La Malfa: sì al Polo di Prodi di P. Pat.

La Malfa: sì al Polo di Prodi La Malfa: sì al Polo di Prodi I dissidenti candidano la Sbarbati «Ora basta con ilpri dei sultani» ROMA. L'ampia platea del Palazzo dei congressi è ricolma, con gente in piedi che si accalca ai lati dell'anfiteatro. «Il pri vive, anche se come un malato in via di guarigione, ancora dalla salute fragile», osserva compiaciuto Giorgio La Malfa dalla tribuna, dopo le visite interessate di D'Alema e Buttigliene, ospiti d'onore della giornata di ieri. Il partito dell'Edera è ancora vivo, anche se risicato fino all'osso dalla scomparsa dei Padri illustri e da una cospicua diaspora. E rilancia dall'Eur la sua presenza di stimolo e la sua ambizione di contare ancora, anche nella Seconda Repubblica. Tanto che La Malfa subito colloca il partito nel nascente Polo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi. «Vogliamo avere l'Edera insieme alle altre piante, con l'olivo e la quercia - rivendica Giorgio La Malfa, con nostalgico patriottismo d'altri tempi - in posizione autonoma, difendendo la nostra identità, perché non è possibile farci firmare un impegno vincolante per sempre». Anche se il segretario uscente del pri non nasconde che la sua preferenza va a «un governo di unità nazionale», l'unico in grado di imporre manovre finanziarie dell'ordine di centomila miliardi l'una per i prossimi due anni, tanto per rendere l'idea dei sacrifici indispensabili per mantenere l'Italia sulla scia dell'Europa di Maastricht. «Non siamo più aggrappati alle Alpi, come incitava mio padre - ha ricordato La Malfa junior - ma ormai siamo sprofondati nel Mediterraneo. Il problema di adesso è vedere se riusciremo a uscirne». Ma naturalmente Giorgio La Malfa ha infiammato la platea dei congressisti più che con la sua visione europeistica con una più incalzante raffica di critiche a Berlusconi e alle sue mire elettorali. Perché, ha sostenuto La Malfa, «se l'Italia va a votare adesso sprofonda davvero nella crisi. Quello che proclama Berlusconi è una menzogna. La realtà è che per ridurre davvero il debito pubblico occorrerebbe tassare ogni italiano tre milioni a testa. Ma il mondo della telenovela politica di Berlusconi questo non lo dice. La verità è che votando contro la manovra, Berlusconi voterebbe contro le stesse cifre della previsioni finanziarie del suo governo. Ma poi siamo proprio sicuri che voterà contro? 0 farà un dietrofront come sul decretoBiondi o sulle pensioni?» Insomma, sbugiardato e incoerente il Cavaliere, che promette a vanvera sogni agli italiani. Sapendo che non potrà realizzarli. Di fronte a lui il tradizionale rigore del partito dell'Edera, ridotto al lumicino, che D'Alema e Buttigliene sono venuti a tonificare perché «continui a fare quello che sa fare»: aggregare le forze produttive, i ceti medi con il mastice del centro sinistra, dietro a Prodi. Ma sarà ancora il segretario uscente a guidare il pri in questa fase di «rifondazione»? Ieri Giorgio La Malfa si è autocandidato «se il congresso vuole, avendo cominciato già io il lavoro di ripresa del partito», spalancando però anche la porta ai fuorusciti e ai critici. Ma i dissidenti interni sono usciti allo scoperto con la candidatura della deputata Luciana Sbarbati, appoggiata dall'altro parlamentare, Denis Ugolini, e da Giovanni Lazzara, ex segretario giovanile. «Basta con il partito dei sultani ha tuonato dalla tribuna la Sbarbati -.E' incredibile che nel pri si sia giunti a una condizione che avevamo visto solo nel partito di Berlusconi, al leaderismo, fino al punto che il segretario uscente, dimissionario per tre volte, osa riproporsi sostenendo che quando ci sarà una persona capace sarà lui a indicarla». Oggi la conta delle due mozioni contrapposte e l'elezione dei nuovi dirigenti. [p. pat.]

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