SFIDA PER IL POTERE di Ezio Mauro

SFIDA PER IL POTERE SFIDA PER IL POTERE IN piena emergenza finanziaria, con una bufera internazionale che porta alle stelle il marco e schiaccia il dollaro ai minimi gettando nella crisi le valute più deboli, l'Italia da ieri è alla deriva. Berlusconi ha detto no, e il governo Dini rischia di veder bocciata dal Parlamento quella manovra economica da 20 mila miliardi a cui è legato quel poco di fiducia che i mercati sono disposti ad accordare al nostro Paese. Sappiamo che la manovra è insieme pesante per i cittadini, debole per i conti dello Stato, insufficiente per attraversare il 1995: e tuttavia è indispensabile per difendere la credibilità residua del Paese, la moneta e il risparmio, per dare cioè un segno di governo della crisi, a meno che si voglia alzare bandiera bianca. Con un costo altissimo per tutti e il rischio del collasso economico finale, che ci cancellerebbe definitivamente dalla carta di un' Europa dove già sopravviviamo ai confini. La destra di Berlusconi e Fini, che ha governato fino a ieri, conosce bene le cifre della crisi e l'agenda delle necessità. Se ha deciso di votare contro il suo ex ministro del Tesoro, rovesciando un «governo amico» nel suo opposto, lo ha fatto in nome di qualcosa che viene prima e conta più degli.interessi del Paese e del risanamento economico. Questo qualcosa è il segno del comando, lo spirito del potere. Berlusconi - che non ha un partito ma un comitato elettorale, così come non è un uomo politico ma un leader - non può sopravvivere senza il potere, e non sa esercitarlo senza il comando. In tutto il mondo la politica è lotta legittima per la conquista del potere. Ma dovunque, la politica deve costruire continuamente le condizioni per mantenere il potere che il voto ha distribuito, e non si esaurisce il giorno delle elezioni. Berlusconi crede invece che la politica coincida e finisca nelle urne. Per questo non è riuscito a trasformare in vera alleanza l'accordo elettorale con Bossi, e poi quell'alleanza in un governo stabile e duraturo, ma ha fallito. Oggi, invece di riflettere su questa mancanza di politica, vuole ottenere subito le elezioni, per tornare al comando. Per lui, conta soltanto il fine (la riconquista del potere) mentre il mezzo - cioè la politica - è secondario, così come lo sono l'emergenza economica e le necessità del Paese. C'è qualcosa di grandioso e di tragico insieme, comunque di titanico e di arcaico in questa contesa che riduce la vicenda italiana ai destini di un gruppo, un uomo e un'azienda. Ma solo così si spiega il punto di vista sempre soggettivo, «particolare», sui problemi istituzionali, politici ed economici, in una riduzione leaderistica che non ha precedenti nelle moderne democrazie. Solo così si capisce il carattere estraneo, quasi alieno di Forza Italia rispetto alle istituzioni e alla loro continuità che dà sostanza al senso dello Stato. Così nasce quel sentimento di «parte» che non viene meno neppure quando si è maggioranza e si governa nell'interesse di tutti. Noi avevamo salutato come un segno di responsabilità e un ritorno alla politica la disponibilità del Polo a discutere con Dini tappe, tempi e modi della manovra, nel tentativo (perfetta- Ezio Mauro CONTINUA A PAG. 4 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Berlusconi, Bossi, Dini

Luoghi citati: Europa, Italia