Palermo, fuoco sul cugino del pentito

Da un'auto parte una scarica di proiettili. Nell'agguato cade anche un amico della vittima Da un'auto parte una scarica di proiettili. Nell'agguato cade anche un amico della vittima Palermo, fuoco sul cugino del pentito Killer uccidono fra le bancarelle un parente di Contorno PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La mafia è tornata a uccidere senza pietà. Due morti per una sola colpa: i legami con un pentito. Sotto i colpi dei killer è caduto il figlio di un boss, Marcello Grado, 23 anni, cugino del collaboratore Salvatore Contorno. L'altra vittima è Luigi Vullo, 22 anni: era amico e vicino di casa di Grado. Il nuovo agguato segue di cinque giorni quello in cui sabato a Corleone sono stati assassinati marito e moglie, in auto col figlio di 2 anni. Il 28 gennaio nel suo negozio, sempre a Corleone, era stato abbattuto con cinque pistolettate il fratello minore della donna. Ora si è sparato a due passi dalla gente che alle 10 del mattino in via Palmerino, nel rione Villa Tasca, una delle zone d'espansione di Palermo, affollava un mercatino rionale. Ma avventori e commercianti, dopo il primo sbandamento, hanno proseguito le loro attività, come se niente fosse accaduto. LA SFIDA DELLA PIOVRA PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Brutta cosa la memoria. Ieri mattina il ricordo della mattanza degli anni di piombo palermitani ha riportato la città indietro di quindici anni. L'attenzione generale era concentrata a Palazzo di giustizia, dove una folla di cronisti, fotografi e cineoperatori aspettavano il «grande responso», cioè la decisione di Agostino Gristina, il giudice che il caso ha voluto arbitro del destino di Giulio Andreotti. Ma è bastato che nel corridoio del «palazzaccio» arrivasse l'eco dei colpi esplosi a Villa Tasca contro Marcello Grado e il suo altrettanto giovane e «innocente» amico Luigi Vullo, perché la memoria collettiva prendesse a galoppare all'indietro, fino ad arrivare alla guerra di mafia degli Anni 80, alla strage dei familiari dei pentiti, all'eccidio dei servitori dello Stato. Un tragico remake che ha gelato quanti quel periodo lo hanno vissuto e credevano di esserselo lasciati alle spalle, «ingannati» da due anni e mezzo di relativo «silenzio» della mafia. Il cognome del giovane Marcello ha contribuito a rendere più angoscioso il clima. I Grado sono stati falcidiati dai corleonesi, hanno pagato, in dieci anni, la loro appartenenza al clan di Stefano Bontade ma - soprattutto la parentela con «Totuccio» Contorno, il pentito che raccontò al giudice Falcone la «bassa macelleria» corleonese. «Totuccio» è una vera e propria vergogna per Totò Riina e per la mafia vincente. I boss di Brancaccio e di Ciaculli gli spararono addosso, mancandolo e riportando persino perdite. E come se non bastasse, «Coriolano» (come recita il soprannome di Contorno, ispirato al protagonista di un romanzo popolare palermitano) andò poi a cacciarsi tra le braccia di Falcone e del pool antimafia. Marcello Grado, massacrato ieri a Villa Tasca, aveva solo 23 anni. «Un bambino», penseranno fanti che non conoscono usi e costumi di Cosa nostra. No, qui dopo i sei anni non si è più bambini, tant'è 1 I killer sono entrati in azione mentre Grado e l'amico conversavano a non più di tre metri dal portone d'ingresso nell'edificio in cui alloggiavano. I familiari si sono riversati in strada, abbandonandosi a scene di dolore. I due ragazzi sono stati massacrati con una tempesta di proiettili esplosi da una Fiat Uno, rubata pochi giorni fa. I killer hanno incendiato l'auto duecento metri più in là, accanto alla chiesa di Maria Santissima Mediatrice. Le fiamme si sono estese a due vetture in sosta e il rogo ha contribuito a creare un clima di tensione. Marcello Grado è morto all'istante. Luigi Vullo, invece, dopo la fuga degli assassini, dava ancora qualche segno di vita. E' rimasto agonizzante, con la testa da cui usciva sangue a fiotti poggiata su un tombino, fino a quando un parente l'ha caricato in auto e accompagnato nel più vicino ospedale. Qui, però, è deceduto un'ora dopo il ricovero. Non c'è stata pietà da parte della gente. Se indifferenti si sono mostrati i frequentatori del mercatino, nessun'altro si è premurato di coprire il cadavere di Grado, sul quale solo dopo mezz'ora qualcuno ha posato un len¬ zuolo. Poco dopo un sacerdote ha benedetto il corpo. «Un angelo. Sì, era un angelo» ha urlato all'arrivo' della polizia la madre di Marcello Grado, moglie del boss Gaetano, condannato a 10 anni per associazione mafiosa e detenzione di armi. Vendetta trasversale (Contorno finora ha avuto assassinati dalle cosche vincenti 59 tra amici e parenti) oppure uno «sgarro» del giovane che la mafia non ha perdonato? «Tutte le piste per il momento sono buone», dicono in questura gli investigatori. Per la polizia e i magistrati della Direzione distrettuale an- timafia il duplice omicidio ha risvolti oscuri. E negli uffici della Procura, proprio mentre si decideva il destino di Andreotti, il procuratore Caselli convocava i magistrati incaricati dell'inchiesta. Tra due giorni a Palermo si incontreranno gli inquirenti di tutta la Sicilia e della Dia. C'è urgenza di fare il punto della situazione. Il sindaco Leoluca Orlando parlando di «nuova guerra di mafia» ha commentato con amarezza: «L'azione dello Stato contro il braccio armato della mafia e contro i suoi protettori politici ha lasciato spazio per nuovi capi». Secondo Orlando, «Cosa nostra sta cercando nuovi capi nel settore armato criminale e nuovi riferimenti politici nel settore istituzionale». E il coordinatore siciliano di Alleanza nazionale, Guido Lo Porto, ha invitato gli inquirenti a scavare nel caso Contorno, che cinque anni fa provocò lo scandalo delle lettere del Corvo di Palazzo di giustizia, rimasto ignoto. Antonio Ravidà

Luoghi citati: Corleone, Falcone, Grado, Palermo, Sicilia