Prodi: l'egoismo di Silvio ha sconfitto il buonsenso

Prodi: l'egoismo di Silvio ha sconfitto il buonsenso LA STIZZA DEL PROFESSORE Prodi: l'egoismo di Silvio ha sconfitto il buonsenso SROMA EDE dell'Espresso, ore 17,45. Professore, ha sentito, il Polo voterà contro la manovra. Prodi dà appena un'occhiata. Ha passato due ore dietro a quella porta, a discutere di Germania e futuro dell'Europa, nel forum organizzato dalla neonata rivista «Limes». Insomma ha respirato due ore di ossigeno e ora, d'improvviso, questa botta di apnea che lo risucchia nel cortile politico della casamatta Italia. Sbarra gli occhi, prende tempo: «Hanno detto che voteranno contro?». Sbalordito. Dalla borsa estrae il telefonino, non fa in tempo a riaccenderlo che già suona: «Sì, ho capito... Allora ò vero». Chiude la prima telefonata, ne arriva subito un'altra: «Va bene facciamo un comunicato breve e secco». Clic, la terza: «Sì, ho saputo». Cinque minuti e il comunicato ò pronto per le agenzie: «Ho sperato fino all'ultimo che prevalesse il buon senso e un minimo di sensibilità per l'interesse comune. Devo constatare che hanno prevalso invece interessi di parte». Quattro righe, non di più. Non sarà un po' poco professore? E lui secco: «Va bene così». Di nuovo il telefonino. Ascolta, sbotta: «Oh, mamma mia! Il marco è a millecentosettanta?!». Chiude, rimette in borsa e stavolta gli è proprio cambiato l'umore. Tra meno di un'ora gli parte il treno per Bologna. Il taxi è pronto, borbotta: «E' grave, molto grave. Una decisione così...». Stavolta è lui che chiede: «Ma cosa vogliono fare?». Però non aspetta risposte. Forse sta calcolando questo precipitare di eventi, che potrebbe anticipare la maratona elettorale. Oppure no, la sta rallentando, perché se Berlusconi verrà sconfitto in Parlamento... Via, si va di corsa a Termini. Dal telefono arrivano in successione incalzante i precipizi della lira, marco a 1180, dollaro a 1670, buche e sprofondi, come questi crateri d'asfalto che fanno saltare il taxi in gimeana nel traffico. Quando finalmente il vagone (di seconda classe) si muove, c'è tempo per provare a riflettere. Dice Prodi: «Io non so più, ma sta avvenendo l'esatto contrario di quello che auspicavo. Avevo chiesto un incontro con Dini e Berlusconi per rasserenare il clima. E francamente oggi pomeriggio, quando Berlusconi aveva preannunciato l'astensione sulla manovra, ho pensato, bè, che era una cosa positiva, un segno incoraggiante». Invece, professore, il Polo ha dato la spallata. Prodi torna telegrafico: «... Occorreva una coesione che invece è stata rifiutata». Si ferma, ripete: «Rifiutata. E questo è gravissimo». Rettilineo, galleria. Uno pensa: nel tunnel come la lira che viaggia all'ingiù. «Teorica- niente - dice il professore - la lira è già così sottovalutata che non avrebbe più dovuto scendere». Teoricamente. «Appunto, io credo che di fronte a avvenimenti così incalzanti, tutte le previsoni saltino... Sarebbe bastata un po' di coesione invece si sono di nuovo spalancate le porto dell'incertezza». Appena qualche ora fa, mattinata di sole capitolino, Prodi era l'uomo di sempre, pacifico e anche un po' scostante: «Oggi non dico nemmeno una pa¬ rola. Addio». L'altro ieri a Napoli aveva incassato gli abbracci della Cisl. E con un sorriso aveva accolto le parole niente affatto incoraggianti di Sergio Cofferati («La Cgil non si schiera né si schiererà»). La mattina romana era passata senza affanni. L'agenda era già pronta: dibattito a «Limes», rientro a Bologna, appuntamento con Andrea Barbato (Speciale sul Tre) fissato per lunedì. Poi Funari a metà settimana. Poi lunedì prossimo, 13 marzo, il benedetto viaggio in pullman verso Sud. Perfetto. Ma adesso sul rapido che corre verso casa, il solicello ò sparito da un pezzo. Secondo lei professore, la decisione di Berlusconi è una scelta meditata oppure; emotiva? Prodi ci pensa un po', poi dice: «No, non credo sia umorale. Non lo credo proprio. Una decisione così importante e così grave, l'avrà meditata. E anche a lungo». Pino Corrias Romano Prodi: «Ma cosa vogliono fare?»

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