POESIA FUGGI DAL POTERE di Guido Ceronetti

TELECOM VERSI LETTI ALLA CAMERA POESIA FUGGI DAL POTERE D OMANI sera, a Montecitorio, per la serata dell'anno, memorabile ancor prima di diventare accaduto, Irene Pivetti, coi suoi trentadue anni (li avrà tra poco, essendo dell'Ariete), avrà intorno, se il mio conto è esatto, trecentoundici anni in poesia incarnata vivente. 1 poeti sono quattro soltanto (se ci fossero tutti non basterebbe l'aula di Montecitorio) ma nessuno di loro è un adolescente prodigio, il più giovane ne ha sessantacinque, gli altri hanno passato gli ottanta. Altri due o tre invitati illustri e passavamo il mezzo millennio. L'idea di stuzzicare la vecchiaia scrittrice, di farla uscire dall'ascolto feroce del corpo che finisce, di offrirgli un giorno (in un round di qualche minuto, unico) da leoni, è generosa... 11 nodo però è la voce. Quanta ne resta? Perché ce ne vuole. Spero che il microtono sia bandito. Meglio un filo di voce come le corde lo consentono che l'amplificazione insensata di quel filo. Ho ricordi di poeti che leggono se stessi. Ungaretti era tremendo: condannava i suoi versi al supplizio dell'arrotamento, allungava all'inverosimile le vocali, applaudivamo la sua fatica. Montale era grigio, leggeva da professore di liceo; per dar colore avrebbe dovuto mettere in arie d'Opera gli Ossi di Seppia. Saba attirava la simpatia con la sua cadenza triestina. Sorrideva, era cordiale, tutto era Trieste e zampillare della sua amata Lina. Qualche voce l'ho in dischi. Giorgio Seferis fu un grande poeta e un pessimo lettore di poesia. Dà emozione sapere che si tratta proprio di quella voce, ma preferirei che un'altra voce greca leggesse i suoi versi. Straordinaria invece la voce tedesca di Paul Celan, melodiosa e Guido Ceronetti CONTINUA A PAG. 8 QUINTA COLONNA

Persone citate: Giorgio Seferis, Irene Pivetti, Paul Celan, Seppia, Ungaretti

Luoghi citati: Trieste