«E i boss pagavano Carnevale» di R. Cri.

«E i boss pagavano Carnevale» Milano, altre rivelazioni: «Conoscevamo in anticipo la sentenza del maxiprocesso ter» «E i boss pagavano Carnevale» Il pentito Cancemi: «Anche Andreotti lo sapeva» MILANO. La mafia sapeva in anticipo quale sarebbe stata la sentenza della Cassazione al maxiprocesso ter. Lo ha sostenuto il pentito Salvatore Cancemi, ex componente della Cupola di Cosa nostra, ascoltato a Milano (per motivi di sicurezza) dalla corte di assise palermitana, nell'ambito del processo sull'omicidio Lima. Le rivelazioni sono già in buona parte contenute negli atti del processo Andreotti. Cancemi ha sostenuto di aver dato a più riprese, prima del 23 giugno '92 vigilia della sentenza, 200 milioni all'avv. Aricò, suo difensore. Il denaro non era destinato al pagamento dell'onorario. «Ho incontrato Aricò in un albergo romano, mi disse di' aver parlato con i giudici Carnevale, Grassi e Dell'Anno e che la Cassazione avrebbe annullato il processo, con rinvio a Palermo. E il giorno dopo così avvenne». Cancemi ha spiegato di aver sempre pagato molto meno per gli onorari ma non ha precisato nulla sulla destinazione finale dei 200 milioni. Il pentito ha poi detto che Aricò, il giorno dopo il loro incontro, non si presentò in udienza perché avrebbe temuto che «qualche altro avvocato sospettasse di lui». A più riprese Cancemi ha sostenuto di aver appreso da uomini d'onore che tra Riina, Lima e Andreotti vi era uno stretto collegamento. Riina, inoltre, avrebbe detto che della soluzione dei processi si interessava il giudice Carnevale «intimo di Andreotti». Cancemi ha ribadito che Lima era «nelle mani di Cosa nostra». E Riina - ha proseguito - nel settembre '91 era soddisfatto di Lima perché si stava interessando del maxiprocesso, sicuro di un esito positivo per l'interessamento di Andreotti e Carnevale. Ma quando questo non avvenne, Riina disse: «Ci dobbiamo rompere le corna a questo Lima perché non ha mantenuto l'impegno». Cancemi ha poi detto di sapere che Andreotti e Lima erano «intimi dei cugini Nino e Ignazio Salvo», esattori siciliani, e che il «giro» pas¬ sava tra «Riina, i Salvo, Lima, Andreotti e Carnevale». Riina, in quel periodo, era infuriato per i problemi causati alla mafia dai pentiti. «Disse - ha aggiunto - che doveva ammazzare tutti i parenti dei pentiti, cominciando dai bambini di 6 anni. Poi disse che aveva delle possibilità di far annullare la legge sui pentiti e il 41 bis». Cancemi ha riferito anche un episodio riguardante l'udienza di Cassazione al maxiprocesso-ter, raccontatogli da uno degli altri imputati, Tommaso Cannella. L'avvocato difensore di Cannella, Giuliano Spazzali, uscendo dalla camera di consiglio riferì al suo assistito che Carnevale era arrabbiato perché erano state depositate le motivazioni del maxiprocesso-uno che contrastavano la sua linea giudiziaria. Spazzali, secondo Cancemi, raccontò che Carnevale aveva detto: «Ne devono passare di bare davanti a me». Ma questa versione è stata già smentita da Spazzali.E anche Carnevale smentì. [r. cri.]

Luoghi citati: Lima, Milano, Palermo