PRIMA LE GARANZIE POI IL VOTO di Sergio Romano

« PRIMA LE GARANZIE POI IL VOTO momento di votare. Occorre piuttosto chiedersi se il rinvio delle elezioni a data indeterminata serva agli interessi del Paese. Credo di no. Fra tanti argomenti discutibili Berlusconi si serve, quando chiede lo scioglimento delle Camere, di un argomento forte a cui è difficile dare una risposta convincente: la defezione della Lega. Se gli elettori hanno trovato accanto al nome del loro candidato, sulla scheda elettorale, il simbolo di Forza Italia, il parlamentare non può sbarazzarsi di quel simbolo senza rimettere in discussione il proprio mandato. Può darsi che egli abbia ragione. Può darsi che la defezione sia ampiamente giustificata dagli errori e dalle scorrettezze del vecchio presidente del Consiglio. Ma il giudizio, in ultima analisi, spetta agli elettori, non a lui. E quando il fenomeno concerne 180 parlamentari il problema assume dimensioni nazionali e giustifica il ritorno alle urne. Non basta. Grazie all'assenza di una maggioranza visibile ed organica la guerriglia di Berlusconi contro il governo diventa guerriglia contro la persbna - il Presidente della Repubblica - che è obiettivamente l'unico vero sostegno politico del ministero Dini. Rischiamo, di questo passo, un conflitto istituzionale che occorre impedire. Se le elezioni possono evitare una prova di forza da cui il Paese uscirebbe complessivamente perdente, è meglio tornare alle urne. Votare, tuttavia, non significa accettare a scatola chiusa le condizioni del vecchio presidente del Consiglio. Nel momento in cui accettano, entro tempi relativamente brevi, lo scioglimento delle Camere, le altre forze politiche acquistano uno straordinario potere contrattuale di cui possono fare uso nell'interesse nazionale. Resto personalmente convinto che alla richiesta di Berlusconi - elezioni subito - la vecchia opposizione avrebbe dovuto contrapporre una chiara strategia per la riforma della Costituzione. Ma le ultime proposte del pds sulla nomina di una ennesima commissione e sulla modifica dell'articolo 138 dimostrano che il partito vuole al tempo stesso «blindare» la vecchia Costituzione e ritardare per quan¬ to possibile la data del voto. Temo che per spirito di conservazione abbia perduto l'occasione di pilotare la crisi e darle uno sbocco nazionale. Cerchiamo allora, se non è possibile fare meglio, di collegare la data delle elezioni ad alcuni provvedimenti utili per il futuro. Il primo di essi è rappresentato dai provvedimenti economici e finanziari per il risanamento dei conti dello Stato. Occorrono l'approvazione della manovra e la riforma delle pensioni. Ma occorre anche evitare che la riforma diventi un pretesto per eludere la scadenza elettorale. Se il governo Dini è veramente «tecnico» vada subito in Parlamento con il proprio progetto senza imbastire negoziati per i quali è privo di qualsiasi mandato. Sapremo rapidamente se il progetto, nelle sue grandi linee, riscuote il consenso delle Camere o è destinato ad impantanarsi nelle secche di un dibattito senza fine. Il secondo provvedimento ci riporta implicitamente al comizio televisivo di ieri sera. Dopo la dimostrazione di spregiudicatezza che Berlusconi ha dato di fronte alle «sue» telecamere il Paese ha diritto di chiedergli alcune garanzie. Vogliamo, tanto per fare un esempio, che il ri¬ corso alle urne non rinvìi al 1996 i referendum approvati dalla Corte Costituzionale nelle scorse settimane ed in particolare quello sulla legge Mammì. L'Economist si chiede nel suo ultimo numero se non sia questa per l'appunto una delle ragioni per cui Berlusconi pretende insistentemente lo scioglimento delle Camere. Il sospetto è legittimo. Per evitare che esso pesi sulla campagna elettorale e ne avveleni il risultato occorre una legge deroga simile a quella che fu approvata nel 1987. Come ricorda Pasquale Scaramozzino in un recente articolo sul Sole 24 Ore, fu allora deciso che i cinque referendum sulla giustizia e sul nucleare si sarebbero tenuti pochi mesi dopo le elezioni politiche. E se altri provvedimenti possono entrare nell'accordo per garantire il Paese dall'arroganza televisiva dei vincitori, tanto meglio. Ma occorre togliere a Berlusconi l'iniziativa, accettare la prospettiva delle elezioni anticipate, costruire intorno ad esse un pacchetto di misure nazionali nell'interesse della democrazia. E' questa, probabilmente, la strada migliore per rompere lo stallo ed uscire dalla crisi. Sergio Romano

Persone citate: Berlusconi, Dini, Mammì, Scaramozzino