e Montanelli, che Berlusconi prema sulle elezioni anticipate solo per sfuggire al referendum sulla legge Mammì, allora andiamo pure alle urne a giugno, ma senza far saltare il referendum. Romano propone di tenerlo ad ottobre, cioè dopo il voto politico. Montanelli propone di anticiparlo a metà aprile. Sono proposte percorribili? I pareri, anche qui, sono discordi. Guido Bodrato, della direzione del ppi, non crede che il vero problema di Berlusconi sia quello di sfuggire al referendum sulla Mammì. «Il fatto è - dice - che il tempo gioca contro il Polo. E questo, il Cavaliere lo sa. Dunque vuole votare subito, sull'onda residua del successo dell'anno scorso. Anche a costo di portare allo sfascio il Paese». E Franco Bassanini, del pds, rincara la dose: «Quella del referendum è solo una delle paure che agitano i sonni di Berlusconi. Se si taglia la gola anticipatamente a questo Parlamento, che fine fa, ad esempio, la legge sul Cda della Rai, che dovrebbe portare finalmente dei principi di garanzia nell'emittenza pubblica? Che campagna elettorale si può fare con un sistema radiotelevisivo mantenuto in condizioni monopolistiche? Sono anche queste le ragioni per cui Berlusconi grida "al voto, al voto". In linea di principio, noi non siamo contrari a tenere il referendum sulla Mammì ad aprile e poi andare a votare a giugno per le politiche. Basterebbe riunirsi tutti intorno ad un tavolo per approvare in tempi stretti la manovra e la riforma delle pensioni, che sono indispensabili per salvare il Paese dalla bancarotta. Ma non mi sembra che il Polo abbia questa disponibilità». E sulla proposta di Romano di tenere il referendum in autunno? Da questo orecchio Bassanini non ci sente: «C'è il rischio di andare a votare a babbo morto. Perché se a giugno vince Berlusconi, cioè il principale cointeressato alla legge Mammì, chi ci garantisce che la campagna referendaria possa davvero svolgersi in maniera regolare?». E sul ruolo decisivo dei referendum è d'accordo anche il progres- sista Giuseppe Giulietti: «Stanno diventando l'asse portante della politica italiana. Bisogna che Scalfaro ne fissi subito la data perché solo così si disinnesca la bomba della crisi finanziaria innescata da Berlusconi». Di tutt'altro avviso, ovviamente, è Pierferdinando Casini, dei Ccd: «Questa della paura del refe- rendum è una pura invenzione. Berlusconi, piuttosto, teme una legislazione punitiva nei suoi confronti. Ne sono così convinto che sono pronto a sposare la proposta di Romano di tenere il referendum in autunno. Della ipotesi avanzata da Montanelli, invece, non vale neppure la pena parlare. Non vedo infatti come sia tecni¬ camente possibile». Un altro Ccd, l'ex ministro Francesco D'Onofrio, va addirittura oltre: «Berlusconi spaventato dal referendum sulla Mammì? Ma non scherziamo. Il referendum non farebbe che confermare per via indiretta la maggioranza del Polo. Ma sarebbe una sanzione popolare impropria rispetto al¬ le elezioni. E questo non ci piace. No a Montanelli, dunque. E sì a Romano, la cui proposta è perfettamente coerente con il nostro modo di vedere la situazione». E in casa Fininvest? Enrico Mentana, direttore del TG5, evita di farsi coinvolgere. «Se Dio vuole - dice - sono un giornalista e non un politico. Quindi non me ne frega nulla della data delle elezioni. E per quanto riguarda il referendum, sarebbe una fesseria trasformarlo in una sorta di giudizio definitivo, per distruggere o per santificare la Fininvest. Il problema delle emittenze è complesso e deve essere risolto per via legislativa, non con un sì o con un no. Prendo atto comunque che c'è qualcuno che vuole gambizzare politicamente Berlusconi. E constato che Berlusconi vuole accorciare i tempi elettorali perché sa benissimo che tra un anno sarà meno forte di adesso. Ciò detto, smettiamola di descrivere questo Paese come un romanzo a fumetti. Non mi sembra proprio il momento». Silvano Costanzo Bodrato: il Polo sa che il tempo non sta giocando in suo favore A destra Enrico Mentana direttore del Tg5 Sopra Franco Bassanini (pds) e a lato l'ex ministro ecd Francesco D'Onofrio