Cosa Nostra ha riacceso la guerra agli «infami»
Cosa Nostra ha riacceso la guerra agli «infami» Cosa Nostra ha riacceso la guerra agli «infami» che quando fu avviata la prima «campagna» contro i pentiti, il Padrino - raccontano i processi - ordinò che andavano sterminati tutti i familiari dei collaboratori che non si fossero pubblicamente dissociati dagli «infami». Tutti: dai sei ai sessant'anni. Marcello, inoltre, era figlio di Gaetano, uno dei pochi superstiti della famiglia Grado. Gli altri hanno fatto tutti una brutta fine: Benedetto, il vecchio zio, fu abbattuto a 78 anni. La foto della sua ose- cuzione è una delle prime provocazioni della pubblicità Benetton. Nino, fratello di Gaetano, sparì inghiottito dalla lupara bianca insieme con Francesco Mafara. Antonino, cugino di Nino, cadde tra fondali e siparietti custoditi in un deposito del Teatro Massimo, sulla circonvallazione. Perché l'eccidio? Tutti erano parenti di Salvatore Contorno, 1'«infame». Come i Mandala, anch'essi sterminati, come Pietro Corsini ucciso solo perché aveva aiutato la moglie del pentito - sua nipote - a partorire in una clinica, mentre «Totuccio» veniva invano braccato dai corleonesi. Gaetano Grado, padre di Marcello, è stato in carcere per molti anni. E' riuscito a passare indenne da molte celle. Alla fine, però, ha commesso un errore fatale: la scelta del legale. Gaetano ha nominato un avvocato che assiste anche i pentiti, che ha assistito Contorno. Lo ha nominato proprio mentre la magistratura milanese gli sospendeva la pena. Nella mente di «lor-
Persone citate: Contorno, Francesco Mafara, Gaetano Grado, Grado, Pietro Corsini, Salvatore Contorno
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