Bossi: è Pagliarini il nostro uomo

Il Carroccio silura Formentini: il sindaco di Milano fuori dal vertice della Lega Il Carroccio silura Formentini: il sindaco di Milano fuori dal vertice della Lega Bossit è Pogliarini il nostro uomo «Elezioni fra un anno, il centro saremo noi» VERONA DAL NOSTRO INVIATO L'ultimo dubbio, racconta, è sparito l'altra sera. «Sono andato a trovare la mia manimetta, che viaggia per i 90 anni e guarda solo la televisione. Berlusconi aveva appena finito il suo numero con Emilio Fede e lei mi fa: "Però come parla bene quel signore lì". E io a spiegarle che quel signore ci sta portando alla rovina e ci dobbiamo muovere». Così, a fine mattina, prima ancora del voto dell'assemblea leghista, Giancarlo Pagliarini dice sì e Umberto Bossi può annunciare dal palco: «Da oggi si dà l'ordine di creare il Polo di Centro Federalista, da questo momento le altre forze politiche ci dovranno correre dietro». Correr dietro alla Lega e a Pagliarini. Il pullman, un Mercedes, sarà pronto tra dieci giorni. Sulle fiancate la scritta biancorossa «Polo di Centro Federalista», appunto. E Pagliarini, l'ex ministro del Bilancio, andrà su e giù per l'Italia. Come Prodi e Berlusconi. «Le elezioni - scommette Bossi - non arriveranno prima di un anno. E il nostro Pagliarini, umile, delizioso, intelligente ed equilibrato, quest'anno si girerà il Paese per spiegare che non siamo né a destra né a sinistra, ma al Centro. Dovremo impegnarci tutti per rendere visibile questo Polo di Centro, basta con i tatticismi». I delegati applaudono, il futuro è meno nebuloso, Pagliarini è entusiasta. A tre settimane dal congresso del Palatrussardi, la Lega riunisce il suo Stato Maggiore alla Fiera di Verona. Bossi, come promesso, ha ripreso a battere le piazze: Como, Mantova, sabato sera a Padova. E qui a Verona, sempre come promesso a Milano, la Lega si è data una nuova struttura, quella segreterie politica che dovrà affiancare il segretario Bossi. E qui i delegati leghisti hanno regalato una pessima sorpresa a Marco Formentini, il sindaco di Milano che non si è preso neppure un voto. Passano i bossiani Vito Gnutti, Pagliarini, Domenico Cornino e Giampaolo Dozzo, passano l'indipendentista Mario Borghezio e il senatore Roberto Visentin. Bossi non ha voluto commentare la bocciatura di Formentini. Neppure un voto per il sindaco di Milano. Ha parlato invece quasi due ore, prima delle votazioni, per riassumere meriti e difficoltà. Il merito d'aver portato alla caduta del governo Berlusconi, evitando nuove elezioni. La difficoltà nel muoversi in una sorta di stato d'assedio. All'assalto di Berlusconi e dei leghisti che se ne sono andati, i «saltafoss», «formiconi», «salamandre», «termiti», «lumaconi», «la tribù dei culi piatti delle istituzioni», che poi sarebbero i parlamentari, che «asini erano e restano», che «ci sono molti imbecilli nella Lega!». E lo stato d'assedio continua, a sentir Bossi. «Per i giornali e le tv è come se non esistessimo», si lamenta dal palco. E racconta i so- spetti, i complotti, l'«Opus Dei e la Cia guerrafondaia», «per mesi e mesi la Lega è stata attraversata da agenti della Cia». Frasi ad effetto, schioppettate. Con una morale sola: è la Lega ad aver retto nonostante tutto, nonostante le perdite di 50 parlamentari: «L'altro giorno, a Strasburgo, gli europarlamentari degli altri Paesi mi dicevano grazie Lega per aver fermato Berlusconi. Altrimenti dopo quello italiano ci sarebbe stato il Berlusconi tedesco e poi quello francese e poi quello spagnolo. E noi li abbiamo fermati sulla battigia!». Berlusconi resta lì, sempre nel mirino. «Lui e i fascisti prendono i soldi dalla mafia, dalla droga e da quel mondo marcio che rappresentano. Ma il padrone di Berlusconi c'è, ed è un padrone oscuro che ha bisogno delle sue tv per controllare l'opinione pubblica!». Un solo timore, buttato lì nel finale: «Speriamo che la crisi della lira non convinca il Quirinale a consegnare il Paese nelle mani del Perón di Arcore!». Ora che parte il pullman del Polo di Centro Federalista, Bossi si guarda attorno: «Berlusconi non potrà dare seggi a nessun poveraccio che ci ha lasciato, perché lì si scatenerà la Lega!». Giovanni Cerniti A lato Giancarlo Pagliarini, l'ex ministro del Bilancio che il segretario della Lega Umberto Bossi (al centro) ha designato come leader del polo di centro