La crisi si accende in diretta tv di Lorenzo Mondo

Abele: ma la politica non è Lascia o raddoppia PANE AL PANE La crisi si accende in diretta tv MA vogliamo finalmente dirlo e ridirlo? Dal turbine che ha investito la vita politica italiana - la caduta di Berlusconi, la fiducia al governo Dini promessa e negata dall'ex maggioranza - si affaccia con prepotenza lo schermo della tv. Il Cavaliere può essere preso in parola quando afferma di voler salvare l'Italia, ma a patto che nel pacchetto Italia vogliamo includere anche e soprattutto le reti della Fininvest. Inutile contarcela, provvede Berlusconi a fare chiarezza. Con il suo candore che, a furia di conservarsi così inossidabile, finisce per sfumare in sentimenti meno scusabili e commendevoli. E' lui a ricordarci, nei momenti più intempestivi, che i «comunisti» vogliono distruggere il suo lavoro di una vita; a proclamare i diritti incontrovertibili della proprietà privata e della libertà d'impresa; a deprecare disoccupazione e fame che sarebbero le conseguenze dello smembramento del suo gruppo. D'altronde, un uomo così attaccato alla famiglia da compiacersi, nel mezzo di una crisi devastante per il Paese, di avere provveduto con 5 ville in Sardegna alla serenità dei 5 figli, non può decentemente disinteressarsi delle quote Fininvest. Anzi, dovrebbe a rigore inseguire il traguardo delle cinque reti, e non in compartecipazione, come accade per due delle reti Rai, ma a pieno titolo. Senza l'ingombro di un Biagi e di qualche altro giornalista che fa i dispetti. Questa ; sollecitudine, umanissima, per i suoi cari spiega, al di là di ogni considerazione prettamente politica, il suo fastidio per il pasticciatissimo progetto di «par condicio» televisiva, che a dire il vero non contenta nessuno. Ma basta a evocare per lui una più fosca minaccia, quella di un referendum che abolisca la legge Mammì e metta in discussione il suo dominio dell'etere. E allora, benedetta la spallata al governo Dini, alla nostra economia assediata dal marcorambo. L'incalzare degli spot elettorali sulle reti di proprietà rivela che, nelle sue intenzioni, si è già aperta una campagna che si concluderà sull'ultima spiaggia di giugno: per il governo del Paese, della beneamata Italia che accoglie nel suo ventre, in una nicchia calda e protetta, le I tre gemelline Fininvest. I Daremo dunque ragione a quanti temono che si profili all'orizzonte una teocrazia? Come se la lotta politica fosse inseparabile dall'esaltazione o dall'appannamento di una immagine da Grande Fratello: anche se, putacaso, si presentasse perfettamente glabro e incravattato. E' probabile invece che un tale processo, dalle connotazioni vagamente fantascientifiche, non sia pianificato ma venga innescato, più banalmente, dalla molla di un sacro egoismo. Si pensa male a dirlo? Ma è inevitabile quando si insista a riflettere sull'indifferenza che il Berlusconi capo di governo ha riservato al tema delle incompatibilità, messo tranquillamente in mora. Proprio perché non ci pensa lui dovranno, se gli sarà concesso, pensarci gli altri. E qui il discorso si fa difficile, dal punto di vista tecnico e dal punto di vista di una credibilità che debba mettere riparo alla «incredibilità»-di Berlusconi. Non si tratta, in altri termini, di ucciderlo politicamente con l'assalto ai suoi beni, ma di contrastarlo per affrontare in modo limpido e pacato il destino delle sue tv (sì, salvaguardandone la capacità produttiva, il lavoro dei dipendenti, i diritti incontestabili del Cavaliere). Ha ragione Giuliano Amato, presidente dell'Antitrust, quando rammenta che «una legge sul conflitto di interessi non può essere interpretata come una vendetta biblica contro qualcuno, deve avere caratteristiche di generalità». Peccato che la rottura della tregua politica (panico o sicumera?) allontani nel tempo la soluzione, impedisca l'allestimento di un tavolo allargato sul contenzioso catodico. Che anzi, lasciando immutate le regole truccate del gioco, comporti il pericolo di altre, opposte sopraffazioni. Il problema scivolerà presumibilmente nell'incerto domani. Sperando che gli elettori sappiano selezionare e oscurare convenientemente gli schermi della tv, mantenendo accesi, e vigili, quelli più sommessi della ragione. Lorenzo Mondo ido |

Persone citate: Berlusconi, Biagi, Dini, Giuliano Amato, Mammì

Luoghi citati: Italia, Sardegna