L'America cancella i tatuaggi di Stefano Bartezzaghi

Tramonta una moda, sono considerati «politicamente scorretti» Tramonta una moda, sono considerati «politicamente scorretti» EAmerica cancella i tatuaggi E* incominciata in California, un quarto di secolo fa. Farsi tatuare, allora, era un rituale di gruppo, che nobilitava l'usanza dei marinai e dei delinquenti. Un po' di Bohème a buon mercato era a disposizione dei rampolli della borghesia. Sulla pelle ci finiva una figura, una parola, una parolaccia: in ogni caso, un segno, e indelebile. L'usanza è proseguita, e si è diffusa in tutto il mondo. Oggi, anche in Italia, Jovanotti ha varie figure sull'avambraccio destro, Gabriele Salvatores un cobra sul sinistro, e da tre anni esce una rivista tutta dedicata ai tatuaggi. Ma ancora in California sta incominciando l'ondata di ri- flusso: il municipio di Los Angeles vara un programma di assistenza per chi vuole cancellarsi il tatuaggio. Il problema è questo: avere un tatuaggio è diventato compromettente, e rende faticosa la vita sociale, affettiva, professionale. In una parola, la vita. Si consideri che fra la popolazione statunitense, i tatuati sono in un numero imprecisato, compreso fra i 12 e i 20 milioni. La nuova Destra avanza, e questi si trovano segnati, incollati al crisma delle loro passate disinvolture. Per fortuna esiste una Provvidenza anche per chi è incorso in incauto tatuaggio. Fino a quattro anni fa, l'operazione per cancellare un disegno grande come un pugno costava 10 mila dollari, ed era lunga e dolorosa come una tortura medioevale. Oggi un medico si cala gli occhiali blu e vi ripulisce la cute dai draghi e dalle sirene per 500 miseri dollari. La novità è il laser, che sminuzza la pittura e ne lascia tracce vaghe, e politicamente più corrette. Sperando che in Italia i tatuati non subiscano un tanto improvviso tracollo della par condicio, non si potrà tacere che tutta questa storia mette una gran tristezza. Anzi ne mette tre. La prima tristezza è collegata al gesto stesso: il tatuaggio come simbolo velleitariamente eterno di non si sa che; ma questo è affare di chi si tatua. La seconda cosa triste è che vent'anni dopo si incontrano parecchi imbecilli che pensano che chi è tatuato non possa essere meno malvagio della milady dei Tre moschettieri. E infine, baratro di mestizia, quell'aspirazione all'eternità, quella modificazione permanente della nostra facciata esteriore, viene abrogata a colpi di laser, con l'assistenza del Comune e la solidarietà dell'assessore. E tocca anche dire grazie. Stefano Bartezzaghi

Persone citate: Gabriele Salvatores

Luoghi citati: California, Italia, Los Angeles