Noi con Prodi, per vincere»
Si apre oggi il congresso del pri: siamo soli, ma il nostro progetto è arrivare al partito democratico >:;.5 ,S:j: IL SEGRETARIO DELL'EDERA Si apre oggi il congresso del pri: siamo soli, ma il nostro progetto è arrivare al partito democratico ((Noi con Prodi/ per vincere» La Malfa: il pri ruberà il 5% al Polo u ROMA NA notizia antica nel cuore della Seconda Repubblica: oggi Giorgio La Malfa apre il congresso del partito repubblicano. Per chi cerca un punto fermo nella vita, qui non ò cambiato nulla: stesso nome, stesso simbolo, stesso leader, stessa nostalgia per la solidarietà nazionale. Ventunmila iscritti, uno su tre romagnolo, e neanche questa è una novità. L'unico partito storico sopravvisuto ai marosi della "rivoluzione interrotta" riparte da Mazzini, Keyncs, Roosevelt, La Malfa e Oddo Riasini, lasciandosi alle spalle un paio di caduti illustri e qualche transfuga. Onorevole La Malfa, chi le mancherà di più sui palco, stamattina? «Mi mancheranno Visentini e Giovanni Ferrara, il mio amico politico più caro. Mi spiacc che non sia venuto con noi. Gli altri, non importa. Se i Bogi e gli Ayala di Ad vogliono venire, nessun rancore e porte spalancate. Non capisco perchè non tornano». Di che cosa la accusano? «Di esistere, credo. Ma il pri ha bisogno di un leader riconoscibile». Anche Visentini se ne andò per primadonnismo? «No. Fu un contrasto politico: voleva schierarsi con la sinistra e io scelsi il centro, insieme a Segni. Oggi Visentini mi manca più di Spadolini. Speravo proprio di riportarlo a casa. Anche Valiani ne era certo. Se fosse vivo, Visentini sarebbe qui con noi». Quale faccia nota è rimasta, oltre la sua? «Oddo Biasini. Ma anche prima non erano numerose. Poi abbiamo Leo Valiani e un manifesto di trentotto intellettuali: filosofi, storici, archeologi». Appunto. Siete l'ultimo partito-reperto della prima Repubblica, ma già il trentottesimo della Seconda. «Questa proliferazione ò normale. Ho sempre detto che il maggioritario avrebbe moltiplicato i partitini e indebolito i governi». Ma non foste fra i fans del referendum Segni? «Per garantire stabilità chiedevamo l'elezione diretta del premier». Avete ancora un senso? «Me lo sono chiesto anch'io in questi mesi. Sì. Noi siamo i democratici di sinistra, i nipotini di Mazzini». Perché vi alleate con quelli di Marx? «La nostra missione consiste nello spostare verso il Polo di Prodi un 4-5% di voti berlusconiani, quelli del ceto medio produttivo (insegnanti, bancari, dirigenti) decisivi per vincere. Gente che vuole il liberismo, ma non quello selvaggio». Un progetto ambizioso: co¬ me farete a realizzarlo in pochi mesi? «Infatti io spero che si voti fra due anni. Altrimenti si va fuori dall'Europa. Per restarci, servono due Finanziarie da 100.000 miliardi l'una. Nessun governo uscito dalle elezioni può farcela. Solo uno con una maggioranza così ampia da sfidare l'impopolarità. Abbiamo bisogno di una nuova solidarietà nazionale». A Berlusconi verranno i brividi. «Quell'uomo è una delusione quotidiana. Ha fatto sapere che voleva essere invitato al nostro congresso. Ricevuto l'invito, si ò dileguato nel nulla». Quali leader della si-fa-per- dire Seconda Repubblica apprezza? «Fini e D'Alema». Ma sono gli unici due eredi¬ tati dalla Prima. <(Appunto». Se si vota a giugno? «Stiamo con Prodi». Sotto l'Ulivo? «Io all'Edera non rinuncio. Il problema non è mettere insieme noi, Segni e Ad, se poi si prende l'I,5% alle elezioni...». Ma La Malfa con Rosi Bindi che ci fa? «Niente. Per questo il pri resta da solo. Poi faremo delle alleanze, perché bisogna farle. Ma non siamo ancora al partito democratico. D'Alema vuol fare la socialdemocrazia, che è un'altra cosa. Diceva De Gaulle: il capitalismo rende lupi, il socialismo pecore. Per stimolare i lupi senza far morire le pecore, ci vuole il "pian". Ci vogliamo noi repubblicani, col nostro pragmatismo». Non si sente un sopravvisuto? «Come scrive Shakespeare nel "Giulio Cesare", nella politica c'è un'onda che ti porta su e giù, su e giù...». Massimo Gramolimi Il segretario del partito repubblicano, Giorgio La Malfa
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