Il palazzo degli sprechi

Il palazzo degli sprechi La Provincia non utilizza i locali di corso Lanza 75 e il degrado avanza Il palazzo degli sprechi Cade a pezzi l'ex clinica Sanatrix Nel 1958, una lapide posta nel primo padiglione dell'Istituto per l'infanzia dall'allora presidente della Provincia, Giuseppe Grosso, esaltava i «valori umani e sociali dell'assistenza ai minori». Quella lastra di marmo è forse l'unica cosa ben conservata del vecchio complesso di corso Lanza 75, una volta lussuosa Clinica Sanatrix dove venivano partoriti i ricchi, poi rifugio per i figli abbandonati e per le ragazze-madri e, da ultimo, raccolta di vari servizi pubblici: dal tatuaggio dei cani al consultorio familiare, dall'Usi Vili alla neuropsichiatria infantile, dalla comunità per handicappati a quella per madri nubili e bimbi soli. Di certo lo stato in cui si trovano i locali denota una scarsa considerazione per il patrimonio immobiliare pubblico, sia da parte della proprietaria, la Provincia, sia da chi ne occupa una parte, Comune e Usi. Domina il lassismo: ovunque muri scrostati, serramenti che da lustri non vedono pennello e vernice, pavimenti rabberciati alla meglio, cornicioni che si sbriciolano, imbibiti dall'acqua che cola dai tetti, sotterranei che spesso vengono allagati, indicazioni approssimative. Fra il primo e il secondo padiglione corre una tettoia di plastica, mai sostituita, che porta le ferite delle grandinate degli ultimi anni. La ruggine fa da pa¬ drona su ringhiere e infissi di ferro, la sporcizia e l'abbandono regnano ovunque nelle parti non utilizzate, praticamente un terzo degli oltre 7 mila metri quadrati degli edifici. Un discorso a parte meritano ascensori e montacarichi, alcuni risalenti ancora alla clinica Sanatrix: vecchi, abbandonati, un paio evitati accuratamente dal personale che lavora in corso Lanza. Anche la migliore volontà dell'unico addetto alla manutenzione spicciola non riesce a far miracoli. In molti uffici della Provincia, al secondo piano del primo padiglione, mancano perfino le sedie, mentre i locali delle assistenti sociali sembrano più celle che stanze. A fronte di questa «mancanza di tutto», come dice una delle impiegate, nel terzo padiglione da quattro anni giacciono inutilizzati locali, suppellettili e telefoni dell'«Osservatorio dell'assistenza», organismo fantasma nato per recuperare un voto (quello del pensionato Piccolo) alla giunta Ricca, mai entrato in funzione, indicato fino a pochi mesi fa da lussuosi quanto inutili cartelli. Moderne poltrone da ufficio, scrivanie, seggiole ergonomiche, mobili metallici sono lì, in attesa di personale che non c'è mai stato. L'ex «Nido» è diventato un magazzino di oggetti fuori uso: una lavatrice, un frigorifero, giocattoli rotti, scatole di cartone, tutto coperto da un dito di polvere. La mensa, costruita con una spesa di oltre mezzo miliardo, è chiusa perché ci si è accorti, dopo, che non aveva abbastanza ospiti per giustificarla. Il «Centro informazione disabili», resta un cartello su una parete, un'idea non attuata. Per mancanza di fondi, dicono. Ma qualcuno ricorda che due settimane fa per uno «studio sul cervo nell'ambiente alpino», la giunta provinciale ha stanziato 80 milioni. Che i cervi alpini siano più importanti dei disabili? Gianni Bisio Doveva ospitare T «Osservatorio dell'assistenza» Ci sono i mobili non gli impiegati Incuria e abbandono nei locali dell'ex Istituto provinciale dell'infanzia di corso Giovanni Lanza 75

Persone citate: Gianni Bisio, Giuseppe Grosso