Sei su dieci: alle urne prima delle ferie di Zeni

L'indagine della Doxa rivela il calo di popolarità di Berlusconi e l'ascesa di Fini de. sondagg. L'indagine della Doxa rivela il calo di popolarità di Berlusconi e l'ascesa di Fini Sei su dieci; alle urne prima delle ferie In discesa il gradimento del presidente Dini lì' crollata la fiducia nella Guardia di Finanza MILANO A un boi diro, Ennio Salamoli, presidente della Doxa, a mettere in guardia: «Attenti a non prendere questi numeri per oro colato, variano momento per momento», ripeto a ogni domanda, a ogni richiesta di spiegazioni. Poi, con franchezza, spiega: «Lo stesso sondàggio fatto il giorno dopo darebbe altri risultati». Onore al merito. In tempi di guerra dei sondaggi, di fame di numeri, dati, spiegazioni su cosa pensano in tempo reale gli italiani, benvenga l'altolà di un superesportu come Salamoi!. Ma la Doxa e la Doxa, l'istituto di ricerche di mercato o di sondaggi d'opinione più famoso, l'antesignano per eccellenza: quello che portò in Italia il sondaggio ai tempi del referendum tra Repubblica e Monarchia noi '46. E i dati che Salomon snocciola sono ghiotti. Sentite un po': il 60% di italiani rivela il campione dei 1011 intervistati il 14 febbraio - vorrebbe andare a elezioni prima dello ferie contro un 31% che preferirebbe votare dopo l'ostate e un 9% che ancora non sa che fare. Poi c'è la risposta all'altra domanda fatta solo tre giorni fa, il 27 febbraio, a un campione ristretto di 503 persone («Circa la durata del governo e la data di nuovo elozioni, secondo lei ha più ragiono Salfaro o Berlusconi?»): il 41% ha votato Scalfaro, il 41% Berlusconi, il 18% ha preferito non prender posizione. Provate poi a immaginare l'effetto, noi Palazzo della risposta a quest'altra domandina: «E' contonto o scontento di quanto ha latto Berlusconi corno presidente del consiglio?». Scontento il 45%, contento il 29%, né scontento né contento il 20%, senza ideo (o deciso a non dichiararlo! il 6%. Vero e che dal 14 febbraio a oggi molte cose potrebbero ossero cambiate: i su c giii sono normali, sottolinea Salamon, presentando solo ora sondaggi inoditi (fotti dalla Doxa ogni mese) che dimostrano come i soddisfatti da Berlusconi premier siano passati dal 37% del settembre '94 al 29% di fine febbraio, mentre gli insoddisfatti sono salili dal 36% al 45%. E il nuovo inquilino di palazzo Chigi? Anche su di lui la Doxa ha dati nuovi da presentare: il 60%, annuncia ora Salamon, aveva fiducia in Dini all'inizio di febbraio. Tre settimane dopo il tonfo al 49% dovuto all'effetto manovra, ai tagli, alle tasse annunciate. La conferma nel sondaggino rapido di tre giorni fa («Lei spera che il governo Dini duri a lungo o cambi presto?») con il 50% che spera nel cambiamento veloce, il 37% nella durata e il 13% che non dice. Scienza strana, il sondaggio. «In questi lavori c'è una quota di scientificità e una di artigianato», riassume Salamon prendendo le distanze dai metodi e dai risultati di tanti guru. Chiede: «Come si fa a dire in tv con tanta leggerezza che il tal partito in una settimana ha aumentato i consensi dello 0,3%?». E insiste che anche i giornali, con l'ansia di far titolo su tutto, «hanno la loro parte di colpa nel malcostume». Sarà. Ma allora perché mai la Doxa ha deciso di scendere in campo? Touchò: «Ci e sembrato opportuno tastare l'umore del momento», abbozza Salamon. Come dire, giusta o sbagliata che sia, la moda dei sondaggi impone le sue leggi: o partecipi al gioco o sei fuori. Pronti, allora, a prender nota dell'ultimo dato choc: il livello di credibilità di 12 uomini politici, il gotha della politica. La classifica Doxa? Eccola: Dini in testa con un coofficiente di fiducia del 4,6, Fini secondo col 4,5, terzo Prodi (4,1), quarto Scognamiglio (3,9), quinto Berlusconi (3,6), sesto D'Àlema (3,5) pari merito con Maroni, settimi Segni e Pivetti (2,9), ottavo Pannella (2,7), nono Buttiglione (2,4). Ultimo Bossi con il 2,1. E attenzione, viene spiegato, confrontando la graduatoria Doxa di oggi con quella di un anno fa si vede bene il calo netto di fiducia dei leghisti, la discesa di Berlusconi (dal gradimento 4,3 di febbraio '94 al 3,6 di oggi), l'arretramento di Buttiglione (dal 3 al 2,4), l'aumento di D'Aloma (da 2,7 a 3,5), la crescita forte di Fini (da 3,2 a 4,5). E anche qui annotazione di metodo di Salamon: «Le rilevazioni frequenti consentono di rilevare la tendenza in atto». Archiviata la novità «politica», riccco la Doxa più tradizionale: quella delle analisi sui fenomeni e delle ricerche sui comportamenti della pubblica opinione. Una valanga di dati anche qui, aggiornati anno per anno, praticamente un barometro della pubblica opinione italica: cosa pensa delle istituzioni, dei servizi pubblici, dei problemi più urgenti da affrontare, cosa si aspetta per il futuro? I problemi da risolvere, innanzi tutto: in testa la disoccupazione (per il 47%) poi la crisi economica (17%) e new entry (col 13%) le pensioni. In calo la paura della corruzione: un anno fa era un problema per il 15%, oggi solo per il 2%. Che sia finito l'effetto Mani pulito? La Doxa non dice ma registra: nel '93, in piena inchiesta, il 68% si era detto sicuro che nei prossimi 5 anni le cose sarebbero andate meglio, oggi la percentuale è al 54%. Poi ceco il barometro sul grado di fiducia nelle istituzioni: alto per forze armato (65%) e magistratura (59%), basso, bassissimo per pubblica amministrazione (32%), sindacati (38%), giornali (37%) e Parlamento (38%). Clamoroso il crollo di fiducia nella Guardia di Finanza dopo il coinvolgimento nell'inchiesta Mani pulite: il 55% ritiene frequenti nelle Fiamme gialle i casi di corruzione. E' in calo anche la fiducia verso la polizia con il 34% che considera il corpo contaminato dalla corruzione. Mentre i carabinieri restano nel cuore dogli italiani, arma fedele per eccellenza. Sul funzionamento dei servizi, buona la considerazione di telefoni ed energia elettrica, migliore quella della ferrovie e della poste, disastrosa l'immagine del servizio sanitario. Morale del «barometro» Italia? Nell'ultima rilevazione Doxa: il 42% degli intervistati (il doppio dei pessimisti) si è detto certo che tra 5 anni, nel Duemila, la propria vita migliorerà. Scusate se e poco. Armando Zeni

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