«Vado in Senato a votare sì» di Guido Tiberga

De Benedetti attacca Berlusconi: «Non sa quello che dice» De Benedetti attacca Berlusconi: «Non sa quello che dice» «Vado in Senato a vaiare sì» Agnelli: manovra indispensabile TORINO. «Ho un solo commento: martedì vado al Senato a votare sulla manovra. E voterò a favore». Giovanni Agnelli ha appena finito di parlare davanti a una platea di cavalieri del lavoro. Piccoli imprenditori, industriali della provincia piemontese, tessuto forte di quella miscela di campanilismo economico e «società civile» che, in tempi vicini ma lontanissimi, ha fatto la fortuna dell'alleanza più breve nella storia della politica italiana. Qui, nella sala convegni dell'Unione Industriale di Torino, la stessa che martedì scorso ha ospitato Romano Prodi, la parola d'ordine è «preoccupazione». Fa paura il marco a 1184 lire, fa paura l'Europa che minaccia di sbattere la porta in faccia al Paese. Agnelli, a chi chiede la sua opinione di industriale e senatore a vita sul «no» di Berlusconi, taglia corto. Ma il pensiero del presidente della Fiat traspare dalla relazione che ha chiuso il convegno sul futuro del Piemonte: «La manovra fiscale ò indispensabile, anchese non può essere considerata risolutiva - dice -. Indispensabile per pagare il conto dei ritardi e delle pressioni che hanno portato a spiumare oltremodo la finanziaria che lo stesso presidente Dini, come Ministro del Tesoro, aveva predisposto...». E traspare so¬ prattutto dal sorriso con cui, in mattinata, aveva ascoltato le parole di Cornelio Valetto, presidente dei Cavalieri del Lavoro piemontesi, che aveva concluso così: «Mi auguro che nelle prossime ore prevalga il buon senso, o che almeno si faccia strada per tutti l'istinto di conservazione». Il buon senso, spiegava più tardi Valetto, «è proprio degli uomini logici. Ma l'istinto ce l'hanno anche le bestie...». Se Giovanni Agnelli risparmia le parole, Carlo De Benedetti ha voglia di parlare e non 10 nasconde. Sul palco cita De Gaulle e Al Gore, i telefonini della Malaysia e gli operai cinesi. Dopo, in platea, spara a zero su Silvio Berlusconi. «Con 11 suo irresponsabile "no" alla manovra - dice -, ha fatto alzare i tassi di interesse impliciti: per il debito pubblico è un danno di 20 mila miliardi di soli interessi. Berlusconi dice che voterà contro perché Dini ha soltanto aumentato le tasse? Bene: con la sua iniziativa, in una sola sera, ha regalato a tutte le famiglie italiane un'imposta da un milione di lire». A chi gli ricorda l'intervista che il Cavaliere ha rilasciato ieri alla Stampa, in cui si attribuisce agli «speculatori internazionali» la nuova impennata del marco, il presidente dell'Olivetti replica quasi con rabbia: «Quell'uomo non sa che dice - attacca -. La reazione dei mercati hanno dato la dimensione di quanto irresponsabile sia stata la sua mossa». Berlusconi dice che in Italia c'è una «dittatura della minoranza»? De Benedetti replica ribaltando la frittata delle accuse: è il comportamento del Cavaliere ad aprire le porte all'autoritarismo. «E non è una mia previsione - spiega il leader dell'Olivetti - Lo dice la storia: tutte le evoluzioni antidemocratiche hanno sempre seguito le gravi crisi della finanza pubblica. Oggi, un imprenditore che non si esprime sui fatti della politica commette un errore. Questo è proprio il momento di dire forte e chiaro che c'è chi, neppure per interessi politici, ma per interessi personali, ha determinato un costo colossale al Paese e sta facendo rischiare anche su un fronte più importante e decisivo: quello degli equilibri democratici». Ma attenzione: parlare di politica non significa fare politica: «Un imprenditore è uno che sa fare bene il suo lavoro, ma questo non significa che debba pe forza saper fare tutto». Per le elezioni, conclude De Benedetti, c'è tempo: prima bisogna approvare l'anti-trust e le altre «posizioni fondamentali indicate dal Presidente della Repubblica e dallo stesso Dini. Le elezioni si dovranno fare, è ovvio, ma non in un situazione come questa. Non in questo clima di irrazionalità tribale». Guido Tiberga Il presidente dell'Olivetti «I mercati hanno già dato il loro giudizio. La decisione del Polo ci costa un milione a famiglia» A sinistra: il senatore Giovanni Agnelli Sopra: Carlo De Benedetti

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