Complotto mafia-P2, assolto Gelli

l'inchiesta per aver «aggiustato» processi. Prosciolti anche politici socialisti l'inchiesta per aver «aggiustato» processi. Prosciolti anche politici socialisti Complotto mqfiq-P2, assolto Celli //pm aveva chiesto 8 anni PALMI. Cade uno dei pilastri del «teorema Cordova» che, sulla presunta connessione tra cosche della 'ndrangheta e la massoneria «sporca» di Licio Golii, aveva imbastito una delle più massicce inchieste della Procura di Palmi, all'epoca guidata dall'attuale capo dello stesso ufficio di Napoli. L'ex capo della loggia P2 ò stato assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, nell'ambito del processo su mafia, politica e massoneria, nel quale orano imputate 126 persone. Sono stati anche assolti alcuni politici calabresi, soprattutto socialisti (tra i quali i consiglieri regionali Giovanni Palamara ed Antonio Zito che, per questo, sono stati sospesi dall'assemblea calabrese), che il rinvio a giudizio aveva peraltro spazzato dalla scena pubblica. Lo ha deciso il tribunale di Palmi, con una sentenza (contenuta in cento pagine) che l'ufficio del pubblico ministero non ha voluto commentare, ma che sicuramente: sarà gravata da appello, data la notevole differenza tra i 580 anni di reclusione inflitti e gli oltre 2000 che il pm aveva chiesto. Il pubblico ministero, Piero Gaeta, aveva chiesto nella sua requisitoria pene per quasi 2 mila anni di carcere per le 126 persone indagate. In particolare, Gaeta aveva chiesto - il 23 dicembre scorso al termine di un intervento che si era protratto per sette udienze - la condanna ad otto anni per Golii e per i politici appartenenti al psi. Sul fronte mafioso le condanne più pesanti erano state chieste per i presunti appartenenti al clan Pesce-Pisano di Rosarno: 30 anni per Marcello Pesce, indicato come il capo dell'organizzazione, e Salvatore Pisano; 28 anni por Vincenzo Pisano e Vincenzo Rositano. L'inchiesta venne avviata alcuni anni fa da Agostino Cordova, e riguardava il presunto intreccio tra un'organizzazione dedita al traffico di droga con armi con il mondo politico ed affaristico e conseguente voto di scambio. Secondo l'accusa, le cosche Pesce-Pisano si erano federate tra di loro per gestire i traffici illeciti con uomini di fiducia che operavano in Toscana, Liguria, Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Puglia, Campania e Calabria. A Rosarno, nella piana di Gioia Tauro, c'era la base operativa e decisionale dell'organizzazione. E, sull'inchiesta, basatasi anche su dichiarazioni di «collaboratori di giustizia», si stagliava la figura di Licio Gelli, considerato come l'eminenza grigia di tutta la struttura, capace di manipolare i processi, di intervenire con il peso della sua capacità organizzativa in lucrosi affari, come quello dei traffici di armi e droga, con triangolazioni che coinvolgevano regioni del Sud, come del Centro e del Nord. Gelli era accusato di aver tentato di favorire alcuni presunti boss pugliesi, i fratelli Modeo, della «sacra corona unita», per l'aggiustamento di un processo che li riguardava. Le persone condannate dal tribunale sono state 54, per 580 anni di carcere complessivi, dunque quasi quattro volte in meno rispetto alle richieste della pubblica accusa. Tra le persone condannate, la pena più alta, 30 anni di reclusione, è stata inflitta a Salvatore Pisano. Condannati anche due suoi fratelli, Domenico e Vincenzo, il primo a 27 e il secondo a 22 anni di carcere. Assolto invece il siriano Jousef Ibrahim Hallak, per il quale il pm aveva chiesto la condanna a 30 anni di reclusione, [die. m.] L'ex maestro venerabile della Loggia P2, Licio Gelli