Pialuisa? Uno vera kapò di Raffaella Silipo

Pialuisa? Uno vera kapò MALELINGUE NEL PALAZZO «Il manifesto» definisce la Bianco «Helga, la belva delle SS» Pialuisa? Uno vera kapò Lei: un insulto gratuito e spregevole ELGA, la belva delle SS». Ci mancava Pialuisa Bianco, nel quadretto di giornalisti «nazisti» che sta pian piano dipingendo in questi giorni la slampa antiberluscnniana. Ha iniziato la «Voce» di Montanelli, mescolando in un fotomontaggio i direttori dei Tg Rai e Fininvest Mimun, Rossella. Mentana, Liguori e Fede con le truppe del Terzo Reich, la croce uncinata ben in vista sotto il titolo «Achtung televisioni». Una nuova pennellata la dà oggi il «manifesto», ritraendo in vesti di «kapò» l'ex direttrice dell'«Indipendente», ora opinionista del «Tempo». Altro che galateo preelettorale, qui il gioco diventa pesantissimo: ma non c'è nulla di meglio che dare dei «nazisti» agli avversari? L'autore dell'articolo Stefano Menichini, minimizza: «No, la politica non c'entra. Bisogna vederla, la Bianco, nei corridoi della Camera: quei pantaloni di pelle aderenti, quei tacchi a spillo, quelle pellicce, quell'atteggiamento aggressivo, evocano inevitabilmente fantasie sadomaso... Ma non l'ha mica presa male? Non è un'offesa, c'è chi apprezza il genere». «Offesa? Non ne vale la pena». La Bianco risponde sprezzante. «Delesto i toni forti e non li ho mai usati. Sfido chiunque a cercare nei miei fondi certe espressioni. Io ho ben chiaro in mente quello che troppa gente di questi tempi dimentica: che una cosa sono le argomentazioni decise, un'altra l'insulto gratuito, in sé spregevole». E essere chiamata «Helga la belva delle SS» la fa arrabbiare, la rattrista? «Non mi fa né caldo né freddo, nemmeno mi sembra il caso di commentare». Non per nulla tempo fa teorizzava: «E' sbagliato rispondere alle provocazioni: d'altronde una bellissima donna non si cura se qualcuno critica la forma del suo mignolo». Oggi rilegge l'articolo del «manifesto» e scuote la chioma scarlatta. «Fosse almeno una buona caricatura, invece è un appellativo buttato lì per caso». Malandrino, questo caso: che ha creato Pialuisa rossa di capelli, le idee decise, il vestire graffiarne. Fin dal suo apparire sulla scena informativa, è assurta a simbolo di un certo tipo di donna «di destra», aggressiva, ambiziosa, ostentatamente sensuale. «E' un cliché che mi hanno appiccicato addosso - replica lei - io non mi propongo affatto come donna aggressiva. E comunque non voglio essere catalogata come donna, come non vorrei essere presa in considerazione come vecchio o bambino o che so io. Sono un giornalista, un opinionista e in quanto tale mi dovete trattare». Ricordate? Ali'«Indipendente» non voleva essere chiamata «direttrice» ma «direttore». Un orgoglio (gli psicoanalisti la chiamano «protesta») virile, poi ripreso dal presidente della Camera Irene Pivelli. Argomentava, all'epoca: «lo sono sempre stata trattata come un uomo dai miei colleghi maschi. Le femministe? Vogliono essere liberate per assistenzialismo, per decreto, per piagnisteo. Il fatto di essere donna non deve mai essere un alibi: non voglio vincere perché donna, ma perché ho talento. Se una donna vuole avere successo deve affrontare virilmente la vita. Io mi sono buttata nella mischia e ho visto quello che so fare». Primo direttore donna di un quotidiano a 36 anni, poi silurata a favore di Gianfranco Funari, la Bianco è stata in predicato per una direzione Rai, ora è «ibernata» in attesa di nuove destinazioni. Che attende, giurano al «manifesto», con felpata voracità di belva. Raffaella Silipo Pialuisa Bianco ex direttore dell'«lndipendente»

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