TG Sette«A Prodi in tv per ora solo traguardi volanti» di Curzio Maltese
rviSette rviSette A Prodi in tv per ora solo traguardi volanti RomanIMMAGINE di Romano Prodi, ancora fragile e confusa, ha almeno il vantaggio di non aver evocato quell'ondata di pericolosa stupidità che da tempo accompagna sui media e fra la «gente» la comparsa sulla scena dell'Uomo della Provvidenza. Si chiamasse Di Pietro o Segni, Bossi, Occhetto o Berlusconi. Sarà che il Professore non ha ancora annunciato alle folle televisive nessun miracolo. Nessuna facile palingenesi come, per dire, l'Avvento del Maggioritario o d'una Giustizia sommaria e un po' somara, le tre Italie, il nuovo boom economico, la Salvezza dal Comunismo e altre balle da spot. Neppure un milioncino di posti, che non si nega mai dal '48. Si- è limitato a scivolare sullo schermo, sopra la bicicletta come nell'ossessivo videoclip, spargendo qua e là sorrisi senza denti, discorsi troppo saggi e rami d'ulivo. E raccogliendo sui giornali più consigli che consensi. Perche il bello è che oggi in Italia tutti, a parole, sanno come battere Berlusconi e si candidano a consiglieri del Principe. Non si sa mai, se va bene ci può scappare un collegio sicuro, una direzione Rai. Per la verità, il professor Prodi non sembra aver bisogno di grandi consigli. Soprattutto in materia di Televisione. 11 suo primo atto da leader politico risale all'estate del '93, quando da presidente dell'I ri si battè come un democristiano vero per imporre; Gianni Locatelli alla direzione generale della Rai. Quella Rai dei «professori», in realtà del Professore, avrebbe potuto ossero il vero partitone di centro sinistra in grado di eleggerlo alla guida del Paese. Poi i destini della tele patria hanno preso altre strade. E' sceso in campo Berlusconi con il suo progetto videocratico. Il centro è rimasto a guardare e la sini- Prod stra s'è ridotta a indicare il leader in Occhetto, per la gioia del nemico. Una volta al potere, a capo di una coalizione instabile, Berlusconi s'è preoccupato soltanto di epurare la Rai dei «professori» per metterci i suoi e assicurarsi l'egemonia in vista dell'inevitabile e decisiva rivincita. Un progetto niente male, sebbene complicato dai troppi imbecilli di cui il Cavaliere ama circondarsi. Nessuna meraviglia che Berlusconi, come si capiva dall'intervista alla «Stampa» di ieri, sia oggi assai più allarmato dal possibile ribaltone alla Rai che dalla quotazione del marco. Con sei televisioni a favore le elezioni non si possono perdere. Lo sa Berlusconi e pure Prodi. In attesa di un riequilibrio degli arsenali televisivi, al Professore serve poco aggiudicarsi i traguardi volanti della tv intelligente e minore: Fazio, Costanzo, Videomusic. Né l'aiuta l'insospettata capacità di scandire trovate e frasi a effetto utili a riempire l'esagerato spazio quotidiano della politica. La mossa giusta? Un faccia a faccia con Berlusconi. Prodi insiste e si allena. Ma l'altro dribbla con mille scuse, sa che ne uscirebbe con le ossa rotte. Il Cavaliere non sembra nemmeno in gran forma. Nelle ultime dirette è parso teso, verboso, noioso, perfino goffo. Con la vanteria delle ville in Sardegna («siccome ho cinque figli...») ha suscitato il sarcasmo del pubblico di Maurizio Costanzo abituato a digerire tutto. Di fronte agli ululati del Parioli, Berlusconi ha preso quell'espressione un po' così che aveva Ceausescu fischiato dalla piazza di Bucarest. Ieri al Tg4, Emilio Fede sembrava il capo e lui la spalla. Forse è il caso di ricominciare a spedire cassette a Rossella e Mimun, finché durano. Curzio Maltese ;se^J Romano Prod
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