Pannella: mi fido di Dini Silvio è solò esasperato

Pannella: mi fido di Dini Silvio è solò esasperato Pannella: mi fido di Dini Silvio è solò esasperato IL LEADER RIFORMATORE VROMA OTARE contro la manovra significa tagliarsi i c... Questa 6 disperazione, non è politica. Eravamo riusciti a spaccare pure il sindacato, e ora invece consegniamo Dini nelle mani di D'Alema». E' un sabato mattina a tinte fosche, questo, per Marco Pannella: è infuriato con i suoi colleghi del Polo. Nel pomeriggio, il leader radicale è più calmo, ma non per questo meno determinato a dissuadere Silvio Berlusconi. Onorevole Pannella, perché lei si fida di Dini, mentre il Cavaliere sospetta di lui? «Secondo me, fino a prova contraria Dini è una persona assolutamente leale: l'ho sentito con le mie orecchie dire che è intenzionato a dare dimissioni irrevocabili una volta mandata in porto la riforma delle pensioni. E sottolineo irrevocabili 110 volte. E poi l'ho sentito al Senato mentre spiegava che avrebbe presentato quel provvedimento entro il 15 marzo. Ma non lo si è voluto ascoltare con attenzione. Non si è voluto tentare di andare avanti nella direzione giusta, seppur di qualche millimetro, ora dopo ora. Invoce sono mesi che continuiamo a volere tutto e subito ottenendo... niente». Ma secondo lei, perché il Cavaliere ha preso questa decisione da ultima spiaggia? «Io credo che lui sia umanamente e comprensibilmente esasperato. Berlusconi non ha vissuto come noi, per 30-40 anni, la ferocia mortificante e desolante della politica dei partiti italiani. E poi faccio un esempio: il primo comunista italiano giunto al governo nel nostro Paese, restando totalmente fedele alla sua visione disperata della politica e alla disperata fede nel potere, Giuliano Ferrara, tenta di funzionare così come altri da ispiratore-esecutore delle quotidiane scelte del principe. E temo che Ferrara, un'altra volta - ci fu anche quella di Craxi - stia dando una mano alla disgrazia di chi pur sinceramente vuol servire». Anche Fini, all'assemblea di An, ha sparato a zero contro Dini e la sua manovra. «Sì e mi sgomenta non poco questo suo calzare gli stivaloni forattiniani: sembra il ventriloquo del proprio passato». E adesso lei cercherà di far cambiare idea a Berlusco- ni? «Dialogherò con lui da mane a sera e nutro grande fiducia nella possiblità di intendermi con lui». Quindi lei non ha ((tradito» Berlusconi. «Veramente l'ho sentito anche oggi perché il 13 marzo presenteremo insieme la candidatura di Giovanni Negri a Padova. Sa, Berlusconi già con la scelta di Emma Bonino per Bruxelles dimostrò di voler sdoganare quella storia radicale che, molto più di quella postfascista, il regime intende soffocare. Già, i dissensi pur gravi che ogni tanto abbiamo sono nulla rispetto allo sgomento che provo di fronte alle migliori manifestazioni dell'etnia progressista». Ossia? «Mi riferisco, per esempio, a quel Prodi che a furia di "irizzare" ha "irizzato" anche se stesso». Tornando ad uno degli ((oggetti» del contendere, le pensioni: c'è chi sostiene qhe un governo dei tecnici non dovrebbe contrattare la manovra con i sindacati. «La cosa ha dell'incredibile: un governo provvisorio di soli tecnici dovrebbe avere la capacità di fare quello che l'esecutivo Berlusconi non è riuscito a fare. E' evidente che Dini può tentare solo di fare la più decorosa delle riformcttc. E' chiaro che invece le grandi riforme sono il frutto di drammatici conflitti sociali e politici. Ma qui in Italia sono in molti ad essere prigionieri dell'ideologia del "consenso sociale", che purtroppo sembra essere divenuto un dogma da Costituzione materiale anche per chi è l'aedo di quella Costituzione scritta che nella pratica attuale continua ad essere un vero e proprio colabrodo». A proposito della Costituzione, come giudica l'atteggiamento di Scalfaro che è stato criticato dal Polo? «Mi sembra che ci sia il rischio di una riproposizione degli atteggiamenti del grande Pertini e di Cossiga, c non proprio per il meglio di quello che hanno rappresentato». Un'ultima domanda: secondo lei tutti i deputati riformatori la seguiranno e voteranno sì alla manovra? «Mi sembra che i deputati da noi eletti condividano questa impostazione. Ciò non significa che vogliamo tradire Berlusconi, anche se, a determinate condizioni, potremmo decidere di formare un terzo polo riformatore, dove potrebbero confluire anche alcuni progressisti». Maria Teresa Meli «Votare contro la manovra è autolesionismo e non politica» «Con la sua visione disperata del potere Ferrara non è buon consigliere» Sopra: l'ex ministro Giuliano Ferrara A destra: Marco Pannella leader dei Riformatori

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